giovedì 27 novembre 2008

Per la Sinistra. L'appuntamento è il 13 dicembre

Decisione confermata, ci si vede a Roma sabato 13 dicembre prossimo per varare “Per la Sinistra”. Di questo si è discusso il 27 novembre attorno al “Tavolo della Costituente di Sinistra” allestito anche questa volta nel salone della Casa internazionale delle donne. A fissare l’appuntamento di metà dicembre era stato il Documento “Costruire la Sinistra: il tempo è adesso” presentato lo scorso 7 novembre in una conferenza stampa alla quale parteciparono, tra gli altri, Moni Ovadia, Maria Luisa Boccia, Giorgio Parisi, Claudio Fava, Nichi Vendola, Paolo Cento e Umberto Guidoni, e poi sottoscritto da migliaia di donne e uomini attraverso la rete e nelle tante iniziative che si sono tenute nelle diverse città di Italia.

E sono proprio i tanti firmatari del Documento, i gruppi e le associazioni nati localmente attorno alla speranza che il tempo per costruire una nuova sinistra sia arrivato, che hanno voglia di spendere tempo e passione per un progetto concreto, che dovranno essere i protagonisti del 13 dicembre. Per organizzare, nel poco tempo che ci separa da quella data, l’incontro è stato individuato un gruppo di lavoro nazionale che ha il compito di preparare l’assemblea e di raccordarsi con il territorio. All’inizio della prossima settimana , quindi, per conoscere luogo e orario precisi, programma dettagliato dell’incontro.

Il Documento

mercoledì 26 novembre 2008

Partecipazione. Spot istituzionale della Regione Puglia


martedì 25 novembre 2008

Milano: il Comune nega riconoscimento ad Enzo Biagi. E a Saviano niente cittadinanza onoraria

Il giornalista Enzo Biagi, scomparso lo scorso anno, non riceverà la grande medaglia d'oro alla benemerenza civica del Comune di Milano. Dopo la fumata nera di lunedì notte, la commissione per l'assegnazione delle onorificenze non ha accolto la candidatura presentata dal centrosinistra e a suo tempo sostenuta anche dal sindaco di Milano, Letizia Moratti. Tutta la maggioranza di centrodestra ha infatti votato contro a un riconoscimento che, per essere assegnato, avrebbe dovuto ottenere i 4/5 dell'assise. Non è passata nemmeno la proposta di dare allo scrittore Roberto Saviano la cittadinanza onoraria, e come bastasse a compensare "la mancanza". Milano organizzerà una giornata di approfondimento sui temi della camorra invitando l'autore di 'Gomorra'.

«Dopo aver onorato la memoria di Biagi con l'iscrizione al Famedio del cimitero monumentale - ha spiegato Gallera, capogruppo di Forza Italia - la sua candidatura alla grande medaglia d'oro non era per rendere un merito alla persona, ma per farne uno strumento politico. Noi ci siamo voluti sottrarre a questo gioco». Il consigliere della sinistra, Basilio Rizzo, ha deciso di non partecipare al voto sulle altre onorificenze, dopo aver preso atto dell'orientamento contrario del centrodestra, stigmatizzando «la vittoria dei veti e dei soggiacimenti ai veti». «Triste rammarico per l'assenza di Biagi - è il commento di Pierfrancesco Majorino - non ci aspettavamo che il centrodestra contraddicesse la volontà del sindaco. Il nostro pensiero e il nostro abbraccio va ora ai familiari».

La grande medaglia d'oro negata a Biagi, è stata invece assegnata alla Mondadori, al Conservatorio di Milano e al critico Raffaele Degrada. Tra gli altri benemeriti Nedo Fiano, sopravvissuto ad Auschwitz, don Antonio Sciortino, direttore di Famiglia Cristiana, e Stefano Borgonovo e il chirurgo Mario Melazzini, entrambi affetti da Sla.

Inoltre, dopo la bocciatura alla grande medaglia d'oro, il sindaco di Milano ha escluso che proporrà di sua spontanea volontà un'intitolazione di una via della città al giornalista. «Lasciamo un attimo - ha affermato Letizia Moratti - che queste divergenze di opinione si sedimentino: la memoria deve essere onorata anche con la pacificazione, che credo sia altrettanto importante».
«In questo momento - ha poi aggiunto a precisa domanda sull'intenzione di titolargli una via - non mi sento di proporre niente».

