mercoledì 30 luglio 2008

Odio gli indifferenti

Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L'indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.
L'indifferenza è il peso morto della storia. L'indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. E' la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l'intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l'assenteismo e l'indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un'eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch'io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?
Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto ad ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.
Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l'attività della città futura che la mia parte sta già costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c'é in essa nessuno che stia dalla alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Peciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.


Antonio Gramsci, 11 febbraio 1917

martedì 29 luglio 2008

Sulla pelle dei precari

Governo e maggioranza completamente incartati sulla norma contro i precari e scontro al fulmicotone tra Confindustria, vera e propria ispiratrice del blitz parlamentare, e la Cgil, che si dice pronta a portare l'intera vicenda davanti ai giudici. Intanto, il Pd annuncia che presenterà alcuni emendamenti, uno sopressivo e un altro che consenta di arrivare a una terza lettura.
Sembrava una manovra piatta e noiosa, a parte tutto il capitolo sui tagli ai ministeri, i cui dipendenti continuano in questi giorni nella loro protesta, e invece il pasticcio parlamentare che di fatto impedirà i ricorsi per la stabilizzazione dei lavoratori atipici solleva un pandemonio.
«Confindustria condivide scelte non previste dal protocollo», è l'accusa lanciata ieri dalla Cgil.
Per il Pd scatta, intanto, al Parlamento l'ordine di mobilitazione generale. «Questa norma va ritirata», dice il leade Walter Veltroni. «È da vagliare costituzionalmente, ma sicuramente politicamente e socialmente è inaccettabile e la contrasteremo con tutta la nostra forza al Senato», aggiunge nel corso di una conferenza stampa appositamente convocata.
Il ministro Sacconi non sa più che pesci prendere e parla di «norma transitoria» che, secondo lui, riguarda una «platea limitata» di destinatari. L'emendamento introdotto dalla commissione Bilancio della Camera e riprodotto con una correzione ininfluente dal maxiemendamento del Governo «deve comunque essere letto nella sua effettiva portata di norma transitoria esclusivamente riferita ai giudizi in corso alla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto». Pronta la reazione da parte dell'opposizione in Parlamento. «Non si capisce perchè si debba rinviare ai prossimi mesi. Se il governo ritiene giusto apportare correttivi, lo faccia subito», dice Pierpaolo Baretta, cpogruppo Pd in commissione Bilancio.
Ma per il provvedimento del governo si profila, oltre al profilo di incostituzionalità, e di netta contrarietà all'accordo siglato un anno fa tra le parti sociali, anche quello di violazione delle norme Ue.
A parlarne esplicitamente è l'avvocato Domenico D'Amati, impegnato da anni nella difesa dei diritti dei lavoratori precari, in un appello al presidente della Repubblica. A giudizio del legale «non risulta che sia stata posta la questione della compatibilità delle previste modifiche con la direttiva del Consiglio dell'Ue n. 70 del 28 giugno 1999 che esclude la possibilità di peggioramenti delle condizioni dei lavoratori precari ed anzi afferma il principio della normalità della durata a tempo indeterminato del rapporto di lavoro, una direttiva peraltro richiamata dalla Corte costituzionale in una sentenza del febbraio del 2000».
Il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani parla esplicitamente di uno strano palleggiamento . «Tra la maggioranza e il Governo è in corso evidentemente una azione di lobby, che però è il segno di una riduzione dei diritti delle persone. Si rimbalzano le responsabilità ma credo che il Governo possa chiedere di ritirare questa norma». «Il Governo non affronta di petto lo scontro con il sindacato - aggiunge il leader della Cgil - come ha fatto la scorsa volta sull'articolo 18, ma cerca di aggirare il tema. Quando si fanno tante iniziative di questo genere è più facile far cadere il palazzo dei diritti».
La Confindustria con una lunga nota respinge le accuse di star fuori dal segno dell'accordo sul Welfare ed eprime un giudizio positivo sul passaggio in Parlamento.
La norma secondo gli imprenditori non solo è coerente con la direttiva europea alla base della nuova disciplina sul contratto a termine ma non viola il Welfare. Le tutele contro i casi di abuso del contratto a termine «sono rimaste immutate», sostiene. Pertanto, rileva, «nel caso in cui si superi il limite massimo dei 36 mesi, tra proroghe e rinnovi, la sanzione rimane quella della conversione del rapporto a tempo indeterminato. La stessa cosa accade laddove il rapporto si protragga oltre il termine inizialmente fissato». Dunque, sottolinea ancora Viale dell'Astronomia, «non vengono messe in discussione le tutele fondamentali contro ogni impropria reiterazione nell'utilizzo del contratto a termine». Le novità, ribadisce Confindustria, «riguardano soltanto il caso in cui la causale che giustifica l'apposizione del termine al contratto risulti impropriamente indicata. (Continua...)
Liberazione

