venerdì 31 ottobre 2008

1° novembre, Salve. Raccolta firme per il Referendum di abrogazione del lodo Alfano

Sabato, 1° novembre la Sinistra salvese organizza un banchetto per la raccolta di firme per il Referendum di abrogazione del lodo Alfano. Il banchetto sarà allestito dalle ore 10.00 alle ore 20.00 in piazza Concordia

giovedì 30 ottobre 2008

Cicchitto o... il bue che da del cornuto all'asino

''La scelta di Veltroni e del Pd di indire un referendum contro la riforma della scuola del ministro Gelmini ha implicazioni anche istituzionali molto gravi: essa insegue una deriva plebiscitaria ed esprime il massimo della sottovalutazione della dialettica parlamentare''. Lo dichiara in una nota Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera.

''Procedendo di questo passo - afferma Cicchitto - i risultati raggiunti in Parlamento non verrebbero riconosciuti e sarebbero rimessi in questione con questo diretto ricorso al popolo. E' evidente che questa iniziativa veltroniana si innesta su un filone populista-plebiscitario, finora impropriamente messo in conto a Forza Italia. Mai Forza Italia ha pensato di smontare il Parlamento a colpi di referendum. In effetti Veltroni è un cattivo imitatore di Di Pietro e di Pannella'.

canisciolti.info

31 ottobre, Salve. Proiezione del film "Non ci resta che piangere"

mercoledì 29 ottobre 2008

Il racconto dell’aggressione fascista a Roma

Dopo le (profetiche?) parole di Cossiga... dopo piazza Fontana ed il G8 di Genova ... c'è da fidarsi?
Si può avere qualche legittimo sospetto?
Chi ci assicura che quel che ci raccontano è vero?

Roma - [...] A pochi metri, in Piazza Navona, nel frattempo si è piazzato un camioncino bianco di Blocco Studentesco, la destra. Sono connotati, questo non piace alla piazza che da giorni grida "Né di destra né di sinistra". E poi diffondono le canzoni di Rino Gaetano e questo piace ancora meno perché quella non è roba loro e si capisce che vogliono metterci il cappello. Anzi, i caschi da moto: è con quelli che cominciano a picchiare, una carica in piena regola, caschi e cinture. "Sfondano" la folla, creano un vuoto al centro, accerchiano a gruppi di dieci e giù botte.

Il fuggi fuggi è generale, è pieno di ragazzini terrorizzati, qualcuno grida al telefonino "non venire, ci stanno caricando", a uno gli rompono la testa e se lo porta via l'ambulanza. Un'altra è piccola piccola, si chiama Alexandra, una sua amica la abbraccia, piange e si tiene pure lei la testa, l'hanno picchiata con un casco, prova a raccontarlo poi piange di più, dice "scusa ma mi devo sedere". In piazza sono confusi, in tanti se ne vanno, i negozi chiudono, i turisti non si rendono conto e restano ai tavolini dei bar.

Attraversi un vicolo, riecco il Senato. I poliziotti ora hanno caschi scudi e manganelli. I dirigenti organizzano il blocco, voi qua e voi là. Sono pronti ma non intervengono, mentre in piazza il Blocco Studentesco carica e picchia. Quelli dello zoccolo duro della protesta pacifica, ancora pressati contro le transenne di fronte a Palazzo Madama, cercano di ricomporre la piazza che si sbrindella, "tornate qui, facciamogli vedere quanti siamo - gridano al megafono - non rispondete alle provocazioni fasciste". Nella fascia ovattata, l'Idv Stefano Pedica e Vincenzo Vita, "qui oggi succede un casino" dice il senatore Pd.

Poi, le urla. In piazza esplode il caos, lo scontro è violento. Hanno i bomber e le teste rasate e in mano robuste spranghe avvolte nel tricolore, soprattutto hanno più di trent'anni, se davvero sono studenti sono molto fuori corso. Parte la risposta, volano le sedie del "Bar gelateria Navona", volano i tavolini e le bottiglie e i piatti. Un'edicola ci rimette un paio di vetrine, il negozio di giocattoli "Al Sogno" ci rimette un grosso Pinocchio di legno, qualcuno se lo prende e lo usa come mazza. Ora la polizia interviene. Il dirigente che dà l'ok dice "occhio ai ragazzini, che quelli non c'entrano niente", lo sanno chi è che c'entra.

Picchiano coi manganelli sugli scudi poi sulle schiene. Ne tirano via uno, lo mettono in ginocchio per terra, scattano le manette. Di quelli con i bomber e le teste rasate ne fermano una decina o più, li sdraiano per terra, poi un cellulare se li porta via mentre altri in divisa o in borghese raccattano da terra cinture, mazze, spranghe. La piazza è un campo di battaglia, gli studenti si cercano. "Sono arrivati i fascisti e se la sono presa con ragazzini inermi che stavano qui a manifestare - dice Stefano, 23 anni, dell'Unione degli studenti - erano adulti e preparati, stavano in ogni angolo della piazza. Qualcuno ha risposto ma dev'essere chiaro che a cominciare sono stati loro, non gli studenti".

Rimettono insieme i pezzi. Si va verso largo di Torre Argentina, ci si unisce agli universitari della Sapienza. "No, torniamo a scuola", perché si sparge la voce che Blocco Studentesco stia organizzando raid istituto per istituto. Intanto a largo Argentina gli universitari sfilano compatti e pacifici, ringraziano "i ragazzi che a piazza Navona hanno garantito il diritto a manifestare e hanno riaperto il processo democratico".

Ma intanto la preoccupazione per la manifestazione di domani è concreta. "Ha già aderito Lotta Studentesca (il movimento di Forza Nuova, ndr) e quindi non sappiamo come fare, ora vedremo" dice Lorenzo F., 24 anni. "Noi non abbiamo paura, oggi decideremo in assemblea, ma quello che è successo non fa bene al Movimento". Non c'è dubbio, e sono in molti a saperlo bene.
l'articolo è tratto da repubblica.it

31 ottobre, Lecce. Tagliare Scuola e Università... Tagliare una Generazione

martedì 28 ottobre 2008

Affogare nella merda

QUESTO CONTRIBUTO E’ SCRITTO CON LINGUAGGIO OFFENSIVO E VIOLENTO. SE NON LO TOLLERI, NON CONTINUARE E CLICCA QUI. SE CONTINUI LO FAI PER TUA SCELTA E QUINDI, DOPO, NON ROMPERE CHE QUA GIA’ MI GIRANO.

Caro Evasore,
ogni anno, con certosina precisione, esce l’articoletto di giornale che, gentilmente, ci ricorda con quale pertinacia ed abnegazione qualcuno ci ficchi un grosso cazzo in culo. Non che questo sia necessariamente un male, per carità. Se a uno piace ed è d’accordo, può essere un modo grazioso per conoscersi e va rispettato in quanto appartenente alla sfera privata, ma se uno preferisce di no, allora andrebbe parimenti rispettato.

Io, preferirei di no.

Come ogni anno leggo le tue malefatte e mi viene il sangue agli occhi. Te le inventi proprio tutte caro evasore: ristoranti senza cucina o tavolini, farmacie senza scaffali, lavanderie senza lavatrici, tecnici installatori senza pinze e cacciaviti, laboratori di analisi senza strumenti, tassisti senza taxi e terreni che passano da padri a figli e da figli a padri come palline di ping pong.

Chi sei Evasore? Sei forse quello che ieri mattina all’ospedale faceva le voci perché c’era troppa fila e un solo medico, poi quando si è trattato di pagare il ticket ha tirato fuori l’esenzione ed è andato via in BMW? Sei quello che quando compri una cosa da venti euro fa lo scontrino da 0,20 e se qualcuno lo fa notare fa finta di essere scimunito e di non saper usare la cassa? Sei quel cazzo di medico che fa tutto il professionista e poi quando si tratta di fare la ricevuta aggiunge trenta euro alla parcella che verrebbe voglia di tirar fuori la tessera della tributaria e ficcargliela in bocca perché uno dal medico non ci va per divertirsi? Sei quello che gira con la targa prova sulla stessa macchina da 10 anni e che cazzo se ancora non l’hai provata fatti visitare? Sei quello che ha il fabbrichino o l’aziendino che fa firmare i dipendenti per 1200 e poi, in contanti, tira fuori 400? Sei quello che dichiara 10.000 euro all’anno se no ti beccano e quando devi versare i mille euro di tasse ti brucia il mazzo e fai vedere la ricevuta agli amici?

Ebbene, chiunque tu sia caro Evasore, vorrei dirti una cosa che mi viene dal cuore. Fa pure rima.

Tu, ogni sera, devi inginocchiarti e pregare la Madonna, Visnù, Maometto, Geova o chi capocchia vuoi che io non prenda mai il potere in questo paese perché io ti odio, ti odio, ti odio, ti odio.
Se fosse per me non ti manderei subito in galera, no. Ti sguarrerei il mazzo, ma non poco. Assai.
Farei una legge per fare in modo che se ti beccano la prima volta, paghi la multa, la seconda vai in galera con qualche marocchino in arretrato così scopri quello che si prova e poi la terza ti obbligherei a tagliarti una parte di corpo in proporzione a quello che hai evaso, stile Seven.

Ti odio Evasore e non credo nemmeno alla solita strunzata dei casi isolati, perché quanti cacchio di casi isolati ci vogliono per fare duecentoottanta miliardi di evasione? Non prendiamoci per fessi e affanculo il politically correct. Siete milioni e milioni. Vi vedo ogni giorno girare con quelle facce da ladri a usare le mie strade, le mie scuole, i miei ospedali senza cacciare una cazzo di lira, una.
Vi odio a morte, vi odio, vi odio. Perché siete voi che con la scusa di non far sprecare allo stato i vostri soldi fate chiudere le scuole, degenerare gli ospedali, distruggere le infrastrutture pubbliche. Già, lo stato non deve sprecare i vostri soldi, ma i miei sì però.

Io vi lancio una maledizione. Che siate maledetti. Che ogni centesimo che sottraete al paese dei nostri figli vi venga reso 10 volte in medicine, ricoveri d’urgenza, spese per onoranze funebri, morte, disgrazia, apocalisse!

Già. Mo voi leggete e vi fate una risata perché sapete bene che io non prenderò mai il potere, la mia maledizione del cazzo non serve a niente e di voi la finanza non sa nemmeno il codice fiscale. Già.
E’ vero.