L'ipotesi di omaggiare Biagi con un riconoscimento toponomastico in alternativa alla benemerenza civica era stata caldeggiata durante le concitate ore della discussione in commissione, ma poi era naufragata vista la contrarietà del centrosinistra a ritirare la candidatura del giornalista. «La medaglia d'oro, per regolamento, - ha quindi aggiunto - viene conferita quando c'è una maggioranza ampia, quindi non mi sento di dare nessun tipo di giudizio».

«Mi auguro - ha poi concluso il sindaco - che le divergenze di opinione non alterino la memoria che Milano e tutti noi manteniamo di un grande giornalista».
l'Unità.it

PD. Tre fatti, tre reazioni

Fatto n.1.

Riccardo Villari viene eletto Presidente della Commissione di Vigilanza RAI anche grazie ai voti della maggioranza berlusconiana. Il centro-sinistra insorge e propone il nome di Sergio Zavoli, che sarebbe bene accetto anche dal centro-destra. Villari avrebbe dunque dovuto dimettersi per far posto a Zavoli, neo-candidato del partito veltroniano dopo che per ben 44 volte non si era riusciti a trovare il consenso sul nome di Leoluca Orlando, espressione dell’IDV di Antonio Di Pietro. Nella logica dei pesi e contrappesi (leggi: pugnalate e contropugnalate, n.d.r.) della partitocrazia sarebbe tornato tutto a posto, senonché Villari non si dimette affatto e Zavoli resta in panchina.

Fatto n.2.

Nel corso di un programma televisivo sul tema della Commissione di Viglianza RAI il Latorre (PD) passa un sottile foglietto di carta - che subito la stampa definisce un “pizzino” - a Bocchino (PdL) suggerendogli di citare il caso della Corte Costituzionale per indicare come in quella occasione il PdL avesse ceduto su Pecorella (e che quindi non ci sarebbe stato nulla di strano se anche il PD avesse ceduto su Orlando, n.d.r.). Il tutto è documentato da Striscia la Notizia.

Fatto n.3.

La senatrice Paola Binetti associa l’omosessualità alla pedofilia. Il movimento gay insorge.

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Reazione n.1.

Villari è espulso dal Gruppo del PD al Senato.

Reazione n.2.

Di Pietro chiede a Veltroni un’istruttoria sul caso. Non pervenuta la risposta di Veltroni.

Reazione n.3.

Veltroni si smarca.

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Morale della favola.

Fulmini immediati per chi osa sfidare le logiche partitocratiche. Un buffetto sulla guancia per chi suggerisce al nemico come battere l’alleato. E la Binetti pensi un po’ quello che vuole, tanto a noi checcenefrega?

mentecritica.net

lunedì 24 novembre 2008

Mani pulite? Mise fine a 50 anni di progresso e benessere

"Mani pulite mise fine a 50 anni di benessere". L'affondo politico rriva al termine di una giornata fitta di impegni a sostegno di Gianni Chiodi, il candidato del Pdl alla presidenza della Regione Abruzzo. In un comizio a Pescara Silvio Berlusconi dà la sua lettura di Mani Pulite: nel 1992 la magistratura "iniziò un'azione verso i cinque partiti democratici che, pur con molti errori, erano riusciti a garantire anni di progresso e benessere". Nessun riferimento esplicito, almeno in questo passaggio, ad Antonio Di Pietro, che però il presidente del Consiglio nomina in un momento successivo del suo intervento. Al nome del leader dell'Italia dei Valori la platea reagisce con dei fischi e il Cavaliere commenta: "Intervento sgraziato ma efficace".

In precedenza, nei vari appuntamenti della giornata, il presidente del Consiglio, aveva lanciato attacchi ai giornalisti della Rai, alla sinistra che "diffonde pessimismo, con il donchisciottesco" pacchetto Ue per il clima".