mercoledì 23 luglio 2008

Questi razzisti

Se cacci tutti i rumeni poi con chi te la prendi? L'angoscia (e l'odio) di un uomo qualunque
Ascanio Celestini

Io odio questi razzisti che vogliono cacciare tutti i rumeni.
Mi scusi, io sono un uomo qualunque. Io sono l'uomo della strada. Io sono uno che porta a pisciare il cane e tra un bisogno e una grattata alle pulci mi faccio un'idea di come va il mondo. Io dico quello che penso, non ho peli sulla lingua. Io sono quasi come Ferrara. E voglio dire che odio questi razzisti che vogliono cacciare tutti i rumeni.
Ma se tu mi cacci i rumeni... tu che sei razzista poi con chi te la prendi? Il razzista c'ha poca fantasia, non riesce a odiare una razza inferiore se non ce l'ha davanti.
Ma lei se l'immagina il Ku Klux Klan in America se non ci stavano i negri? Cosa facevano tutti quei bravi americani incappucciati? Invece di andare a impiccare gli schiavi per le campagne se ne andavano a giocare a calcetto? Ha mai provato a giocare a pallone col cappuccio in testa e i buchetti per gli occhi? Il razzista non riesce a odiare una razza inferiore se non ce l'ha davanti.
Per questo esiste l'immigrazione. Non puoi fare seriamente il razzista se odi gli aborigeni australiani e tu sei ciociaro. Allora il mercato mondiale coi flussi migratori manda anche a te che stai a Strangolagalli in provincia di Frosinone un negretto da odiare nel cortile di casa.
Se i negri, gli albanesi, i rumeni, le mignotte russe se ne tornano a casa noi che facciamo? Andiamo tutti in Romagna a odiare i tedeschi che vanno in vacanza a Riccione?
Mi scusi, io sono un uomo qualunque. Io sono l'uomo della strada. Io sono uno che porta a pisciare il cane e tra un bisogno e una grattata alle pulci mi faccio un'idea di come va il mondo. Io dico quello che penso, non ho peli sulla lingua. Io sono quasi come Ferrara.
E ribadisco che odio questi razzisti che vogliono cacciare tutti i rumeni.
Secondo me i politici non sono abbastanza razzisti. Ci vorrebbero persone nuove al governo. Per esempio gli imprenditori. I palazzinari che tengono i muratori rumeni per 20 ore al giorno in cantiere e gli fanno fare la fame. Quelli che si prendono la serva, gli danno due lire e manco la mettono in regola.
E se tu sei un rumeno, vuoi farti sfruttare, ma non c'hai i soldi per il treno... ci sono gli schiavisti che vengono a schiavizzarti direttamente a domicilio.
Sono più di 10mila le aziende italiane da quelle parti. L'Italia è il partner n° 1 della Romania. Significa che la Romania è una colonia italiana. E poi le dico un segreto: che se è scientificamente provato che il rumeno è una razza inferiore... in Romania... è pieno così di rumeni!
Altro che Ku Klux Klan. Se l'immagina che figata se gli incappucciati se ne andavano direttamente in Congo a sparare ai negri? Fare i razzisti direttamente in loco è come andare a pesca all'acquario di Genova. Per fortuna che qui in Italia ce ne abbiamo 1 milione di rumeni. Per me che non mi posso permettere di andare a Bucarest... mi basta portare fuori il cane per guardarmi le mignotte slave lungo la strada. Scendo col cane e mi accodo alla ronda del mio condominio. Andiamo a bruciare qualche baracca. Tanto il clandestino non ti denuncia. Se va dai carabinieri quelli lo rimandano in Transilvania dal conte Dracula.
Per questo io odio questi politici razzisti che vogliono cacciare tutti i rumeni. Se mi sbaraccano il campo nomadi io nel parco ci vengo solo per far pisciare il cane. Mi viene la malinconia, mi sento un pensionato.
Ribadisco che i politici non sono abbastanza razzisti. Dovrebbero imparare dagli imprenditori. Quelli fanno il porco comodo loro e ti buttano il discorso sull'economia. Ti dicono «mica li schiavizzo... io gli do il lavoro». Uno stipendio in Romania dove non c'hanno diritti e lavorano giorno e notte sono 300 euro al mese. Qui in Italia non ci paghi manco un operatore di call center sfigato a part-time!
E magari l'imprenditore è pure convinto di fare del bene. Perché il razzista migliore è quello che è convinto di non esserlo.
Io sono un uomo qualunque, ma le voglio dire che il razzismo è come il culo. Vedi quello degli altri, ma il tuo culo non riesci a vederlo. Tu provi a guardarti il culo, ma non riesci mai a vedertelo per bene. Il mondo è pieno di culi. Sei miliardi di esseri umani, sei miliardi di culi. Sei miliardi di chiappe appaiate che si muovono davanti ai tuoi occhi. Sei miliardi meno uno. Il tuo. Il tuo non riesci a vederlo.
E il razzismo è uguale. Vedi razzismo ovunque tranne addosso a te. Glielo dicevo ieri all'inquilino del piano terra mentre picchiavamo un barbone. Lui dice che è una volgarità gratuita questa del culo. Che il paragone si può fare anche coi denti. Che vedi i denti degli altri, ma non i tuoi... eccetera... E invece si sbaglia. In quel momento infatti ho dato un calcio in bocca al barbone e gli ho staccato due denti. Gli ho detto «Vedi? Adesso questo pezzente se li può vedere i denti suoi!» Per non parlare del particolare caso della dentiera. La sera te ne vai a letto, ti togli i denti finti, li infili nel bicchiere con la pasticca effervescente che li igienizza. E puoi addormentarti felice di guardarti dentro alla bocca.
Io vorrei sfilarmi il culo come una dentiera e infilarlo dentro a un secchio. Mettermelo sul comodino a mollo nell'intimo di Karinzia. Vorrei infilarmi nel letto e addormentarmi felice guardandomi il culo.
Mi scusi la volgarità, ma io sono un uomo qualunque. Io sono l'uomo della strada. Io sono uno che porta a pisciare il cane e tra un bisogno e una grattata alle pulci si fa un'idea di come va il mondo. Io dico quello che penso, non ho peli sulla lingua. Io sono quasi come Ferrara.

martedì 22 luglio 2008

23 luglio: Assemblea della Sinistra Unita

Si avvisano le Compagne ed i Compagni della Sinistra salvese che il 23 lulgio si terrà un'assemblea aperta a tutti gli iscritti Sd e Prc. L'appuntamento è alle ore 21.00 al civico 30 di via M. di Belfiore.



Odg:

  • strategia dell'opposizione di Sinistra in CC e nella società
  • gestione ed aggiornamento Osservatoriosalve.net

L'opposizione di Sua Maestà

Dialogo. Meglio non chiedersi cosa significhi concretamente; basti solo sapere che risulta il termine più usato in questa afosa stagione della politica. Il dialogo, per principio, è un rapporto fondato su un reciproco interesse. Ora, che il governo abbia bisogno di dialogare con l’opposizione è persino ovvio. Per quanto ampio sia il margine del suo consenso, difficile che si sia disposti a proporre al Paese un piano di purghe generalizzato senza condividerne il peso con l'opposizione.

Il risultato auspicato, fin troppo facile prevederlo, è di corresponsabilizzare l’opposizione stessa nei riverberi negativi delle riforme, mentre ci si gode appieno l’aspetto utilitaristico a tutto vantaggio della ulteriore sedimentazione della propria maggioranza, che coincide con quella della propria prospettiva politica. Quello che sfugge, invece, è l’utilità del suddetto dialogo da parte dell’opposizione. Perché se si dice - e con ragione - che il governo balla sul Titanic, che le sue promesse si sono rivelate "fuffa" allo stato puro, che il paese può implodere e che il rischio di deriva autoritaria è tutt’altro che una ossessione comunarda, allora non si capisce quale interesse abbia l’opposizione a correre dietro al governo.