Allora voglio dirvi una cosa. Seria stavolta.
Un paese è come una vasca di pesci e noi siamo i pesci. Se uno lo sporca comportandosi una merda, finirà con bere la merda che lui stesso ha prodotto.
Continuate così e fra qualche anno vi ritroverete a crepare in qualche pronto soccorso sgarrupato dove non hanno potuto comprare i macchinari per rianimarvi ( e vafanculo, chi se ne fotte).
Continuate così e il vostro figliolo dovrà rimanere chiuso nella villa blindata che gli avete costruito perché appena esce per strada qualcuno gli ficca un coltello in gola.
Continuate così e contribuirete a creare un deserto e lo chiamerete ricchezza.

Nel frattempo incrociate le dita, perché se mi esce il sei e divento il capo di questo paese, vi vengo a prendere alle quattro di mattina, uno per uno. E non porto cornetto e cappuccino. State tranquilli merde. Non lo porto.

Ah, se venite a commentare, quanto è vero che oggi è martedì, prendo gli IP e li passo a chi dico io che mi vuole bene e un giro di controllo sul suo terminale non me l’ha mai negato.
Se volevate avere la democrazia e il diritto di parlare dovevate pagare le tasse. Qui questo diritto non ve lo siete guadagnato merde. Quindi leggete e statevi zitti merde.

tratto da mentecritica.it

lunedì 27 ottobre 2008

Reportage fotografico sul degrado del territorio dalla "Grotta delle Fate" alla "Masseria don Cesare"

Quant'è bella Salve, l'entroterra, la sua costa ed il mare.
E allora? Allora. Turismo; turismo volano dello sviluppo.
Un parco qua, un parco là.

E servizi*!

Destagionalizzazione, incentivazione, pubblicità...

Recupero delle tradizioni, rispetto per luoghi ed ambiente.

L'ambiente. Sì, l'ambiente.

Una casa qua, una là. Ben si conciliano con il territorio e l'ambiente è rispettato. E se così non fosse, un fuoco qua, uno là.

Di case due a te, una a me...

Edilizia volano dello sviluppo (?). Cemento, cemento... cemento dappertutto. E ferro, calce, tufo, tubi, cavi, chiodi, piezzi, mattuni, chianche, coppi e petre... Qui ed ora.

Meglio la gallina oggi che l'uovo domani no?

E così, se oggi un turista “destagionalizzato” arriva nel nostro feudo (il termine non è lì per caso), grazie anche ad un'ottobrata come non se ne vedevano da anni (che pure però qualche preoccupazione e dubbi suscita), può godere del mare, della spiaggia, non deve pretendere molto dal comparto “servizi” magari...

Ma soprattutto non deve scandalizzarsi se, passeggiando fra le stradine di uno degli angoli più suggestivi del nostro territorio, lo spettacolo cui assiste è quello che segue.

In fondo, davanti a tanto edificare... da qualche parte, un po' di materiale di risulta lo si deve pur sistemare.

Perché il problema fondamentale non è lo sfregio all'ambiente, ma l'abbattimento dei costi. “Oh! Dovrò pure ammortizzarlo il costo di questa casa no!? E meno spendo, minore è il tempo necessario a recuperare l'investimento” Investimento!? Investimento, sì. Conferirlo nelle opportune discariche, quel materiale, effettivamente costa... tempo e denaro. Sopratutto denaro.

Buone vacanze a te, allora, turista destagionalizzato e, a te, caro salvese, un prospero futuro.

Proverbio della settimana: “Ognuno è libero di scegliere l'albero al quale impiccarsi”

* In economia e nel marketing, un servizio è l'equivalente non materiale della merce. La fornitura di un servizio è un'attività economica che non risulta possedibile, e questo è ciò che lo differenzia dalla fornitura di una merce fisica. Se così è: Che genere di servizio, o di servizi, offriamo noi?

pubblicato su osservatoriosalve.net

Famiglia Crist... Hm. Bolscevica

Dopo il pesante editoriale della settimana scorsa, in cui Famiglia Crist... - scusate, bolscevica - attaccava la mozione della Lega sulle "classi differenziate" di criptorazzismo, anche nel numero in edicola questa settimana il settimanale cattolico diretto da Don Antonio Sciortino torna ad attaccare il governo sulla riforma della scuola. Di seguito la notizia riportata da Rainews24:

«Il senso di responsabilità richiede la sospensione o il ritiro del decreto Gelmini. Famiglia Cristiana, nel numero in edicola questa settimana, interviene nuovamente sulla scuola: "Non chiamiamo riforma un semplice taglio di spesa" è il titolo dell'editoriale d'apertura del giornale. "Nel mirino c'è una legge approvata di corsa, in piena estate. La dicitura è roboante: 'Riforma della scuola'; più prosaicamente 'contenimento della spesa', a colpi di decreti, senza dibattito e un progetto pedagogico condiviso da alunni e docenti. Non si garantisce così il diritto allo studio: prima si decide e poi, travolti dalle proteste, s'abbozza una farsa di dialogo. Il bene della scuola (ma anche del Paese) richiede la sospensione o il ritiro del decreto Gelmini. Per senso di responsabilità" scrive il settimanale.

E continua: "Un Paese che guarda al futuro investe nella scuola e nella formazione, razionalizzando la spesa, eliminando sprechi, privilegi e 'baroni'e', nonché le 'allegre e disinvolte gestioni". Ma i tagli annunciati sono pesanti: all'università arriveranno 467 milioni di euro in meno. Nei prossimi cinque anni il Fondo di finanziamento si ridurrà del 10 per cento. Solo il 20 per cento dei professori che andranno in pensione verrà sostituito. Come dire: 'porte chiuse all'università per le nuove generazioni'.

La conclusione è amarissima: "Un Paese in crisi trova i soldi per Alitalia e banche: perché non per la scuola? Si richiedono sacrifici alle famiglie, ma costi e privilegi di onorevoli e senatori restano intatti. Quando una Finanziaria s'approva in nove minuti e mezzo; quando, furtivamente, si infilano emendamenti rilevanti tra le pieghe di decreti legge, il Parlamento si squalifica". E il futuro appare fosco: "Ci siamo appena distratti, che già un'altra norma 'razziale' impone ai medici di denunciare alla polizia gli immigrati clandestini che bussano al pronto soccorso"».

domenica 26 ottobre 2008

Intervista shockante al Presidente emerito della Repubblica Kossiga

Da "il Giorno; il Resto del Carlino, la Nazione" di giovedì 23 ottobre 2008

ROMA. Presidente Cossiga, pensa che minacciando l`uso della forza pubblica contro gli studenti Berlusconi abbia esagerato?
«Dipende, se ritiene d'essere il presidente del Consiglio di uno Stato forte, no, ha fatto benissimo.
Ma poiché l'Italia è uno Stato debole, e all'opposizione non c'è il granitico Pci ma l`evanescente Pd, temo che alle parole non seguiranno i fatti e che quindi Berlusconi farà una figuraccia».

Quali fatti dovrebbero seguire?
«Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand'ero ministro dell'Interno».

Ossia?
«In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perché pensi a cosa succederebbe se un ragazzino rimanesse ucciso o gravemente ferito...».

Gli universitari, invece?
«Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città».

Dopo di che?
«Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri».

Nel senso che...
«Nel senso che le forze dell'ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano».

Anche i docenti?
«Soprattutto i docenti».

Presidente, il suo è un paradosso, no?
«Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì. Si rende conto della gravità di quello che sta succedendo? Ci sono insegnanti che indottrinano i bambini e li portano in piazza: un atteggiamento criminale!».

E lei si rende conto di quel che direbbero in Europa dopo una cura del genere? «In Italia torna il fascismo», direbbero.
«Balle, questa è la ricetta democratica: spegnere la fiamma prima che divampi l'incendio».

Quale incendio?
«Non esagero, credo davvero che il terrorismo tornerà a insanguinare le strade di questo Paese. E non vorrei che ci si dimenticasse che le Brigate rosse non sono nate nelle fabbriche ma nelle università. E che gli slogan che usavano li avevano usati prima di loro il Movimento studentesco e la sinistra sindacale».

E' dunque possibile che la storia si ripeta?
«Non è possibile, è probabile. Per questo dico: non dimentichiamo che le Br nacquero perché il fuoco non fu spento per tempo».

Il Pd di Veltroni è dalla parte dei manifestanti?
«Mah, guardi, francamente io Veltroni che va in piazza col rischio di prendersi le botte non ce lo vedo. Lo vedo meglio in un club esclusivo di Chicago ad applaudire Obama...».

Non andrà in piazza con un bastone, certo, ma politicamente...
«Politicamente, sta facendo lo stesso errore che fece il Pci all'inizio della contestazione: fece da sponda al movimento illudendosi di controllarlo, ma quando, com'era logico, nel mirino finirono anche loro cambiarono radicalmente registro. La cosiddetta linea della fermezza applicata da Andreotti, da Zaccagnini e da me, era stato Berlinguer a volerla... Ma oggi c'è il Pd, un ectoplasma guidato da un ectoplasma. Ed è anche per questo che Berlusconi farebbe bene ad essere più prudente».

Aspettasi smentita...

"La lotta di liberazione", se non verrà raggiunto l'obiettivo del federalismo fiscale: "Questa volta andiamo a toccare con mano se si può arrivare democraticamente al cambiamento o se dobbiamo forzare la mano con la piazza", ha detto il leader della Lega Umberto Bossi ad una festa del suo partito in corso a Sotto il monte Giovanni XXIII.

"Per noi è un momento critico importante - ha aggiunto - non possiamo pensare di lasciare ai nostri figli la schiavitù che abbiamo vissuto noi. Il Nord - ha concluso - non è più quello di prima, ha coscienza dei suoi diritti e vuole che lo Stato li riconosca"

Per il ministro della Lega una riforma importante, ma che probabilmente è "meglio non fare in un momento come questo" sarebbe quella di "sostituire le graduatorie nazionali con graduatorie regionali" per il reclutamento degli insegnanti perchè, osserva, "non abbiamo più insegnanti lombardi a casa nostra". Bossi ha poi definito "un'ingiustizia" quello che considera una disparità di giudizio di valutazioni degli insegnanti tra Nord e Sud: "Si sa che chi si laurea al Sud ha voti più alti e nei concorsi vince chi ha i voti più alti. Questa è un'ingiustizia. Ed è per questo che non abbiamo più insegnanti bergamaschi a Bergamo e lombardi in Lombardia". "La scuola dimostra come siamo schiavi - ha concluso Bossi - ma non subiremo più, reagiremo a uno Stato canaglia che non sa trattare i cittadini allo stesso modo".

L'arcivescovo di Monaco di Baviera: "Nella sua analisi del capitalismo Karl Marx aveva visto giusto"

Nella sua analisi del capitalismo Karl Marx aveva visto giusto. A sostenerlo in un'intervista al settimanale 'Der Spiegel' e' un suo omonimo, l'arcivescovo di Monaco di Baviera e Freising, Reinhard Marx, 55 anni, elevato alla porpora lo scorso anno da Benedetto XVI. Il porporato manda a giorni in libreria un suo libro dal titolo "Il capitale - Una difesa dell'uomo", che contiene all'inizio una lettera indirizzata al fondatore del comunismo. Nell'intervista Reinhard Marx spiega che "bisogna prendere sul serio" il filosofo di Treviri, ed aggiunge che "e' un errore considerarlo morto, come pensano in molti. Il movimento marxista ha cause reali e pone questioni giustificate".

L'arcivescovo di Monaco dichiara che "poggiamo tutti sulle spalle di Marx, perche' aveva ragione. Nella sua analisi della situazione del XIX secolo ci sono punti inconfutabili". Alla domanda se bisogna chiedere scusa a Marx per averlo spedito nel dimenticatoio, il porporato risponde: "Gia' fatto, noi con l'etica sociale della Chiesa non abbiamo mai confuso l'opera filosofica di Marx con Stalin ed i Gulag. Non si puo' attribuire a Marx cio' che hanno fatto i suoi epigoni. Lui ha bene analizzato il carattere di merce del lavoro e previsto la mercificazione di tutti i settori della vita".

Quando gli viene chiesto se il comunismo sia definitivamente sparito dalla faccia della terra con il crollo dell'Urss, Reinhard Marx risponde: "Niente affatto, poiche' vediamo che Marx sta rivivendo adesso una rinascita (come conferma la triplicazione delle vendite in Germania del primo volume del 'Capitale', ndr). Una cosa e' chiara, con il tipo di capitalismo ereditato dalla Seconda Guerra Mondiale non andiamo lontano". Per sgombrare comunque il campo da possibili equivoci, Reinhard Marx precisa di non essere marxista, ma auspica una societa' con un'economia "basata su principi etici. Da questo punto di vista la dottrina sociale della Chiesa costituisce una critica del capitalismo. Un capitalismo senza un quadro etico e' nemico del genere umano".

canisciolti.info

sabato 25 ottobre 2008

Fermiamo la distruzione della scuola pubblica!

clicca per ingrandire e leggere il manifesto

Il manifesto che i circoli di Salve e Tricase della Sinistra democratica hanno fatto stampare ed affiggere nei rispettivi Comuni per sensibilizzare e chiamare alla mobilitazione i cittadini e le cittadine contro la contro-riforma della scuola voluta dalla triade Berlusconi-Gelmini-Tremonti

L'arte di pigliar per il ****

Berlusconi si rimangia tutto e afferma di non aver mai detto né pensato di voler mandare la polizia nelle scuole e nelle Università...



Ora è chiaro.
Tutte quelle dichiarazioni, le bufale lanciate a giornalisti chini, ed immediatamente smentite, non le dava lui.
Dev'essere un suo gemello, un sosia, un clone...

E' stato il gemello a lanciare l'idea di chiudere i mercati borsistici.
Lui ad aver affermato che non ci sarebbero stati tagli nella scuola.
Lui ad aver dichiarato che Enzo Biagi si era cacciato dalla Rai da solo.
Lui ad aver sostenuto che la crisi dei mercati finanziari non avrebbe avuto ripercussioni sull'economia reale...

All'originale, poi, tocca smentire, come al solito...

giovedì 23 ottobre 2008

In difesa della scuola pubblica... (Una profezia)

Piero Calamandrei (*)
discorso pronunciato al III Congresso in difesa della Scuola nazionale a Roma l'11 febbraio 1950

Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza.
Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura.
Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato
in scuole di partito?
Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali.
C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata.
Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci).
Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle.
Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private.
Non tutte le scuole private.
Le scuole del suo partito, di quel partito.
Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private.
Cure di denaro e di privilegi.
Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato.
E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private.
A"quelle" scuole private.
Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio.
Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata.
Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private.
Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere.
Attenzione, questa è la ricetta.
Bisogna tener d'occhio i cuochi di questa bassa cucina.
L'operazione si fa in tre modi: ve l'ho già detto: rovinare le scuole di Stato.
Lasciare che vadano in malora.
Impoverire i loro bilanci.
Ignorare i loro bisogni.
Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private.
Non controllarne la serietà.
Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare.
Lasciare che gli esami siano burlette.
Dare alle scuole private denaro pubblico.
Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico"...

(*) Piero Calamandrei (Firenze, 21 aprile 1889Firenze, 27 settembre 1956)
giornalista, giurista, deputato nell’Assemblea Costituente e docente universitario italiano.

mercoledì 22 ottobre 2008

Berlusconi: la polizia nelle Università

Berlusconi: la polizia contro le occupazioni negli atenei [Corriere]
«Avanti col decreto Gelmini. Da sinistra solo bugie e allarmismi: nessuno perderà il posto».
E sulle proteste degli studenti annuncia: «Non permetteremo violenze, convocherò Maroni»



Cortei non autorizzati, binari occupati, scontri con la polizia. Feriti e contusi. Insulti, slogan e sputi. Da un capo all'altro dell'Italia. Ma non le avevamo già viste queste scene? Non è, per caso, il remake di qualche film dell'orrore d'infimo ordine?

Lo slogan, che poi è una sorta di invito alla armi, suona più o così: «Noi il Sessantotto ce lo siamo perso, dicono che erano bei tempi e quindi lo rivogliamo».

la nuova nostalgia del casino intesa come il Sessantotto della contestazione è finalizzata solo ed esclusivamente a far casino: sfasciare, picchettare, contestare. E occupare, scritto con o senza la kappa, poco importa. Quindi «il che cosa ci siamo persi» si traduce nei nuovi sogni eroici di un'accozzaglia di prof e studenti assatanati contro la signora Gelmini che hanno in testa una sola idea perversa: sovvertire l'ordine. A qualunque costo. [Il giornale]

I prof: «Scioperate o vi bocciamo» [Il giornale]

È un futuro in bianco e nero, come un vecchio film. Molti di questi ragazzi non hanno neppure vent’anni. Sono nati quando il muro cadeva, con i violini che suonavano a Berlino, e qualcuno pensava che la storia stava arrivando al capolinea. No, era solo il Novecento che frenava, dopo un secolo di corsa, con un grande, liberatorio, scossone. Nessuno, di questi studenti infagottati nei cortei, ha mai visto il cielo degli anni ’70. Quel poco che sanno è roba di quarta mano, digerita in fretta sui banchi di scuola, in qualche spezzone tv, come un mito riscaldato, una minestra ideologica senza più una briciola di realtà, di senso, fuori tempo. È spesso la nostalgia dei loro insegnanti, che non hanno mai accettato di invecchiare davvero. Questa «settimana calda», con i cori anti Gelmini, ha il sapore di un remake e come tutte le copie è ancora più triste dell’originale. Guardi i volti di chi sfila sotto il nome di collettivo studentesco e ti chiedi da quale passato sono spuntati fuori, da quale corridoio spazio-temporale sono arrivati, parcheggiati in ritardo su questa terra. Non erano caduti con il Muro anche i collettivi studenteschi? E invece sono qui, con slogan logori, picchetti, tamburi, megafoni e sampietrini, con il cadavere di Che Guevara sulle bandiere. Qualcuno ha rubato la fantasia e questi sono i risultati. Guardare queste immagini ti fa sentire prigioniero di una palude, di un passato che non passa, di quella mucillagine evocata da De Rita nel rapporto Censis.

Cosa c’è di nuovo in questa storia? Poco. Tranne una manciata di tattiche da guerriglia. Il corteo, a Milano e Bologna, si dirige verso i binari. Bloccare i treni, puntare al caos, immobilizzare il Paese. E questo arriva dal vandalismo nichilista degli ultrà, dagli affari sporchi delle mobilitazione anti discarica, da Pianura e da Chiaiano, dal disfattismo ideologico dei tanti no global, no Tav, no tutto. È il sentimento nostalgico, reazionario, di chi sogna di cristallizzare il mondo. [Il giornale]

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Questo si legge sui giornali italiani. Fra gli articoli dedicati all'omicidio di Perugia, alle dichiarazioni del governatore Draghi (la recessione colpirà le famiglie), ai soliti morti sul lavoro ...
Sia agita lo spettro della violenza degli anni '70, si criminalizza chi protesta, si lanciano i soliti spot alla platea senza contradditorio (come si fa a ripetere che non ci sono tagli, che il tempo pieno rimane ... !!?).
Il solito caos: tanto se l'informazione passa solo attraverso le televisioni, e le televisioni sono comandate da Palazzo Chigi, e chi guarda i telegiornali (come unica fonte di informazione) sono in maggioranza persone anziane, cui non interessa nulla di scuola e università, non ci sono problemi.

Va tutto bene.
Guai a chi protesta, a chi critica, a chi sciopera.
Perchè occupare stazioni (come a Milano), fare cortei che occupano piazze e strade è reato. Disturba il quieto vivere della nostra sonnolenta democrazia e lo stuolo di editorialisti sconcertati da questa violenza. Reato come è reato evadere il fisco, corrompere giudici, comprare sentenze, far parte di logge coperte con finalità eversive...

31 ottobre: iniziativa a Campi salentina

La Sinistra cittadina di Campi salentina organizza per venerdì 31 ottobre la presentazione del libro di Gianni Giannoccolo "L'elogio della coerenza tra Salento ed Emilia" (ed. Lares).
Alla presentazione, che vedrà la partecipazione dell'autore, interverranno anche Gennaro Migliore e Cesare Salvi.

martedì 21 ottobre 2008

Parisi: Veltroni è incapace di riconoscere i suoi errori

"Incapace di riconoscere i suoi errori. Prigioniero del 'teorema' che ha guidato la sua linea disastrosa, per poterne fuoriuscire Veltroni è costretto a infilarsi in contraddizioni crescenti, e a spingere con lui in un angolo il Pd e il centrosinistra". Questo il commento di Arturo Parisi alle parole del segretario del Pd sull'alleanza con l'Italia dei Valori.

"Come accusare all'improvviso Di Pietro nientedimeno che di 'essere molto lontano dall'alfabeto della cultura democratica del centrosinistra' - chiede il professore ulivista - senza pensare che qualcuno chieda conto del perché, appena pochi mesi fa, lo stesso Di Pietro è stato scelto come alleato unico in una avventura venduta enfaticamente come solitaria? Come sostenere poi - continua Parisi - la presenza nel governo di Dini assieme a Ferrero, senza pensare che qualcuno chieda conto di quale fosse il ministero affidato a Dini, e quali atti siano imputabili a Ferrero che non siano imputabili a ministri e deputati di altri partiti a cominciare da importanti esponenti del Pd?".