Mani Pulite.
Nella visione di Berlusconi "quella magistratura fece scomparire Dc, Psi, Psdi, Pri e Pli". Fu quella situazione a determinare la sua scelta: "E' lì che abbiamo iniziato la nostra avventura di libertà. Ci trovammo in una situazione per cui noi cittadini che non avevamo mai pensato di scendere in politica avevamo di fronte una realtà per cui le elezioni del 1994 avrebbero comportato il Pci e i suoi alleati con il 34% dei voti a occupare l'82% dei seggi parlamentari. Questo era il risultato di accurate indagini che mi furono proposte nel giugno del 1993. Trasalii pensando che il Paese non potesse consegnarsi a chi aveva nel proprio credo e simbolo quella falce e martello che la storia ci aveva insegnato come simbolo di paura, terrore, Stato poliziesco e morte". "Decidemmo in alcuni - conclude Berlusconi - di lasciare le nostre professioni e dedicarci al Paese.
Le cose non sono molto cambiate da allora: la sinistra è rimasta la stessa, professionisti della politica che prendono a pretesto per fare polemica cose di buon senso come questa che abbiamo fatto per la riforma della scuola".

Il clima e il piano Ue.
Berlusconi afferma che in un momento in cui "c'è la crisi economica, mi sembra esagerato che l'Europa voglia farsi portabandiera nella battaglia sul clima". "Non c'è un accordo con gli altri Paesi come la Cina, gli Stati Uniti" e quindi "mi sembra un'opera donchisciottesca" quella portata avanti dell'Unione Europea, ribadisce il premier. "Si tratta comunque - aggiunge - di un giusto obiettivo da perseguire ed è fondamentale perseguirlo".

L'abbronzatura di Obama e Naomi.
Nonostante le aspre polemiche seguite a quella che ha sempre difeso definendola "una carineria", Berlusconi torna sull'"abbronzatura" del presidente eletto degli Stati Uniti: "Volevo fargli un complimento. Vorremmo tutti essere abbronzati come Naomi Campbell e Obama".

Gli insulti dei conduttori Rai.
"Sembra che ci sia un passaparola da parte di tutti i conduttori della Rai che stanno a sinistra per far convergere sul premier prese in giro e a volte insulti, oltraggi e molto spesso menzogne". Berlusconi continua a puntare il dito contro quelle trasmissioni tv che dileggiano il presidente del Consiglio. E ripete di avere invitato i ministri a non prestarsi a "risse in tv". Quanto alla situazione determinatasi in commissione di Vigilanza, la definisce "kafkiana" e assicura: "Noi non possiamo incidere in nulla".

Belusconi poi ripropone la sua ricetta per fronteggiare e superare la crisi economica: "Le imprese si reggono sui consumi. E' perciò sui consumatori che dobbiamo fare leva perché le dimensioni della crisi dell'economia reale non siano estreme. Solo questo può fermare un circolo vizioso che va interrotto con forti iniezioni di speranza e fiducia, guardando in faccia la realtà, come noi stiamo facendo".

rainews24.it

sabato 22 novembre 2008

Un saluto al Compagno Curzi


Il ritratto di SkyTG24

È morto a Roma dopo una lunga malattia Sandro Curzi. Nato a Roma il 4 marzo 1930, aveva 78 anni. Alle 17 sarà allestita la camera ardente in Campidoglio. E sempre in Campidoglio si svolgeranno lunedì alle 11.30 i funerali laici.

IL PADRE DEL TG3 - Resistente partigiano a 13 anni, comunista iscritto già a 14, chiamato a 19 anni da Enrico Berlinguer a ricostruire la Federazione giovanile comunista italiana (Fgci), Curzi ha vissuto tutta la sua vita fedele, pur senza rigidità, alle idee di gioventù passando con Fausto Bertinotti a Rifondazione Comunista alla fine degli anni '90. Il suo impegno politico si è svolto all'interno dei mass media, dal primo articolo, quando era ancora adolescente, sull'Unità «clandestina» per raccontare l'assassinio di uno studente da parte di fascisti repubblichini, al ruolo di capo redattore nel mensile della Fgci Gioventù nuova, diretto da Enrico Berlinguer, fino alla vice direzione di Paese Sera, alla direzione del Tg3 e a quella di Liberazione. Curzi ottenne nel 1944, nonostante la minore età, la tessera del Pci. Tra il '47 e il '48 lavora al settimanale Pattuglia insieme a Giulio Pontecorvo e, nel '49, a la Repubblica d'Italia fino a diventare capo redattore di Gioventù nuova diretta da Enrico Berlinguer.

