venerdì 17 ottobre 2008

Classi separate. Il problema era solo nel nome

Il nuovo modello scolastico della Lega: "Sì alle classi separate per stranieri". Alla Camera passa la mozione della Lega.

La mozione di Roberto Cota ha rischiato di determinare una frattura nella stessa maggioranza. Alcuni esponenti si sono dissociati in modo netto come i deputati del Pdl Nicolò Cristaldi e Mario Pepe. L'idea di combattere l'emarginazione creando classi speciali non ha convinto soprattutto il vice presidente dei deputati del Pdl, Italo Bocchino. L'idea sarà anche buona - ha osservato - ma la formulazione risulta alquanto infelice. Bocchino ha suggerito alla Lega di cambiare alcune parole: meglio chiamarle «classi di inserimento». Cota, relatore, che aveva al suo fianco il leader della Lega, Umberto Bossi, e il sottosegretario all'Istruzione, Giuseppe Pizza, per il governo, hanno accolto il suggerimento e la mozione è stata approvata.

Come a dire: il problema era solo il nome.
_________________________________

"Apartheid scolastica" di Fabio Evangelisti

"
Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione’. E’ quanto sostiene la Dichiarazione universale dei diritti umani.
Quando l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò questo documento, nel 1948, diversi milioni di esseri umani vivevano ancora in condizioni fortemente discriminatorie. Nel frattempo molte sono state le realtà nazionali che si sono mosse lungo il solco tracciato dall’Onu, mentre in Italia, a distanza di sessant’anni, si stanno ricreando, con netto ritardo legislativo e culturale, quelle medesime condizioni stigmatizzate dalla Dichiarazione dei diritti umani.
Fino ad oggi il dibattito in merito al fenomeno sociale della violenza contro gli immigrati e gli stranieri si era attestato quasi solo esclusivamente sul piano teorico, contemplando l’opportunità o meno di definire tale fenomeno con il nome di ‘razzismo’ o ‘xenofobia’. Da martedì, 14 ottobre 2008, invece, la questione puramente teorica si è trasformata in una questione squisitamente pratica, concreta, che va a toccare innanzi tutto i bambini e gli adolescenti di origine straniera.
Come deciso dall’Aula di Montecitorio, infatti, con la mozione a firma della Lega che prevede la programmazione di test di idoneità per gli studenti stranieri e di classi ‘ponte’ per quelli che non li supereranno, ogni cittadino italiano e ogni immigrato potrà ben vedere l’applicazione in termini concreti del termine ‘discriminazione’.
Eppure, i buoni propositi non sono mancati, persino tra esponenti del centrodestra come lo stesso Presidente Fini che ha dichiarato la necessità di ‘definire una via italiana all'integrazione che sia innovativa ed anticipatrice’ e che combatta ‘la tendenza all'isolamento, nostro e degli altri’. Parole valide, addirittura come quelle del leghista Cota, che con foga ha affermato che ‘le classi ponte servono a prevenire il razzismo’. Certo, quelli che si definiscono ‘padani’ hanno sempre brillato per arguzia, e, infatti, come poter confutare la tesi dell’on. Cota? Dopotutto, in classi esclusivamente ‘straniere’, magari addirittura monoetniche, monolinguistiche o monoculturali, come si potrebbe pensare a casi di razzismo o di xenofobia? D’altra parte, il sostegno giunto da parte del resto della maggioranza alla mozione della Lega ha dimostrato quanto il centrodestra sia ancora immaturo su certe questioni di respiro generale che afferiscono profondamente l’intero tessuto sociale del Paese e che dovrebbero essere affrontate al di là delle divisioni politiche e delle appartenenze partitiche. Nella scuola della Lega, infatti, non riusciamo a contemplare qualcosa di innovativo, anzi, come accadde per il Sudafrica pre-Mandela siamo tristi testimoni di un sistema di apartheid, di separazione dei diversi, che partirà proprio dal settore più delicato e che in maniera profonda contribuisce alla edificazione delle nuove generazioni: la scuola.
Una scuola che, invece, avevamo immaginato e proposto continuasse a rappresentare un’importante situazione di incontro, di reciproca conoscenza, di arricchimento culturale e socializzazione, di integrazione, in una società sempre più multiculturale. Un scuola in cui il Governo mirasse all'integrazione dei bambini stranieri, senza che questa si traducesse in un semplice processo di assimilazione, né tanto meno di omologazione, ma che tendesse effettivamente all'inserimento degli studenti immigrati nel contesto socio-culturale italiano. Una scuola costruttiva e propositiva, non una scuola di ‘stoccaggio’ e ‘rieducazione’ dove classi di serie A, italiane, restano lontane e divise da classi di serie B, straniere.
Una scuola, infine, che avrebbe potuto rappresentare una grande occasione di melting pot e che, come nell’esperienza americana, avrebbe saputo mettere insieme le culture e le etnie più diverse, offrendo la possibilità al nostro Paese di crescere ed affermarsi come una grande democrazia.
Colpire la prima tappa del percorso formativo delle future generazioni, costringendola a diventare una cattiva maestra di discriminazione e accantonamento delle diversità rappresenta umanamente e culturalmente la scelta più pericolosa che questo Governo abbia mai preso. "
articolo21.info

Nessun commento: