
"Chiunque ha il diritto alla libertà d'opinione e d'espressione; il che implica il diritto di non essere turbato a causa delle sue opinioni e quello di cercare, ricevere e diffondere, senza considerazione di frontiere, le informazioni e le idee attraverso qualunque mezzo di comunicazione".
The Freedom of Speech (libertà di parola) è garantita negli Stati Uniti dal First Amendment della Costituzione. E' uno di quei diritti "integrali" ed inviolabili che fanno sì che gli Usa siano universalmente riconosciuti come la più grande democrazia del pianeta.
Martedì 17 settembre succede che, nel corso di un dibattito organizzato alla Florida University il cui ospite d'onore è il senatore Kerry (l'ultimo sfidante democratico al repubblicano Bush nelle ultime elezioni presidenziali) uno studente 21enne, Andrew Meyer, prenda il microfono e sfori il tempo contingentatissimo che ha a disposizione per rivolgere la propria domanda al senatore. Di più, osa rivolgere a Mr. Kerry delle domade scomode: "Perché non ha contestato il risultato delle ultime elezioni presidenziali?" e "E' vero, Senator Kerry, che nel corso della sua carriera universitaria ha fatto parte dell'assoziazione 'Skull & Bones' (associazione di cui ha fatto parte anche Bush e su cui si sprecano le leggende)?"
Intervengono alcuni agenti che cercano di trascinare lo studente fuori dall'aula. Lui fa resistenza: "Non ho fatto, nulla - urla - non ho fatto nulla". Quand'è troppo è troppo: la polizia spinge il ragazzo ventre a terra e con un
taser
gli danno una bella scossa. Il ragazzo urla. Stordito viene rimesso in piedi e portato via. Sarà arrestato (e rilasciato in serata) per disturbo della quiete e resistenza.Giornali e telegiornali italiani non ne parlano, ma nella più grande democrazia del mondo - quella, per inciso, che si può permettere anche di esportarla - succede anche questo.
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