Inviato nel '51 nel Polesine per raccontare le conseguenze dell'alluvione, vi rimane come segretario della Fgci. Nel '56 fonda Nuova generazione e nel '59 passa all'Unità, organo del Pci per il quale l'anno successivo viene inviato in Algeria per seguire la fasi dell'indipendenza. Lì intervista il capo del Fronte di Liberazione Ben Bellah. Dopo essere stato direttore dell'Unità, nel 1964 diventa responsabile stampa e propaganda della direzione del Pci. Negli anni '60 collabora fra l'altro alla crescita della radio Oggi in Italia che trasmetteva da Praga ed era seguita in molte parti d'Europa da emigranti italiani. La stagione più calda, quella del '68 e poi dell'autunno del '69, della strage di Piazza Fontana e dei fatti che seguirono nei primi anni '70, Curzi la seguì da vice direttore di Paese Sera.

NEGLI ANNI SETTANTA L'IMPEGNO CON LA TV - Dalla metà degli anni '70 arriva l'impegno con la televisione: entra infatti in Rai nel 1975 con un bando di concorso indetto per l'assunzione di giornalisti di «chiara fama» disposti a lavorare come redattori ordinari e comincia dal Gr1 diretto da Sergio Zavoli. Nel '76, con Biagio Agnes e Alberto La Volpe, dà vita alla terza rete televisiva della Rai mentre nel 1978 è condirettore del Tg3 diretto da Biagio Agnes. In questa veste "scopre" Michele Santoro e collabora alla realizzazione del programma Samarcanda.

TG3, IMPRONTA INCONFONDIBILE - Diventa direttore del Tg3 nel 1987 dando al telegiornale una impronta inconfondibile, veloce e aggressiva che dà voce alle istanze della sinistra italiana interpretando gli umori di una crescente insofferenza verso la cosiddetta prima Repubblica. Soprannominato per questo, dagli avversari politici, «Telekabul» (dalla capitale dell'Afghanistan occupata dall'Urss negli anni '70), il Tg3 cresce in spettatori (da poco più di 300 mila ai 3 milioni del '91) e autorevolezza.

COMUNISTA E ANTIFASCISTA CONVINTO - Nel '92 pubblica con Corradino Mineo il libro «Giù le mani dalla Tv» (Sperling e Kupfer) e nel '93, in contrasto con il nuovo consiglio d'amministrazione della cosiddetta Rai dei professori (direttore generale Gianni Locatelli e presidente Claudio Demattè), si dimette. Passa prima a dirigere il Tg dell'allora Tele Montecarlo e poi, dal 1998 al 2005, dirige Liberazione.

Dal 2005, eletto con i voti di Rifondazione, dei Verdi e della sinistra del Pds, era consigliere d'amministrazione della Rai di cui per tre mesi è stato anche presidente in qualità di consigliere anziano, prima di lasciare il posto a Claudio Petruccioli. Comunista e antifascista convinto, politico abile, Curzi si è spesso distinto per posizioni non banali e non sempre in linea con i diktat di partito: basti pensare alle aperture, allora non scontate, del suo Tg3 alle posizioni di Papa Giovanni Paolo II o, più di recente in Rai, all'astensione sulla proposta di licenziamento del direttore di Rai fiction, Agostino Saccà. Tra le sue esperienze va ricordata nel '94 la pubblicazione del libro «Il compagno scomodo» (Mondadori) e nel '95 una curiosa partecipazione al Festival di Sanremo dove canta nel gruppo «La riserva indiana» col nome, palesemente autoironico per chi era stato soprannominato Kojak, di grande capo Vento nei Capelli, eseguendo la canzone «Troppo sole». Era sposato dal 1954 con Bruna Bellonzi, anch'essa giornalista. Era padre di Candida Curzi, giornalista dell'Ansa.

articolo21.info


mercoledì 19 novembre 2008

La prima volta...