E invece corre, eccome se corre. A corrente alternata e da soggetti diversi, ci si propina l’annosa disputa sul coinvolgimento o meno dell’Udc di Casini nell’opposizione, come se la sua adesione (peraltro, come nello stile, promessa un giorno e negata un altro) fosse in qualche misura determinante a mettere in crisi – o anche solo in difficoltà – il governo. Né per numeri, né per contenuti, Casini è in alcun modo alternativo al cavaliere: lo è semmai nello stile di governo, ma davvero far cambiar rotta al Titanic è questione di “bon ton”?

Allora forse, anzi senza forse, l’alleanza con l’Udc ha il sapore tattico di piano di salvaguardia degli assetti di potere esistenti, messi a dura prova dal programma di governo. E anche di un sapore più forte, indigesto, della ricerca di un modello politico ed istituzionale condiviso dal sapore antico consociativo e da quello – moderno – di governance monocolore de facto. Il primo passo di questo percorso è stato già compiuto: l’espulsione coatta dalla politica del conflitto e del suo bisogno di rappresentanza. Chiaro: per procedere alle riforme istituzionali, anche a norma di art. 138 della Costituzione, è necessaria un’agenda condivisa da parte della grande maggioranza delle forze politiche; ma chi è in Italia che oggi avverte questa come la necessità irrinunciabile? In quale cucina di quale casa le famiglie dibattono sul tema?

Eppure è così. Il PD, di sconfitta in sconfitta, pare aver deciso di dedicare le sue energie a stabilire, giorno dopo giorno, su cosa e come dialogare sulle riforme istituzionali. Trattasi da un lato di schizofrenia politica, giacché si premette che la situazione è gravissima e che salari, pensioni ed occupazione, inflazione, finanza e debito sono le vere emergenze. Poi però si "riapre" per stabilire che le riforme istituzionali, soprattutto quella relativa al sistema elettorale, sono una urgenza che giustifica e, anzi, rende non solo necessario, ma persino urgente, il dialogo.

Il governo mette in mora il modello di contratto nazionale per ogni comparto, il precariato diventa l’unica forma d’impiego a tempo indeterminato e i mutui triplicati mandano sul lastrico le famiglie. Ma non basta: da un lato scheda tutto ciò che si muove e marchia le persone, rendendo liberi di muoversi solo i capitali speculativi; dall'altro propone galere ed espulsioni per gli ultimi e immunità per i primi. Taglia i fondi per l’assistenza, già ai livelli minimi in Europa; reintroduce i ticket nella sanità alla quale toglie persino ogni prospettiva di servizio pubblico; spacchetta i ministeri eliminando d’un colpo la programmazione economica e sociale nei conti pubblici; inventa fesserie sulla scuola pubblica, equivocando la formazione con la disciplina e la cultura con la bacchetta; sogna fantasie federaliste e minaccia i lavoratori nei loro diritti più elementari, mentre la situazione economica diventa d’inusitata drammaticità. Allora, dall'opposizione, che si fa? Beh, si dialoga. Su cosa? Ma è chiaro: sulle riforme, la vera urgenza ineludibile del Paese. Davvero è questa l’urgenza?

Il dubbio che viene è che il PD non si renda conto che a ballare sul Titanic c'é anche lui. Ritiratosi con gravi perdite da ogni battaglia elettorale dalla sua nascita ad oggi, quella che fu la somma di DS e Margherita con una spruzzata di giustizialismo, propone al governo un’agenda condivisa di riforme che questo governo, per forza di cose oltre che per logica e convenienza, non ha nessun interesse a mettere sul tavolo. E così, un giorno sì e uno no, il governo “apre” o “chiude” alle proposte di dialogo; quel tanto che serve a tenere l’opposizione nel regno del nulla, quel tanto che basta a vederla dividersi al suo interno tra dialoganti e urlanti, nell'agognata attesa di una proposta una per la rinascita dell'opposizione politica e sociale.

