giovedì 21 giugno 2007

Lettera aperta di Claudio Martella

Ripubblichiamo la lettera aperta di Claudio Martella, pubblicata dal settimanale "Il Gallo" del 21 giugno 2007.

Chi ha governato Salve in questi 10 anni aveva una opportunità irripetibile. Le condizioni erano ideali, la congiuntura favorevole. Invece si è isolato nella sede comunale in un malinconico vuoto politico e culturale. Questo ha prodotto un distacco tra generazioni e chi più ne paga le conseguenze sono i giovani a cui non è stato mai chiesto in questi anni un parere su come loro vedevano Salve. Eppure sul tavolo dell’Amministrazione sono arrivate diverse proposte inoltrate da professionisti locali, associazioni, gruppi giovanili ed operatori turistici, rimaste però sempre inascoltate. L’attuale Amministrazione aveva una grande occasione: avrebbe dovuto rivoluzionare il nostro paese tenendo conto che non vi è stato ostruzionismo politico che ne rallentava l’azione amministrativa non avendo opposizione in Consiglio Comunale. Facendo un giro nella nostra comunità si trovano situazioni di grave degrado, ma non è su questo che mi voglio soffermare, piuttosto sul Turismo che dovrebbe essere la carta vincente per Salve. In questo settore è mancata una seria programmazione. Le nostre Marine stanno per scoppiare. La capacità di accoglienza delle nostre spiagge ha già superato il limite massimo. Ogni anno, durante l’estate, c’è chi segna sulla lavagna l’incremento (?) della presenza turistica. In queste condizioni però si sta distruggendo tutto. Fermiamoci per un momento e chiediamoci perché vengono da noi i turisti: arrivano nelle nostre Marine perché trovano ancora un territorio genuino e sano, per il mare pulito, per l’ospitalità e cordialità della nostra gente. Se devono trovare stabilimenti balneari che ogni anno si aggiungono sulla spiaggia, se nei pochi tratti liberi di arenile si deve fare la fila per piantare un ombrellone, se la macchia mediterranea è invasa da migliaia di veicoli al giorno, allora a queste condizioni il turista si ferma prima senza sorbirsi tanta strada. Chi ha avuto il mandato per governare Salve in questi dieci anni ha svenduto impunemente il territorio ed il nostro arenile, e cosi facendo non ha tutelato nemmeno gli operatori turistici locali che hanno investito le loro risorse. A questo punto è necessario fermarsi a riflettere, altrimenti sbatteremo tutti, nessuno escluso, contro un muro con la probabilità seria di danni irreversibili. Il flusso dei turisti va regolato diversamente, destagionalizzato, altrimenti conteremo solo i danni di questo turismo “mordi e fuggi”. Non ci rendiamo conto che è in atto una forma di cannibalismo ed i giovani tra qualche anno si troveranno derubati di un territorio che una volta era incontaminato. In questo caso a chi chiederanno i danni? L’Amministrazione Comunale di cui facevo parte aveva approvato un programma con uno studio di sviluppo turistico ecosostenibile diverso. Anche il Ministero del Turismo di allora aveva approvato l’iniziativa. Chi ha amministrato il paese in questi ultimi dieci anni ha prodotto un irrazionale consumo del suolo salvese, favorendo la cementificazione del territorio. E’ sotto gli occhi di tutti un perverso intreccio tecnico-politico senza precedenti nel nostro paese. Non è certamente questo il modo di governare una comunità: sarà pure stata fatta qualche piazza, rotatoria o piantato qualche palma, ma è mancato in tutto questo tempo un progetto di crescita a largo respiro che facesse fare il salto di qualità che il nostro paese merita. Insomma è mancata la missione, la passione politica, sono subentrate altre faccende che non hanno parlato al cuore dei salvesi. La politica vera, e il tempo lo ha dimostrato, è invece quella di chi sa trasmettere alla comunità il calore di una missione collettiva e sa fare sempre prevalere l’interesse generale. Abbiamo bisogno di ritrovare e trasmettere alle nuove generazioni la passione per la politica. Abbiamo bisogno di stare con i piedi ben fermi in terra, e insieme di tornare a sognare. Anche quel che sembra irraggiungibile, un’utopia. Ci sono dei versi molto belli che spiegano tutto questo: i versi di un grande scrittore sudamericano (Eduardo Galeano) “Lei sta all’orizzonte”. “Mi avvicino di due passi, lei si allontana di due passi. Cammino per dieci passi e l’orizzonte si sposta dieci passi più in là. Per quanto io cammini non la raggiungerò mai. A cosa serve l’utopia? Serve proprio a questo: a camminare”.
Claudio Martella