O ancora, prosegue, "come invitare a 'diffidare dei politici che vivono con i sondaggi in mano' senza immaginare che qualcuno chieda conto della galoppata che attraverso i sondaggi avrebbe portato il Pd fino prima al trionfo del cosiddetto 34 per cento (in realta' il 33,1) e recentemente con una improvvisa rimonta quasi al 30? Come cantare ora 'l'opposizione che si fa nelle piazze' dopo aver spinto e abbandonato in altre piazze la nostra gente giustamente indignata per le forzature istituzionali ora scoperte come un attacco alla democrazia?". "E' appunto per fuoriuscire dalla trappola nella quale ci siamo infilati - conclude Parisi - che chiediamo da tempo almeno il funzionamento degli organi ordinari, perché al Partito Democratico sia consentito un confronto democratico e decisioni democratiche: senza risposta alcuna".

Il giornale della destra con la foglia di fico, ovvero il foglio di fico della destra

Sergio Cofferati – nel pieno del suo periodo d’oro, prima di mettersi a fare il sindaco-sceriffo a Bologna e riscoprire il valore della presenza paterna dopo aver letto sondaggi che lo danno ai minimi storici (mai che questa tenerezza della paternità sia riscoperta da un maschietto con altissimi indici di popolarità e ben solido sulla propria poltrona…) – parlò della parola “riformista” come di un “aggettivo malato”. Insomma, non si capiva più a che tipo di riforme e a che tipo di società ci si riferisse alludendo al riformismo. Riformisti si dicevano – e si dicono – praticamente tutti.
Ora è intervenuto a fare un po’ di chiarezza il (nuovo) quotidiano di Antonio Polito.
Chi sono i riformisti? I riformisti sono quelli di destra che stanno a sinistra e quelli di destra che stanno a destra ma si vergognano un po’ di far vedere che stanno a destra.
Da oggi il giornale di Polito è in edicola con una nuova vesta grafica e una nuova foliazione (da 8 a 32 pagine). Un prezioso strumento anche per i nostri lettori, a cui per invogliarne l’acquisto offriamo alcuni stralci dal sommario del primo numero:

PRIMA PAGINA: Giampaolo Pansa – giornalista noto per i suoi libelli a carattere storico-divulgativo sui misfatti della Resistenza – inaugura la sua rubrica “Il Bestiario”, trasferita dall’Espresso al Riformista.
Titolone di prima sull’intervista a Maurizio Sacconi, ministro del Welfare del governo Berlusconi (segue a pagina 6)

PAGINE 2 E 3: Intervista su entrambe le pagine con fotocolor gigante al card. Camillo Ruini. Titolo “Missione per conto di Dio”.

PAGINA 4: Editoriale cerchiobottista sulla polemica Governo italiano-Unione europea sul clima firmato da Chicco Testa, “ambientalista” distintosi negli ultimi mesi per il sostegno dato alla scelta nuclearista del governo Berlusconi.

PAGINA 6: Articolo sull’attualità politica: “Veltroni s’è accorto che con Di Pietro le cose non vanno”

PAGINA 9: Segue dalla prima articolo su sinistra e Tv. In sintesi: “Ridateci Fassino che va a trovare la tata da Maria de Filippi”. Fassino dalla De Filippi è l’unico “gesto gramsciano” fatto dalla sinistra negli ultimi anni.

PAGINA 11: Intera pagina contro Slow-Food. Taglio basso: “Tutti gli errori del fortunato Petrini, il gastronomo che si crede scienziato”. Taglio alto: articolo sulla prima cena biotech organizzata a Roma, tra gli altri, da il Riformista per celebrare le meraviglie le cibo geneticamente modificato. Al convegno che precederà la cena parterre di selezionatissimi “rifomisti” (gente di destra che sta a sinistra e gente di destra che sta a destra).

PAGINA 16: Articolo di Andrea Romano: “Giù le mani da Strauss-Kahn”, direttore del Fondo monetario coinvolto in uno scandalo sessuale. Va difeso perché, al di la di tutto, è “riformista”, cioè viene da sinistra (Partito socialista francese) ma è di destra.

PAGINA 18: Pagina degli editoriali con la rubrica economica di Alberto Mingardi: “il Liberista”.

PAGINA 26: “Oliver Stone dà una lezione a Nanni Moretti”. Articolo sul film di Oliver Stone su George W. Bush, “ritratto generoso di un uomo, senza le acrimonie del ‘Caimano’”. “Ma noi impareremo la lezione?”.

PAGINA 28: Rubrica Menhir di Maurizio Costanzo

Pagina 30. Pagina dello sport. Altero Matteoli, ministro delle Infrastrutture del governo Berlusconi, intervistato sulla partita di campionato della Juventus, di cui è “tifosissimo”.

ULTIMA PAGINA: Pubblicità, come quelle all’interno, gestita da Visibilia, concessionaria partecipata dall’editore Angelucci (editore di Libero oltre che del Riformista) in tandem con Daniela Santanchè.
Emilio Carnevali su micromega.net

lunedì 20 ottobre 2008

Don Vitaliano: Ratzinger come Pio XII

Intervista a don Vitaliano della Sala, prete campano, amministratore parrocchiale delle parrocchia di S. Pietro e Paolo a Mercogliano (Av), sui "silenzi" del papa sulla camorra nel corso della sua visita a Pompei.
micromega.net

Ascolta l'intervista

Classi ponte: facciamoci prendere per il culo ma...

tetto scuole evidenziato
PD, tetto nelle scuole per gli immigrati. Clicca per ingrandire


Facciamoci prendere per il culo ma...

serenamente, pacatamente e soprattutto confusamente.

mentecritica.it

domenica 19 ottobre 2008

Per la Sinistra. Il giornale di strada n. 1

per la Sinistra. Il giornale di strada n.1
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Mimmo Saponaro nuovo coordinatore provinciale

il Paese nuovo, 21 ottobre 2008

Nel corso dell'assemblea di sabato 18 ottobre - convocata fra l'altro per eleggere i nuovi organismi dirigenti del movimento - il compagno Mimmo Saponaro, trentenne di Veglie (Le) ed esponente di lungo corso della Sinistra giovanile, è stato eletto all'unanimità nuovo coordinatore provinciale della Sinistra democratica del Salento.
Sono stati rinnovati al contempo il coordinamento e il direttivo provinciali.
Un grosso in bocca al lupo e l'augurio di buon lavoro dai compagni della Sinistra salvese ed un sentito ringraziamento al coordinatore uscente, prof. Egidio Zacheo, per il lavoro svolto dallo scioglimento dei Ds ad oggi.

sabato 18 ottobre 2008

Fede su Saviano. Vergognoso!

venerdì 17 ottobre 2008

18 ottobre. Assemblea prov.le Sd

VERSO LA
COSTITUENTE DELLA SINISTRA


ASSEMBLEA PROVINCIALE
SINISTRA DEMOCRATICA per il Socialismo europeo


Lecce, Sabato 18 ottobre, ore 18.00
presso Circolo ARCI Città del Tempo, via Puccini 22
(Come raggiungere la Città del Tempo)

Con il seguente ordine del giorno:
1. Situazione politica nazionale
2. Elezioni amministrative Provincia di Lecce
3. Elezione del nuovo coordinatore provinciale
4. Elezione degli organismi dirigenti

Saranno presenti:
Enzo Locaputo – Coordinatore regionale SD
Piero Manni – Consigliere regionale PRC
Gianni Sergi – Assessore provinciale Verdi
Tommaso Moscara – Segretario provinciale PdCI
Vinicio De Vito – Segretario provinciale PRC

Classi separate. Il problema era solo nel nome

Il nuovo modello scolastico della Lega: "Sì alle classi separate per stranieri". Alla Camera passa la mozione della Lega.

La mozione di Roberto Cota ha rischiato di determinare una frattura nella stessa maggioranza. Alcuni esponenti si sono dissociati in modo netto come i deputati del Pdl Nicolò Cristaldi e Mario Pepe. L'idea di combattere l'emarginazione creando classi speciali non ha convinto soprattutto il vice presidente dei deputati del Pdl, Italo Bocchino. L'idea sarà anche buona - ha osservato - ma la formulazione risulta alquanto infelice. Bocchino ha suggerito alla Lega di cambiare alcune parole: meglio chiamarle «classi di inserimento». Cota, relatore, che aveva al suo fianco il leader della Lega, Umberto Bossi, e il sottosegretario all'Istruzione, Giuseppe Pizza, per il governo, hanno accolto il suggerimento e la mozione è stata approvata.

Come a dire: il problema era solo il nome.
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"Apartheid scolastica" di Fabio Evangelisti