Quel che resta è lo spettacolo poco decoroso dei dirigenti del PD che rincorrono ogni alito del governo, ogni dichiarazione di ministri o capi bastone dello scombinato esercito governativo che sembrano mettere in discussione un punto e virgola di quella precedente. Introiettato nel profondo il culto della lettura tra le righe di ogni parola, scivolano e si dimenano per ogni mezza frase, in fondo convinti che saranno le contraddizioni interne al governo (parola gentile per definire gli appetiti) a determinare – se mai ci sarà – una crisi nell’Esecutivo. E così, arrampicandosi e scivolando su ogni dichiarazione, sembrano ballerini di lap dance, sprovvisti persino di musica di sottofondo. Il pubblico, più che mai pagante, chiede davvero la fine del balletto per intonare un'altra canzone.
F. Casari - Altrenotizie

lunedì 21 luglio 2008

Banana republic



"Non dobbiamo più essere schiavi di Roma. L’Inno dice che l’Italia è schiava di Roma… Toh!, dico io”.
"Dobbiamo lottare contro la canaglia centralista. Ci sono quindici milioni di uomini disposti a battersi per la loro libertà. O otterremo le riforme, oppure sarà battaglia e la conquisteremo, la nostra libertà".
"Non possiamo lasciare martoriare i nostri figli da gente (i professori ndr) che non viene dal nord. Il problema della scuola è molto sentito perché tocca tutta la famiglia"

"Bossi ha esagerato un pò", "Bossi parla al suo elettorato, ad una parte profonda del paese", "Voleva usare una metafora, è folkloristico", "E' la risposta settentrionale alla crisi economica", "Bossi ci ha abituati ad un linguaggio un po' colorito ma il suo obiettivo politico è il federalismo".

Scegliete dalle frasi precedenti quella che sarà utilizzata per giustificare le pesanti ed intollerabili parole pronunciate dal leader leghista e Ministro italiano delle Riforme, Umberto Bossi, parlandoa Padova ai delegati della Liga Veneta-Lega nord.

giovedì 17 luglio 2008

Non basta.

PARIGI - Non basta. Non basta lo scudo penale per le quattro più alte cariche dello stato. Non basta la norma "blocca processi" diventata "slitta processi". Per il premier "c'è la necessita ab imis di una riforma del sistema giudiziario italiano". Berlusconi parla con i cronisti a Parigi al termine del vertice Euromed. Anche con la separazione delle carriere? "Io credo - risponde il premier - che si debba fare di più". Quanto di più? "Molto di più..." aggiunge il premier. (la Repubblica, 14 luglio)

Cosa avrà in mente quando parla di riforma radicale?
Di magistrati assunti con contratto co.co.co?
Di giudici che si dovranno sottoporre al televoto, come al Grande Fratello?
Del voto del pubblico di "Ok la condanna è giusta" dopo una sentenza?
Del ripristino dell'immunità parlamentare con la licenza di uccidere?
Immagino già il discorso davanti alle telecamere riunite, a reti unificate: "La politica spezzerà le catene che la magistratura le ha imposto... Spezzeremo le reni ai giudici... il politico traccia il solco ma è la mazzetta che lo difende".


Dal Piano di "Rinascita democratica" della loggia massonica Propaganda 2 di Licio Gelli:
"[...]Per la Magistratura è da rilevare che esiste già una forza interna (la corrente di magistratura indipendente della Ass.Naz.Mag.) che raggruppa oltre il 40% dei magistrati italiani su posizioni moderate. E' sufficiente stabilire un raccordo sul piano morale e programmatico ed elaborare una intesa diretta a concreti aiuti materiali per poter contare su un prezioso strumento, già operativonell'interno del corpo anche ai fini di taluni rapidi aggiustamenti legislativi che riconducano la giustizia alla sua tradizionale funzione di elemento di equilibrio della società e non già di evasione.
Qualora invece le circostanze permettessero di contare sull'ascesa al Governo di un uomo politico (o di una équipe) già in sintonia con lo spirito del club e con le sue idee di "ripresa democratica" è chiaro che i tempi dei procedimenti riceverebbero una forte accelerazione anche per la possibilità di attuare subito il programma di emergenza e quello a breve termine in modo contestuale all'attuazione dei procedimenti sopra descritti.[...]"

mercoledì 16 luglio 2008

Il colpo di spugna

E’ arrivato dopo 7 anni il verdetto del tribunale riguardante le gravissime violenze compiute dalle forze dell’ordine nella caserma di Bolzaneto, adibita ad una sorta di carcere provvisorio durante il G8 del 2001 a Genova e si tratta senza dubbio di una vergogna che andrà a sommarsi alle tante vergogne affastellate una sull’altra a comporre una delle pagine più buie della storia recente del nostro Paese.