«Omicidio volontario». Queste due parole, perentorie, ricorrono oggi (ieri 18.11.08, ndr) nelle aperture dei principali quotidiani italiani: Corriere della Sera, Repubblica, Messaggero, La Stampa, L’Unità, Il Manifesto, Liberazione (uniche eccezioni Libero e Il Giornale, sulle cui prime pagine non si dà notizia del processo). La decisione del gup di Torino, Francesco Gianfrotta, di procedere con il rinvio a giudizio per tutti gli imputati della Thyssen è considerata dalla stampa come un fatto storico nella lotta alle morti sul lavoro.
«Un evento straordinario, e potremmo aggiungere straordinariamente positivo, se il contesto che l’ha determinato non fosse una delle peggiori stragi di operai che questo disgraziato paese ricordi», scrive Loris Campetti sul Manifesto: «Per la prima volta un tribunale italiano si esprimerà sull’ipotesi che la responsabilità degli omicidi non sia soltanto individuale ma dell’azienda, e che il colpevole abbia agito conoscendo il rischio imposto ai suoi dipendenti pur di ridurre le spese sulla sicurezza dell’impianto e degli addetti. Meno costi più incassi». Il giornalista ricorda poi che i dirigenti della multinazionale «sapevano ed erano responsabili dell’esistenza di tre livelli di sicurezza: quello massimo in Germania, uno appena tollerabile nello stabilimento di Terni, uno inaccettabile nello stabilimento torinese condannato alla chiusura».
«Per la prima volta nella storia del diritto italiano, una sentenza stabilisce che i morti sul lavoro possono essere di più: possono essere ritenuti uccisi, assassinati dalla noncuranza dei loro dirigenti», sottolinea Maurizio Crosetti nell’editoriale di Repubblica: «Perdere la vita lavorando, perché le aziende non fanno di tutto per garantire la sicurezza, e anzi rimandano ogni volta gli investimenti a tutela della salute accettando il rischio (come nel caso della Thyssen), equivale a un omicidio». Forse non è un caso, aggiunge Crosetti, «se stavolta i giudici arrivano prima dei politici, degli analisti economici e persino dei sindacati»
Anche il procuratore di Torino Raffaele Guariniello, in un’intervista apparsa oggi sempre su Repubblica, parla di «un fatto certamente storico». Non è mai successo prima, ha ricordato, «che un giudice rinvii a giudizio un manager per omicidio volontario con dolo eventuale in relazione a un incidente sul lavoro. Questo reato esiste da tempo nel nostro codice penale ma non era mai stato contestato in circostanze simili». Il pm è poi tornato su una proposta da lui avanzata da tempo, quella di creare un coordinamento nazionale per indagare su questo tipo di incidenti: «È possibile avere una giustizia rapida e incisiva, ma non dappertutto. Purtroppo in Italia non esiste un criterio omogeneo di valutazione di questi reati. Occorrerebbe specializzare dei magistrati che perseguono questo tipo di reati. Creare una procura nazionale che indaghi sulla piaga degli infortuni sul lavoro potrebbe essere un primo passo».
Di diverso avviso il presidente del Comitato tecnico di Confindustria sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, Samy Gattegno: «Sono stupito e perplesso, l’accusa di omicidio volontario mi sembra di una gravità eccessiva, non mi pare che vi siano fatti tali da giustificare tale impostazione. Decideranno i giudici e la loro decisione sarà sovrana, ma confido che durante il percorso processuale saranno portate alla luce le vere responsabilità». Per Gattegno «quella sera alla Thyssen si è consumato un fatto gravissimo e sono convinto che la verità sarà accertata. Non so quali elementi abbia in mano la magistratura, ma so che il personale è la risorsa più pregiata che un’azienda possa avere, credo che non esista imprenditore che volutamente trascuri il tema della sicurezza. Lo dimostra il fatto che in tanti casi è il capo dell’azienda a morire assieme ai suoi operai, come si è visto anche a Bologna».
«La formulazione del giudice mi ha sorpreso. Rispetto la decisione, ma davanti alla Corte l’accusa si ridurrà», ha detto Ezio Audisio, legale dell’amministratore delegato Thyssen Harald Espenhahn, in una conversazione con il Corriere della Sera. L’avvocato ricorda di «non avere mai chiesto che non si facesse il processo, ma che lo si facesse per un fatto colposo, come suggeriscono le risultanze delle indagini». In vista della prima udienza in Corte d’Assise, fissata per il 15 gennaio prossimo, precisa: «Restiamo convinti che questa disposizione di giudizio troverà un ridimensionamento: trattandosi di un rinvio a giudizio, quella del giudice è una decisione che non entra nel merito delle responsabilità. Crediamo che la nostra tesi possa trovare accoglimento quando si affronterà la questione in fase dibattimentale».
carta.org

ROMA - La decisione del giudice per l'udienza preliminare ha lasciato "perplessa" Confindustria. La notte del 6 dicembre 2007 a Torino, nel drammatico incendio della Thyssen Krupp persero la vita sei operai: ieri il gup Francesco Gianfrotta ha stabilito che l'amministratore delegato del gruppo, Harald Espenhahn, dovrà rispondere di omicidio volontario con dolo eventuale. Altri cinque dirigenti e dipendenti della Thyssen sono stati rinviati a giudizio per omicidio colposo per colpa cosciente.

Il processo che si aprirà a gennaio riguarderà anche l'azienda nella veste di persona giuridica. E sarà la prima volta che ciò accadrà. Come sarà la prima volta che l'amministratore delegato di un'azienda risponderà all'accusa di omicidio volontario con dolo eventuale. Samy Gattegno è il presidente del Comitato tecnico di Confindustria sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Un organismo "nuovo", nato con la leadership di Emma Marcegaglia che ha ereditato il vertice dell'associazione pochi mesi dopo la tragedia di Torino e che ha sempre detto di voler fare della sicurezza uno dei temi portanti della "sua" Confindustria.

Presidente Gattegno, cosa pensa della decisione del gup di Torino?
"A dire il vero ne sono stupito e perplesso. Sono convinto che la magistratura, nella sua autonomia, saprà effettuare le giuste valutazioni sul caso e che la giustizia farà il suo corso, ma l'accusa di omicidio volontario mi sembra di una gravità eccessiva" (continua)

Ballarò o... Berlusconi show



Il presidente del Consiglio Berlusconi è intervenuto a sorpresa nella trasmissione Ballarò, annunciando che querelerà Antonio Di Pietro se quest’ultimo non lo denuncerà. Ma: a che serve denunciare il premier se non può essere giudicato, per via del Lodo Alfano?
E' stato un intervento per replicare alle affermazioni di alcuni ospiti presenti, come Guglielmo Epifani e Pierluigi Bersani, ma soprattutto per smentire le affermazioni di Antonio Di Pietro, che peraltro era assente ma lo aveva accusato di essere un corruttore e di avere tentato di portare dalla sua parte dapprima lo stesso ex pm (ai tempi del primo governo) e poi il candidato delle opposizioni alla presidenza della commissione di Vigilanza della Rai, Leoluca Orlando, e da ultimo il presidente Riccardo Villari che come Giuda si sarebbe venduto per trenta denari, secondo il leader dell'Idv. Inoltre, il premier ha dichiarato che l’opposizione è antidemocratica ed il povero Epifani è stato dichiarato dittatore e responsabile di aver suggerito alla sinistra di far fallire la trattativa Alitalia.
In ogni modo rimane un mistero l’incontro a Palazzo Grazioli tra lo stesso premier, alcuni ministri, la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia e i segretari di Cisl e Uil, che ha scatenato tante polemiche proprio per l’assenza della Cgil. “Si è fatto un incontro ma non a casa mia, e non per cena. Ero stato io stesso invitato". Ha dichiarato il premier.
Rimane poi da capire il perché non hanno voluto, sia maggioranza che opposizione, Leoluca Orlando alla presidenza della Rai. Forse perché avrebbe funzionato veramente?
Comunque, Pd e Pdl pare abbiano trovato un accordo sulla presidenza della commissione di Vigilanza Rai, il giovane Sergio Zavoli. L’Italia? "Non è un paese per giovani".

Riceviamo e pubblichiamo

QUESTO CONTRIBUTO E’ SCRITTO CON LINGUAGGIO OFFENSIVO. SE NON LO TOLLERI, NON CONTINUARE E CLICCA QUI. SE CONTINUI LO FAI PER TUA SCELTA E QUINDI, DOPO, NON ROMPERE CHE QUA GIA’ CI GIRANO.