"
Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione’. E’ quanto sostiene la Dichiarazione universale dei diritti umani.
Quando l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò questo documento, nel 1948, diversi milioni di esseri umani vivevano ancora in condizioni fortemente discriminatorie. Nel frattempo molte sono state le realtà nazionali che si sono mosse lungo il solco tracciato dall’Onu, mentre in Italia, a distanza di sessant’anni, si stanno ricreando, con netto ritardo legislativo e culturale, quelle medesime condizioni stigmatizzate dalla Dichiarazione dei diritti umani.
Fino ad oggi il dibattito in merito al fenomeno sociale della violenza contro gli immigrati e gli stranieri si era attestato quasi solo esclusivamente sul piano teorico, contemplando l’opportunità o meno di definire tale fenomeno con il nome di ‘razzismo’ o ‘xenofobia’. Da martedì, 14 ottobre 2008, invece, la questione puramente teorica si è trasformata in una questione squisitamente pratica, concreta, che va a toccare innanzi tutto i bambini e gli adolescenti di origine straniera.
Come deciso dall’Aula di Montecitorio, infatti, con la mozione a firma della Lega che prevede la programmazione di test di idoneità per gli studenti stranieri e di classi ‘ponte’ per quelli che non li supereranno, ogni cittadino italiano e ogni immigrato potrà ben vedere l’applicazione in termini concreti del termine ‘discriminazione’.
Eppure, i buoni propositi non sono mancati, persino tra esponenti del centrodestra come lo stesso Presidente Fini che ha dichiarato la necessità di ‘definire una via italiana all'integrazione che sia innovativa ed anticipatrice’ e che combatta ‘la tendenza all'isolamento, nostro e degli altri’. Parole valide, addirittura come quelle del leghista Cota, che con foga ha affermato che ‘le classi ponte servono a prevenire il razzismo’. Certo, quelli che si definiscono ‘padani’ hanno sempre brillato per arguzia, e, infatti, come poter confutare la tesi dell’on. Cota? Dopotutto, in classi esclusivamente ‘straniere’, magari addirittura monoetniche, monolinguistiche o monoculturali, come si potrebbe pensare a casi di razzismo o di xenofobia? D’altra parte, il sostegno giunto da parte del resto della maggioranza alla mozione della Lega ha dimostrato quanto il centrodestra sia ancora immaturo su certe questioni di respiro generale che afferiscono profondamente l’intero tessuto sociale del Paese e che dovrebbero essere affrontate al di là delle divisioni politiche e delle appartenenze partitiche. Nella scuola della Lega, infatti, non riusciamo a contemplare qualcosa di innovativo, anzi, come accadde per il Sudafrica pre-Mandela siamo tristi testimoni di un sistema di apartheid, di separazione dei diversi, che partirà proprio dal settore più delicato e che in maniera profonda contribuisce alla edificazione delle nuove generazioni: la scuola.
Una scuola che, invece, avevamo immaginato e proposto continuasse a rappresentare un’importante situazione di incontro, di reciproca conoscenza, di arricchimento culturale e socializzazione, di integrazione, in una società sempre più multiculturale. Un scuola in cui il Governo mirasse all'integrazione dei bambini stranieri, senza che questa si traducesse in un semplice processo di assimilazione, né tanto meno di omologazione, ma che tendesse effettivamente all'inserimento degli studenti immigrati nel contesto socio-culturale italiano. Una scuola costruttiva e propositiva, non una scuola di ‘stoccaggio’ e ‘rieducazione’ dove classi di serie A, italiane, restano lontane e divise da classi di serie B, straniere.
Una scuola, infine, che avrebbe potuto rappresentare una grande occasione di melting pot e che, come nell’esperienza americana, avrebbe saputo mettere insieme le culture e le etnie più diverse, offrendo la possibilità al nostro Paese di crescere ed affermarsi come una grande democrazia.
Colpire la prima tappa del percorso formativo delle future generazioni, costringendola a diventare una cattiva maestra di discriminazione e accantonamento delle diversità rappresenta umanamente e culturalmente la scelta più pericolosa che questo Governo abbia mai preso. "
articolo21.info

giovedì 16 ottobre 2008

Dell'Utri: Mussolini? Uno statista

Il senatore Marcello dell'Utri (primo da destra nell'immagine accanto e alla cui biografia caldamente rimandiamo) alla presentazione dei diari di Mussolini da lui ritrovati. Napoli, 14 ottobre 2008:

"A parte i suoi errori, Mussolini non era quel greve individuo che hanno cercato di lasciarci come immagine dopo la guerra".

"I diari sono evidentemente veri: lo dico io, poi lo diranno gli studiosi che li analizzeranno, ma il dibattito è su quello che rappresentano".

Secondo Dell'Utri gli scritti di Mussolini "non cambiano la storia ma sono molto importanti perché chiariscono molte cose". A partire dal fatto che "il duce era un uomo che aveva molte qualità e dai diari emerge l'aspetto umano, la sua cultura, la sua capacità politica e di statista in maniera prepotente".

mercoledì 15 ottobre 2008

Non meritiamo un altro eroe

15 ottobre 2008

Roberto Saviano, autore di Gomorra, su Repubblica:
"Andrò via dall'Italia, almeno per un periodo e poi si vedrà...", dice Roberto Saviano. "Penso di aver diritto a una pausa. Ho pensato, in questo tempo, che cedere alla tentazione di indietreggiare non fosse una gran buona idea, non fosse soprattutto intelligente. Ho creduto che fosse assai stupido - oltre che indecente - rinunciare a se stessi, lasciarsi piegare da uomini di niente, gente che disprezzi per quel che pensa, per come agisce, per come vive, per quel che è nella più intima delle fibre ma, in questo momento, non vedo alcuna ragione per ostinarmi a vivere in questo modo, come prigioniero di me stesso, del mio libro, del mio successo. 'Fanculo il successo. Voglio una vita, ecco. Voglio una casa. Voglio innamorarmi, bere una birra in pubblico, andare in libreria e scegliermi un libro leggendo la quarta di copertina. Voglio passeggiare, prendere il sole, camminare sotto la pioggia, incontrare senza paura e senza spaventarla mia madre. Voglio avere intorno i miei amici e poter ridere e non dover parlare di me, sempre di me come se fossi un malato terminale e loro fossero alle prese con una visita noiosa eppure inevitabile. Cazzo, ho soltanto ventotto anni! E voglio ancora scrivere, scrivere, scrivere perché è quella la mia passione e la mia resistenza e io, per scrivere, ho bisogno di affondare le mani nella realtà, strofinarmela addosso, sentirne l'odore e il sudore e non vivere, come sterilizzato in una camera iperbarica, dentro una caserma dei carabinieri - oggi qui, domani lontano duecento chilometri - spostato come un pacco senza sapere che cosa è successo o può succedere. In uno stato di smarrimento e precarietà perenni che mi impedisce di pensare, di riflettere, di concentrarmi, quale che sia la cosa da fare. A volte mi sorprendo a pensare queste parole: rivoglio indietro la mia vita. Me le ripeto una a una, silenziosamente, tra me".

Strano paese l'Italia. E triste...

Perché?

9 ottobre 2008

E ora sono quattro. Un poker di pentiti di camorra accusa il sottosegretario all'Economia Nicola Cosentino, nato a Casal di Principe, di avere intessuto un rapporto organico con il clan più pericoloso d'Italia: i casalesi.
L'ultimo verbale è stato depositato il 30 settembre scorso in occasione dell'operazione 'Spartacus 3' della Procura di Napoli, una retata che ha raccolto il plauso del capo dello Stato. Il pentito Domenico Frascogna ha raccontato ai pm che Cosentino è stato il postino dei messaggi del boss Francesco Schiavone, detto Sandokan per una vaga somiglianza con l'eroe salgariano. L'attuale sottosegretario avrebbe trasmesso gli ordini del capoclan, poi condannato a tre ergastoli e decine di anni di galera per reati gravissimi che vanno dall'omicidio all'associazione camorristica. (l'Espresso)

Un giovane scrittore coraggioso è costretto a lasciare l'Italia mentre il sottosegretario all'Economia resta imperterrito nel governo.

Strano paese l'Italia. E triste...

martedì 14 ottobre 2008

Dicasi inciucio...

Dal dizionario della lingua italiana DeMauro

in|ciù|cio

s.m.
CO nel linguaggio giornalistico, accordo informale fra forze politiche di ideologie contrapposte che mira alla spartizione del potere

Se mi voti Orlando alla Vigilanza, io ti voto Pecorella (difensore di Berlusconi ed autore di leggi incostituzionali come l'annullamento dell'appello) alla Consulta.

Complimentoni. Soprattutto al signor Veltroni.
Dopo aver fatto
tornare Carnevale in Cassazione, dopo la svista della salva manager nel decreto Alitalia, pure questo...

E poi parlano di sottrarre la Rai ai partiti...

Undici ottobre. La Sinistra c'è (?)


Così tante persone se le immaginavano in pochi. Piazza Bocca della Verità era stracolma, stavamo strettissimi, e tantissima altra gente era rimasta fuori.
300mila persone, la cifra dichiarata. "Ad occhio" ne ho viste anche di più.
Difficile immaginare una riuscita simile considerando il quasi totale oscuramento riservato a questa manifestazione da quasi tutti i media ed il fatto che non aveva supporti esterni, almeno a livello ufficiale ed organizzativo.
Eravamo in tantissimi. E "cosa eravamo" era sin troppo chiaro. Dalle migliaia e migliaia di bandiere rosse (e verdi) che coloravano il corteo. Dallo spirito che ci animava, di contrapposizione netta a questo pessimo governo (meraviglioso in tal senso uno striscione di SD: "Riapriamo il dialogo: Vaffanculo!"), di posizioni nette, dalla Scuola alla difesa di Lavoro e Contratto Nazionale, dalla lotta senza quartiere alla precarietà (non consideravamo "la flessibilità come forma moderna del lavoro", ma come un male da combattere) al no al nucleare e così via, che esprimevamo. Posizioni che non appartengono, alcune non del tutto, altre niente affatto, ad altri.
Questa grande manifestazione è stata la voce della Sinistra.
Ne hanno dette molte. Hanno detto che la Sinistra fosse morta. Hanno detto che dovesse essere rappresentata in altre maniere. Che dovesse ridursi a corrente interna a partiti di centro. Che anche il tentare di farla vivere in forma autonoma fosse una perdita di tempo. Un voler reinfilare il dentifricio nel tubetto.
Ieri è giunta la risposta: ECCOCI. Siamo la Sinistra. Siamo vivi. Siamo qui.


A lottare fino in fondo contro questo governo. A lottare contro una dirigenza reazionaria di Confindustria. A portare avanti le nostre battaglie, quelle che la Sinistra porta avanti in tutto il Mondo e che, specie nella situazione odierna, sono più moderne che mai e non hanno nessun bisogno di cambiare forma e farsi rappresentare da altri.
Ed oltre alla Sinistra, questa manifestazione (dopo quelle studentesche del giorno prima) dimostra anche l'esistenza dell'Opposizione. Di un'opposizione vera, che fa barriera contro le politiche di questa destra così barbara che abbiamo in Italia. Che ci si oppone, chiaramente, nettamente, senza cercare "cose da salvare" che non esistono o margini per un "dialogo" che non può portare a nient'altro che a dare ancor più forza alla loro azione disastrosa.
Sembrava sparita, l'Opposizione vera. In Parlamento non s'è vista (se non sui temi della Giustizia, su cui s'è ben mosso Di Pietro). Qualcuno esultava anche, per questa scomparsa, parlando di "una politica più moderna, senza contrapposizioni". Ogni maestro del pensiero liberale e democratico inorridirebbe: in Democrazia c'è l'Opposizione, che si contrappone, avendo diverse idee, non "una minoranza che dialoga". Sennò non è Democrazia, è pensiero unico.
E invece no. LA SINISTRA C'E'. E l'Opposizione c'è. E riparte.
Ci siamo ripresi la parola. "Il diritto di dire e fare" (e il dovere, aggiungo), come ha ben detto Claudio Fava.
Chi riesce, in queste condizioni, a stimolare una tale partecipazione, non può certo definirsi qualcosa di passato, di superato, di esaurito. Esiste, rappresenta una grande parte del Paese e deve quanto prima ritrovare un'adeguata rappresentanza istituzionale, anche per il bene della nostra Democrazia, che sulla rappresentanza si fonda.
Quanto alla Costituente di Sinistra ed al dibattito che essa provoca a Sinistra, credo che la manifestazione di ieri sia la dimostrazione migliore della sua necessità. Illuminante in tal senso l'intervento di Mattioli dal palco. Abbiamo obiettivi comuni troppo grandi per non costruire l'unità, per non lavorarci tutti assieme. Il popolo della Sinistra quando è unito, realmente e per lo stesso obiettivo, può fare grandi cose. Il popolo dell'11 ottobre merita un soggetto politico, uno ed unitario, che lo rappresenti. Sarebbe assurdo non darglielo.

...verso il pensiero unico

giovedì 9 ottobre 2008

11 OTTOBRE IN PIAZZA: LA DIRETTA

Se non puoi essere in piazza, segui on line la diretta della manifestazione dell'11 ottobre

Via l'emendamento salva-manager. Grazie a M. Gabanelli

Nel decreto Alitalia approvato dal Senato era presente una norma che avrebbe rischiato di vanificare i processi per i crack Parmalat e Cirio. Dopo l'ultimatum di Tremonti ("o va via l'emendamento o il ministro"), il governo fa retromarcia. Pd e Idv attaccano: siamo sempre stati contrari e il responsabile economico arriva troppo tardi

O me o la norma salva-manager. E' un ultimatum quello che il ministro dell'Economia ha posto questa mattina al governo nel corso dell'informativa sulle misure che intende mettere in campo per rispondere alla crisi che sta scuotendo la finanza mondiale. Un ultimatum che appare obbligato dalla strada intrapresa da via XX settembre, per garantirne un minimo di coerenza. Tremonti ha infatti indicato la rotta che vuole seguire, quella di sostegno verso gli istituti di credito in difficoltà, ma senza fare sconti ai dirigenti che hanno sbagliato. Proprio per questo, non poteva tollerare la presenza nel decreto Alitalia della norma che rischiava di ridurre ad un nulla di fatto i più importanti processi di crack finanziario verificatisi nel nostro paese: da Parmalat a Cirio, coinvolgendo nomi illustri che avrebbero potuto godere dell'impunità come Tanzi, Geronzi, Cragnotti. A scanso di equivoci, il ministro lo ha ribadito prima alla Camera e poi al Senato, senza dare alternative: "Se si immagina che la linea del governo sia quella prevista da un emendamento che prevede una riduzione della soglia penale per alcune attività di amministratori, si sbaglia", ha detto, indicando il provvedimento in questione come "fuori dalla logica di questo governo" e imponendo l'aut aut, per cui "o va via l'emendamento o va via il ministro dell'Economia"

Il caso è stato sollevato dalla trasmissione di RaiTre Report (che manderà in onda l'inchiesta domenica sera) ed è stato rilanciato oggi dalle colonne de La Repubblica. Al centro della questione, la presenza all'interno del decreto per il salvataggio di Alitalia, approvato lo scorso primo ottobre al Senato, di un emendamento (7bis) che restringe il campo di applicazione delle disposizioni penali in materia di fallimento in caso di dichiarazione di insolvenza. Recita la norma: "Le dichiarazioni dello stato di insolvenza sono equiparate alle dichiarazioni di fallimento solo nell'ipotesi in cui intervenga una conversione dell'amministrazione straordinaria in fallimento, in corso o al termine della procedura, ovvero nell'ipotesi di accertata falsità dei documenti posti a base dell'amministrazione alla procedura". Quel "solo" fa temere che i casi di cattiva amministrazione aziendale -finiti in dissesti finanziaria che hanno fatto tremare i polsi di tantissimi risparmiatori e sconvolto le loro vite- possano incamminarsi sul binario morto dell'ingiustizia: reati come bancarotta, bancarotta fraudolenta o ricorso abusivo al credito sarebbero applicabili solo se la compagnia fallisce o nell'ipotesi di accertata falsità dei documenti da essa presentati. Non è un caso che oggi, dopo l'avvertimento del ministro, fonti governative facciano infatti sapere che l'emendamento sarà ritirato alla Camera la prossima settimana, quando il 14 ottobre l'Aula di Montecitorio valuterà le pregiudiziali di costituzionalità.

Condivide le dichiarazioni di Tremonti, ma al contempo si augura che "quando presenteremo l'emendamento per abrogare questa norma, al Senato vi possa essere il consenso di un parte della maggioranza, forse non tutta, anche perché qualcuno questa norma deve averla proposta", ha commentato con una vena polemica il leader del PD Veltroni. Maggiormente caustico con l'esecutivo e con il ministro è stato il capo del Idv Di Pietro: "Dopo essere stato scoperto con le mani nella marmellata", ha affermato l'ex pm riferendosi a Tremonti, "ora dice che la norma salva manager sarà cancellata, ma si tratta solo di lacrime di coccodrillo". Dello stesso avviso anche il ministro ombra Bersani, che suggerisce che a lasciare l'incarico non sia solo l'inquilino di via XX settembre, bensì "tutta la maggioranza che ha proposto e votato una norma del genere". Come ha spiegato il senatore democratico Casson, infatti, "l'emendamento è stato introdotto al Senato all'ultimo momento, con un blitz, ad opera dei suoi due relatori". Trattasi di Angelo Maria Cicolani e Antonio Paravia (Pdl), che lo hanno presentato direttamente a Palazzo Madama senza passare per gli altri organi, incassando l'approvazione della maggioranza e dell'esecutivo. Ci tiene a precisare Casson, membro della Commissione Giustizia di Palazzo Madama, che sulla partita i democratici si sono opposti senza ambiguità: "l'emendamento salva-manager, pur essendo stato presentato in Aula in modo improvviso, ha visto la contrarietà del Pd, così come avvenuto rispetto a tutto il decreto Alitalia in cui esso rientrava". Inoltre, nella stessa Commissione Giustizia, il partito di Veltroni si è attestato sulla linea della fermezza contrastando ogni tentativo di "norme di privilegio ad personam". Spiega infatti l'ex pm che in Commissione non é mai stato presentato, discusso o votato l'emendamento salva-manager, ma ha fatto comunque capolino "un pacchetto di norme per l'esclusione di responsabilità di amministratori, sindaci, dirigenti d'azienda: il cosiddetto articolo 3", verso cui "il Pd ha votato contro senza tentennamenti".

L'opposizione dunque rivendica la propria coerenza avendo sempre espresso parere negativo rispetto a quella che Zanda, vicepresidente dei senatori democratici, ha definito una vera e propria "amnistia". Più in difficoltà la maggioranza, che oggi scarica i due relatori del provvedimento e si dice fermamente convita della necessità di una retromarcia (da Sacconi a Bocchino, passando per Baldassarri, per finire col ministro Scajola, che assicura "si tornerà al testo originario" che "limitava allo specifico caso Alitalia le garanzie", mentre Berlusconi se la cava con un "io non ne sapevo niente"). I diretti interessanti si sono comunque difesi sostenendo che l'emendamento non era mirato a garantire l'impunità di nessuno speculatore finanziario, bensì "a tutelare le difficili scelte da parte dei commissari, operate in momenti oggettivamente straordinari, come ad esempio nel caso di Fantozzi (commissario straordinario Alitalia, ndr)". Inoltre, sostengono, "la norma esclude dalla sua applicabilità i casi di accertata falsità dei documenti posti a base della procedura" ovvero "non si applica ai casi citati da affrettate dichiarazioni di alcuni dirigenti politici ed alcuni organi di informazione". Dunque superata l'emergenza della compagnia di bandiera, la strada per un dietrofront appare possibile: "Qualora nel corso dell'iter alla Camera si riesca a trovare formulazioni in grado di migliorare il provvedimento", dicono Cicolani e Paravia, "l'intero Senato ne prenderà atto con favore e noi per primi"

aprileonline.info

Pellegrino ringrazia ma declina l'offerta

Giovanni Pellegrino ha deciso di non ricandidarsi alla presidenza della Provincia. I motivi li ha spiegati in una lettera inviata ai vertici del Pd che lo aveva invitato a guidare il centro sinistra alle prossime amministrative.

Qualche acciacco o forse stanchezza, ma non solo: Pellegrino fornisce anche motivazioni politiche per giustificare la sua scelta. Ecco alcune parole che il presidente ha scritto sulla lettera inviata ai vertici del Pd: “Grazie ma non mi ricandido. Passo il testimone: il quadro politico è cambiato e c’è bisogno di un ricambio. Sono d’accordo con Lorenzo Ria”. Affermazioni che non ammettono ripensamenti, per come è argomentata da Pellegrino. Detto anche il motivo legato ad una riflessione sul quadro politico: “Il Pd è nato articolandosi attorno ad una proposta nuova – scrive Pellegrino – che a me parve subito azzardata soprattutto per i riflessi che avrebbe avuto nelle autonomie locali in cui l’Unione era al Governo. Però quella scelta è stata compiuta e di ciò i democratici devono coerentemente tener conto per proseguire con coraggio nella strada nuova. Indietro non si torna e riproporre, quasi che niente fosse accaduto, soluzioni antiche difficilmente può portare ad un successo”.