Una pagina che racconta l’infernale calvario di centinaia di giovani inermi picchiati, insultati, umiliati, costretti ad inginocchiarsi nell’urina dei cessi, fatti abbaiare come cani, rapati e sottoposti ad ogni genere di sevizia fisica e morale da parte di aguzzini che vestivano una divisa e avrebbero dovuto essere al servizio di uno Stato democratico.

La sentenza arrivata dopo 11 ore di camera di consiglio ha accolto solo in minima parte le richieste dell’accusa, condannando solamente 15 dei 45 imputati a 24 anni di carcere contro gli oltre 76 chiesti dai magistrati Patrizia Petruzziello e Vittorio Ranieri Miniati, senza oltretutto contestare il reato di tortura da momento che non esiste nel nostro ordinamento giuridico in spregio perfino alla convenzione ONU in materia di diritti dell’uomo. Grazie alla prescrizione e all’indulto nessuno dei condannati naturalmente andrà in galera e “l’incidente” si chiuderà con un risarcimento economico di circa 70.000 euro ad ognuna delle 209 vittime accertate.

L’esito del processo, per molti versi scontato, non stupisce più di tanto in un Paese come l’Italia dove chi si trova dalla “parte giusta” gode da sempre della libertà di delinquere, a partire dalle più alte cariche dello Stato la cui immunità risulta perfino garantita per legge.

Giovedì prossimo sono attese le richieste di condanna dei pm al processo per la sanguinosa irruzione della polizia nella scuola Diaz, definita un’operazione di “macelleria messicana” perfino dall’allora vicequestore Fournier, ma con tutta probabilità anche quella triste vicenda, facente parte della stessa pagina buia andrà incontro ad un epilogo non molto differente da quello di Bolzaneto e ci ritroveremo a scrivere un nuovo capitolo di vergogna, destinato a scolorare nel tempo ammonticchiato sopra a tutti gli altri.
Canisciolti.info


Sullo stesso argomento segnaliamo anche:

venerdì 4 luglio 2008

Nuovo indirizzo web per la Sinistra salvese

Sinistra democratica e Rifondazione comunista di Salve sperano e credono di anticipare quello che sarà il percorso politico di unificazione delle Sinistre a livello nazionale. Per questo hanno deciso di lavorare insieme a Salve e per Salve dietro il simbolo comune del "Cantiere salvese per la Sinistra unita e plurale".
In seguito a questa decisione, il blog della Sinistra democratica di Salve cessa di essere attivo e cede il passo al nuovo blog comune Sinistra unita - Salve (url: sinistraunitasalve.blogspot.com).
Il nuovo blog sarà un aggregatore di notizie: cercherà di scovare e pubblicare quotidianamente tutte quelle notizie che i media tradizionali trascurano o edulcorano. Questo sforzo punta a minare quella tendenza ormai poco celata di instaurazione del pensiero unico e di rimozione della coscienza critica del cittadino attuata tramite la manipolazione scientifica dell'informazione. Chiamatela, se volete, controinformazione.
Il blog ci consentirà, inoltre, di tenere costantemente informati compagn* e concittadin* sulle attività e le iniziative comuni del Cantiere.
A rileggerci presto, dunque.

martedì 1 luglio 2008

Assemblea nazionale di Sinistra democratica

Si è celebrata a Chianciano nelle giornate del 27, 28 e 29 giugno la prima Assemblea nazionale di Sinistra democratica.
Nel corso dell'Assemblea il movimento sono stati approvati, fra gli altri, il documento politico e lo Statuto del movimento.

Sul portale nazionale www.sinistra-democratica.it sono disponibiligli atti del congresso e i documenti audio-video dei/delle Compagn*.

Segnaliamo di seguito, l'intervento del Compagno Fabio Mussi e del coordinatore nazionale Claudio Fava.


Seguito dell'intervento di F. Mussi.


Seguito dell'intervento di C. Fava.