È un pensiero, quello di Pellegrino, che coincide con i dubbi di Ria quando si legge che, una volta declinato l’invito a guidare la fase nuova del Pd, “se militassi nel partito, riterrei anch’io come Lorenzo, opportuna una discontinuità programmatrice ad affidare ad una coalizione diversa e, a differenza di Lorenzo, ad un nuovo candidato presidente”. Il gran rifiuto di un Pellegrino che guarda già avanti quando scrive nella lettera che “la scelta, non facile, dovrà cadere su una persona che abbia la capacità di riunire attorno a sé, quasi tutto il partito e costruire una coalizione nuova. È un compito arduo e nell’affrontarlo occorre saggezza. Proverò in questo a dare”. Il Pd dovrà ricominciare daccapo.

ilpaesenuovo.it

Menomale?

mercoledì 8 ottobre 2008

Balla a Balla. Botta e risposta Travaglio/Vespa su l'Unità

L’altra sera, a “Porta a Porta”, Rosy Bindi e Di Pietro contro Gasparri e Verdini. A un certo punto, però, colpo di scena. Gasparri avverte Di Pietro: “Attento che Vespa di Giustizia se ne intende”. Qualcuno intravede un’allusione alla sua signora, la giudice Augusta Iannini, già intima di Squillante e dunque promossa da Castelli, Mastella e Angelino Jolie a direttore del ministero della Giustizia. Bruno Vespa, in arte Fede, capisce al volo: imparziale come sempre, si unisce al duo Pdl e comincia a pestare Di Pietro. Tre contro uno. Tema: i processi al Cainano: “Se Berlusconi - sostiene l’insetto - è un’anomalia, lo sono pure i 26 suoi processi, dai quali è sempre uscito assolto”. Pari e patta. Di Pietro prova a ricordare di averne avuti 33, di processi, ma lui si dimise da pm e da ministro per farsi giudicare (bella forza, era innocente), mentre il Cainano si assolve da sè depenalizzando i suoi reati e dimezzando la prescrizione con leggi ad personam.
Vespa, aspirante Ghedini, dice che “su 26 processi, 4 sono in corso, 4 sono finiti in prescrizione e 18 in assoluzione”. Tutti “successivi alla discesa in campo”. Parla di appena “4 leggi ad personam”. E sostiene che, per le tangenti alla Guardia di Finanza, “Berlusconi è stato assolto con formula piena”, mentre “il caso di Lentini al Milan era analogo a quello di Dino Baggio alla Juve, ma Agnelli non fu nemmeno chiamato a testimoniare, mentre Berlusconi fu condannato”. Cinque balle in cinque frasi.
1) Le leggi ad personam sono 16: decreto Biondi, Tremonti, rogatorie, falso in bilancio, Cirami, Maccanico-Schifani, ex-Cirielli, Gasparri, salva-Rete4, Frattini, condoni fiscale e ambientale, Pecorella, bloccaprocessi, Alfano, prossimamente intercettazioni.
2) Prima della discesa in campo, Berlusconi era già stato indagato nel 1983 (poi archiviato) per traffico di droga e imputato nel 1989 per falsa testimonianza sulla P2 (colpevole, ma salvo grazie all’amnistia del 1990); nel 1992-93 vari manager del suo gruppo erano sott’inchiesta per i fondi neri di Publitalia e del Milan, tangenti a Dc, Psi e Cariplo. Come scrive il gip bresciano Carlo Bianchetti nel 2001, archiviando le denunce berlusconiane contro il pool di Milano: “L’impegno politico del denunciante e le indagini ai suoi danni non si pongono in rapporto di causa ed effetto; la prosecuzione di indagini già iniziate e l’avvio di ulteriori indagini collegate in nessun modo possono connotarsi come attività giudiziaria originata dalla volontà di sanzionare il sopravvenuto impegno politico dell’indagato”. Anzi, è probabile che sia sceso in campo per salvarsi dalle inchieste già aperte sul suo gruppo, prevedendo che sarebbero giunte fino a lui.
3) I processi al Cavaliere non sono 26, ma 15: 5 in corso (corruzione Saccà, corruzione senatori, corruzione giudiziaria Mills, fondi neri Mediaset, Telecinco in Spagna) e 10 già conclusi, più varie indagini archiviate (6 per mafia e riciclaggio, 2 per le stragi mafiose del 1992-’93, ecc.).
Nei 10 processi già chiusi, le assoluzioni nel merito sono solo 3: 2 con formula dubitativa (comma 2 art.530) per i fondi neri Medusa e le tangenti alla Finanza (“insufficienza probatoria”), 1 con formula piena per il caso Sme-Ariosto/1. Altre 2 assoluzioni - All Iberian/2 e Sme-Ariosto/2 - recano la formula “il fatto non è più previsto dalla legge come reato”: l’imputato se l’è depenalizzato (falso in bilancio). Per il resto: 2 amnistie per la falsa testimonianza sulla P2 e un falso in bilancio sui terreni di Macherio; e 5 prescrizioni, grazie alle attenuanti generiche, che si concedono ai colpevoli, non agli innocenti: All Iberian/1 (finanziamento illecito a Craxi), caso Lentini (falso in bilancio con prescrizione dimezzata dalla riforma Berlusconi), bilanci Fininvest 1988-’92 (idem come sopra), 1500 miliardi di fondi neri nel consolidato Fininvest (come sopra), Mondadori (corruzione giudiziaria del giudice Metta tramite Previti, entrambi condannati).
4) Dunque, per le mazzette alla Finanza, niente formula piena, ma insufficienza di prove.
5) Il caso Lentini non era affatto analogo al caso Baggio: Lentini fu pagato dal Milan con fondi neri extrabilancio (reato), Baggio con una donazione personale di Agnelli (non reato). E comunque, per Lentini, Berlusconi non è mai stato “condannato”. Ora non vorremmo che l’imparziale insetto dovesse risponderne all’Authority o, Dio non voglia, scusarsi in diretta. Ma non c’è pericolo: in tv deve scusarsi chi dice la verità, non chi racconta balle. Emilio Vespa è in una botte di ferro.
Marco Travaglio

"I PROCESSI A BERLUSCONI, GLI ERRORI DI TRAVAGLIO"
di Bruno Vespa, da l'Unità, 8 ottobre 2008

Caro Direttore,
su l’Unità del 2 ottobre Marco Travaglio mi scarica addosso la consueta serie di insulti che fanno godere chi dell’antiberlusconismo (e si parva licet dell’antivespismo) hanno fatto una ragione di vita, ma non aiutano a capire la realtà e costituiscono per il Cavaliere una polizza formidabile per fargli superare non solo il record di durata di Giovanni Giolitti, ormai alle viste, ma anche quello dell’altro Cavaliere, Benito Mussolini.
Dibattendo a braccio con Di Pietro, ho parlato di 26 processi. Ricordavo male il numero di quelli per mafia. Come invece ho riportato nel mio libro ‘Viaggio in un’Italia diversa’ i processi piovuti addosso a Berlusconi dopo il suo ingresso in politica sono 22 e non 15 come sostiene Travaglio. Scrivo nel libro a proposito di una vecchia, ma sempre correttissima polemica con Di Pietro: “Gli ricordo un nostro vecchio incontro a Milano, il 20 luglio 1993. Avevamo appuntamento a pranzo, e l’allora pubblico ministero arrivò tardi e stravolto. Si era appena suicidato Gabriele Cagliari. Gli chiesi come mai Mani pulite avesse messo sotto schiaffo quasi tutti i principali imprenditori italiani tranne Berlusconi. «Perché Berlusconi» mi rispose «finanzia i partiti regalandogli spot elettorali, e questo non è reato.» Più tardi Gianni Letta mi avrebbe confermato che la Procura milanese era arrivata a tale conclusione dopo aver visionato la documentazione relativa. Chiedo oggi a Di Pietro come metta d’accordo questa sua vecchia affermazione che lui ebbe sempre la correttezza di non smentire con il quadro criminale che mi fa adesso del Cavaliere. L’opinione è, evidentemente, mutata. «Berlusconi entra in politica il 14 gennaio 1994. Tra il 1992 e il gennaio 1994 alcuni suoi collaboratori vengono condannati per tangenti alla guardia di finanza. Il tribunale di Brescia, quando noi pubblici ministeri di Mani pulite fummo denunciati da Berlusconi e da Previti, disse in sentenza: non è vero che i magistrati si sono messi a indagare su di lui dopo il suo ingresso in politica…»
Ho chiesto agli avvocati del Cavaliere e della Fininvest l’elenco completo dei procedimenti penali ai quali sono stati sottoposti l’attuale presidente del Consiglio e il suo gruppo da prima che iniziasse la stagione di Mani pulite a oggi. Ho contato 66 processi. Precedentemente al mio pranzo con Di Pietro, ne erano stati aperti soltanto 3, e nessuno riguardava Berlusconi (e, aggiungo, adesso non c’era stata nessuna condanna per tangenti alla Guardia di Finanza) . Dal 1994 a oggi sono stati aperti 66 procedimenti penali rilevanti riconducibili, direttamente o indirettamente, al Cavaliere e al suo gruppo. La successione è questa: 11 nel 1994, 16 nel 1995, 13 nel 1996, 9 nel 1997, 6 nel 1998, 4 nel 1999, 2 nel 2001, 1 nel 2004, 4 nel 2005. Tra i casi più clamorosi, l’inchiesta a carico di Berlusconi e il suo proscioglimento con l’accusa di associazione mafiosa e per gli attentati mafio-terroristici del 1992-93 (a Firenze in via dei Georgofili, a Roma al Velabro e contro Maurizio Costanzo, a Palermo per le stragi in cui m o r i rono Falcone e Borsellino). Il Cavaliere non ha mai avuto condanne definitive, né, contrariamente alle voci correnti, è stato assolto grazie alle discusse «leggi ad personam». Quando è stato assolto per prescrizione, infatti, l’assoluzione è intervenuta prima della legge Cirielli. In altri casi è stato assolto per non aver commesso il fatto, o perché il fatto non sussiste. L’inchiesta più eclatante, quella per tangenti alla guardia di finanza, per la quale gli fu notificato dal «Corriere della Sera» l’invito a comparire nel novembre 1994, mentre da presidente del Consiglio si trovava a Napoli per presiedere un convegno dell’Onu sulla criminalità, si è conclusa sette anni dopo, nel 2001, con un’assoluzione piena. Complessivamente, Berlusconi è stato indagato e processato 22 volte: 8 volte è stato scagionato con provvedimenti di archiviazione, di cui due nella stessa indagine per mafia a Palermo; 10 volte è stato assolto, di cui due per non aver commesso il fatto, una perché il fatto non sussiste, cinque per intervenuta prescrizione (di cui tre prima della legge Cirielli, che accorcia i tempi di prescrizione), due perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato dopo la riforma del falso in bilancio. (È questa una legge di cui Berlusconi si è giovato, ma che difficilmente potrebbe essere liquidata come «ad personam», poiché era stata invocata da molti anni dall’avvocatura. Prima della riforma, il falso in bilancio era un reato di pericolo. Si veniva, cioè, condannati anche se non si era arrecato danno ad alcuno. Dopo la riforma, il reato di pericolo è rimasto in forma assai attenuata e con una prescrizione molto rapida, mentre viene perseguito quando effettivamente è stato arrecato un danno ai soci. Ai tempi di Mani pulite, il falso in bilancio era il classico sistema per incastrare imprenditori sui quali non erano emersi fenomeni di corruzione e concussione.). Berlusconi è in attesa dell’archiviazione dell’indagine Telecinco (dopo che il tribunale spagnolo ha assolto tutti gli otto imputati per i quali è già stato celebrato il processo), mentre resta imputato o indagato in altri quattro processi: due per diritti televisivi, uno per il caso Mills e uno per le intercettazioni telefoniche con Agostino Saccà, l’ex direttore di Rai Fiction”.
Di tutti i 22 procedimenti mi sono stati forniti data e numeri di protocollo. Al contrario di quanto ha scritto Travaglio, Berlusconi non risulta mai indagato per droga e per quanto riguarda la P2 risulta assolto dal pretore e amnistiato in Appello. Le indagini penali su Milan e Publitalia iniziano dopo la discesa in campo di Berlusconi. Non è vero che Berlusconi è stato assolto per insufficienza di prove dal processo sulle tangenti alla Guardia di Finanza che fece precipitare la crisi del suo primo governo. Su quattro capi di imputazione, per tre ha avuto l’assoluzione per non aver commesso il fatto e solo per il quarto l’insufficienza di prove.
Non ho né la veste, né soprattutto la voglia di sostituirmi all’avvocato Ghedini. Ho scritto e ripetuto negli anni che Berlusconi, come tutti gli imprenditori, non è una mammola. Ma che trovo del tutto anormale che questa bufera giudiziaria gli sia stata scatenata addosso solo dopo il suo ingresso in politica. Se l’opinione pubblica lo ritenesse un mascalzone stragista, non lo avrebbe rieletto per acclamazione.
Un’ultima cosa. Travaglio ricorda che mia moglie era ‘vicina a Squillante’. Mi permetto di ricordare che Renato Squillante era presidente della sezione gip di Roma di cui mia moglie era giudice. Marco Travaglio è andato per un paio d’anni in vacanza con Giuseppe Ciuro, maresciallo della Finanza distaccato all’Antimafia e fonte preziosa per i giornalisti di passaggio. Ciuro sarà poi condannato per violazione del sistema informatico della Procura di Palermo e per favoreggiamento del ‘re delle cliniche’ Michele Aiello, condannato a sua volta in primo grado a 14 anni per associazione mafiosa. Il legale di Aiello ha detto che il suo cliente, su segnalazione del maresciallo, pagò un soggiorno in albergo di Travaglio. Travaglio ha smentito. Ma alla fine della fiera, giudichi il lettore qual è la situazione più imbarazzante.
Grazie e cordialità,
Bruno Vespa

RISPOSTA A BRUNO VESPA
di Marco Travaglio, l'Unità, 8 ottobre 2008

Bruno Vespa continua a mentire in questa lettera, come l’altra sera a “Porta a Porta”. Del resto, se la sua fonte super partes sono “gli avvocati di Berlusconi e della Fininvest”, la cosa è comprensibile. I processi al Cavaliere non sono né 66, né 26, né 22: sono i 17 (non 15, come risultava da un refuso) che ho elencato nel mio articolo. Il fatto che Di Pietro, nel ’93, dicesse che Berlusconi non pagava i partiti cash, ma con sconti sugli spot, dipende dal fatto che allora non risultavano ancora i 23 miliardi girati dalla Fininvest a Craxi tramite i conti esteri di All Iberian (scoperti sono tre anni dopo). Né all’epoca Di Pietro poteva prevedere che un anno dopo un sottufficiale della Finanza avrebbe confessato una tangente Fininvest dopo una verifica fiscale; che due anni dopo Stefania Ariosto avrebbe raccontato le mazzette di Previti ad alcuni giudici romani con soldi Fininvest; che dal ’93 in poi numerosi mafiosi collaboratori di giustizia avrebbero raccontato di rapporti fra il duo Dell’Utri-Berlusconi e la mafia; né che Mediaset avrebbe occultato negli anni seguenti centinaia di miliardi di fondi neri su 64 società off-shore; né che il Cavaliere avrebbe tentato nel 2007 di comprare senatori dell’Unione e di sistemare a Raifiction alcune ragazze del suo harem; e così via.
Altre balle assortite. 1) Per le tangenti alla Finanza, Berlusconi non è stato “assolto con formula piena”:condannato in primo grado per corruzione, dichiarato colpevole ma prescritto in appello grazie alle attenuanti generiche, è stato assolto in Cassazione con formula dubitativa (la Suprema Corte scrive “insufficienza probatoria” e cita il comma 2 dell’art.530 del Codice di procedura penale che assorbe la vecchia insufficienza di prove). 2) Non è vero che l’invito a comparire per le mazzette alla Finanza fu “notificata a Berlusconi dal Corriere della sera”: la sera del 21 novembre ’94 i carabinieri che lo attendevano a Roma gli telefonarono mentre lui stava a Napoli e gli lessero il contenuto dell’atto, dunque è falso che l’indomani 22 novembre lui non sapesse nulla quando la notizia, ormai non più coperta da segreto, fu pubblicata dal Corriere. 3) Vespa, con grave sprezzo del ridicolo, scrive poi che “contrariamente alle voci correnti”, Berlusconi “non è stato assolto grazie alle discusse ‘leggi ad personam’”. Spiacente di deluderlo, ma Berlusconi l’ha fatta franca per ben 5 volte (su 12) grazie alle leggi ad personam fatte da lui e usate da lui: 2 volte (nei processi per falso in bilancio All Iberian/2 e Sme-Ariosto/2) perché “il fatto non è più previsto dalla legge come reato”, nel senso che il premier Berlusconi ha depenalizzato il reato dell’imputato Berlusconi; e altre 3 volte per altre fattispecie di falso in bilancio che, pur rimanendo reato, hanno visto ridursi la pena e dimezzarsi i termini di prescrizione grazie alla stessa “autoriforma” Berlusconi (caso Lentini, bilanci Fininvest 1988-’92, 1500 miliardi di fondi neri nel consolidato Fininvest). Parlando di un altro processo, la signora Augusta Iannini in Vespa ha recentemente scritto a Dagospia che “non si è mai visto un proscioglimento pieno (fatto non costituisce reato e fatto non sussiste) determinato dalla concessione delle attenuanti generiche che, invece, rilevano per l’applicazione della prescrizione”. Mi associo. 4) “Berlusconi mai indagato per droga”: invece lo fu nel 1983 dalla Guardia di Finanza, indagine poi archiviata. 5) “Per quanto riguarda la P2 risulta assolto dal pretore e amnistiato in Appello”:appunto, come avevo già scritto io, senza la provvidenziale amnistia del 1989 la Corte d’appello di Venezia, ritenendolo colpevole di falsa testimonianza, l’avrebbe condannato. 6) “Le indagini penali su Milan e Publitalia iniziano dopo la discesa in campo di Berlusconi”. Falso: le indagini sul Milan nascono a Torino nel 1993, e quelle sui fondi neri di Publitalia a Milano sempre nel ’93. Berlusconi scende in campo nel gennaio 1994. 7) “Il processo sulle tangenti alla Guardia di Finanza fece precipitare la crisi del suo primo governo”. Falso. Il gip di Brescia Carlo Bianchetti, nell’ordinanza del 15 maggio 2001 con cui archivia (su richiesta della stessa Procura) la denuncia berlusconiana contro il pool di Milano per attentato a organo costituzionale, scrive: “Alla causazione del cosiddetto ‘ribaltone’, è stata sostanzialmente estranea la vicenda dell’invito a presentarsi, dal momento che, secondo la testimonianza dell’allora ministro Maroni, la decisione della Lega Nord di “sfiduciare” il governo Berlusconi (decisione che era stata determinante nella caduta dell’Esecutivo) era stata formalizzata il 6 novembre 1994,e perciò due settimane prima della pubblicazione della notizia dell’invio all’on.Berlusconi dell’invito a presentarsi; trovava comunque le sue radici in un insanabile contrasto tra la Lega Nord e gli altri partiti del cosiddetto Polo delle libertà, risalente alla fine dell’agosto 1994, allorché l’on. Bossi era venuto a sapere dell’intenzione del capo del governo di ‘andare alle elezioni anticipate in autunno’”. Strano che lo “storico” Vespa ignori tutto questo. 8) Se avesse letto quell’ordinanza, seguita ad anni di indagini e di testimonianze di tutti i protagonisti della vita politica e giudiziaria di quegli anni, il nostro storico improvvisato saprebbe anche che “l’impegno politico del denunciante (Berlusconi, ndr) e le indagini ai suoi danni non si pongono in rapporto di causa ed effetto; la prosecuzione di indagini già iniziate e l’avvio di ulteriori indagini collegate in nessun modo possono connotarsi come attività giudiziaria originata dalla volontà di sanzionare il sopravvenuto impegno politico dell’indagato”. Anzi, Berlusconi confidò a Biagi e a Montanelli: “Se non entro in politica, mi mettono in galera e fallisco per debiti”. Missione compiuta. 10) Tralascio per carità di patria le infamie che, buon ultimo, il “dottor Fede” - come lo chiama affettuosamente l’amato Cavaliere mi rovescia addosso a proposito delle mie vacanze del 2003. Vacanze che non feci con il maresciallo Ciuro, ma con la mia famiglia in un residence dove aveva un villino anche il maresciallo Ciuro, che nessuno fino a quel momento aveva sospettato di nulla (diversamente dal giudice Squillante, che vedi libro del suo collega Misiani era chiacchierato da tempo immemorabile). Vacanze che ho pagato di tasca mia, come ho dimostrato non con una generica “smentita”, ma pubblicando la ricevuta della carta di credito e i due assegni. Se ho ricordato che la signora Vespa era vicina a Squillante, comunque, non è perché io dubiti dell’onestà della signora Iannini, che ho anche avuto l’occasione di conoscere: è perché dubito della serenità di Vespa quando si occupa con grande indulgenza di Previti, Squillante & C., e soprattutto quando invita a “Porta a Porta” i tre Guardasigilli (Castelli, Mastella, Alfano) che hanno nominato sua moglie direttore generale del ministero della Giustizia e, ultimamente, capo dell’ufficio legislativo. Quando Vespa difende le leggi ad personam o nega addirittura che siano ad personam, sta parlando anche del lavoro della sua signora. Il che, in un altro paese, potrebbe persino configurare un lievissimo conflitto d’interessi.
Nel salutare il “dottor Fede”, in arte Vespa, mi complimento con lui per essere riuscito a sponsorizzare il suo nuovo libro anche sull’unico giornale che non gli aveva ancora dedicato le consuete raffiche di anticipazioni e recensioni encomiastiche. E lo ringrazio di attribuirmi il merito dell’eccezionale longevità politica di Berlusconi. Ma temo che mi sopravvaluti: diversamente da lui, sono sprovvisto di scrivanie di ciliegio modello “Contratto con gli Italiani”.
Marco Travaglio