Ridere piangere lottare
di Luigi

"Questo è solo un inutile e necessario sfogo momentaneo

Sono un compagno, 23 anni, universitario, nel mio minuscolo politicamente impegnato e ho sempre creduto nel diffondere le idee del socialismo, con le parole, solo parole e atti pacifici. Sono sempre stato convinto che per cambiare il mondo bisogna rendere partecipi tutti e cercare di cambiare, di convincere di far capire e conoscere le nostre idee, che poi servono a tutti.
Bene.
Ho quindi sempre cercato di parlare coi ragazzi di destra (brrr che parola...), che hanno le loro idee, ma mi rendo sempre più conto che è mooolto difficile parlare con queste persone, soprattutto nel clima in cui sta naufragando di questi tempi l'Italia.
Nella casa di Lecce, dove studio, ho con me due ragazzi di destra, quindi con le loro idee: un miscuglio medievale di fascismo del diciannove, democristianismo, berlusconismo, che non mi fa capire bene di che pasta sono fatti.
Ora, già per me capire come possa pensare una persona di destra è incomprensibile (ma forse è solo una mia chiusura mentale), ma che un giovane, studente universitario, ma anche liceale, sia di destra... è proprio triste, ma triste triste!!
Ultimamente per quanto mi applichi ad aprire un dialogo con loro proprio non riesco se non per pochissimo, ma come si fa quando questa gente non ne ha la minima voglia di aprire un dialogo, non ha il minimo spunto di curiosità per nulla che non sia una partita di calcio, un film porno, questa gente che passa tutto il proprio tempo davanti alla tv a farsi rimbecillire volontariamente, rincoglionire con studioaperto, lucignoli, programmi spazzatura ammassati nelle strade dei loro cervellini.
Questa gente, questi ragazzi che inneggiano a mussolini (si con la lettera minuscola) e non sanno nulla di storia, che non conoscono nulla dell'Italia dal quarantacinque in poi, che cantano inni fascisti e ignorano Piazza Fontana Stazione di Bologna P2 Nar e quant'altro...
Questi che sono individualisti, che non prendono in affitto camere doppie, che non offrono i biscotti, che non sono divertenti, che non capiscono l'arte, che non sanno il dovere diritto dolore gioia di manifestare, insieme uniti, che non sanno la fratellanza, che si riempiono la bocca di parole come fascismo qua fascio là sociale italia (detta da loro lettera minuscola) patria lavoro socializzazione sociale sociale sociale ma non protestano non scendono in piazza, non lottano, sono passivi, già morti tristi bigi passivi culoaperti, poveri, che non sanno che fare che non si informano che non ne hanno la voglia!
Questi che se cominci a parlargli loro ti tirano fuori la filastrocca del duce di stalin di silvio dei dati a favore del governo che è forte che è saldo che è patriottico dell'italia agli italiani ai banchieri agli imprenditori che investono nel calcio e formula uno, loro che sono forti della loro ignoranza, dello loro risate strafottenti, loro che non capiscono, che non vogliono capire che non possono capire perché per capire ci vuole un minimo di intelligenza, e mi spiace dirlo (anzi no!) loro questo minimo nemmeno l'hanno e datemi pure dello Stronzo!
Loro che non sanno fare la raccolta differenziata, che sprecano tutto e anche di più, non boicottano che sono ignoranti e idioti, che non sanno più piangere che non sanno ridere, non sanno indignarsi non sanno arrabbiarsi, a meno che non perda la squadra di calcio o se la tipa di turno non gliela dà, questi Coglioni che capiscono solo la violenza sugli altri che hanno nostalgia per anni mai vissuti che sono tristi: tristi tristi TRISTI!!!
Ebbene.
È quando mi inerpico a discutere con loro, a sentire ciò che dicono convinti, che non ascoltano con la pretesa assurda della ragione, quando li vedo comodi a bere cocacola davanti al realityshow mentre la gente viene licenziata e l'Università cade, mentre li vedo che se ne fregano della gente che muore di fame di lavoro di botte che non gliene frega un cazzo di come sta sprofondando l'Italia, la "loro Italia", che mi sembra siano la maggioranza che mi fanno passare la voglia di combattere, lottare cercare di cambiare qualcosa, anche solo qualcosa di piccolo, e mi dico "ma a che serve? lottare per chi? per questi stronzi che non lo meritano? per questi figli di puttana che pensano sempre solo a loro stessi?"
Mi fanno passare la voglia di fare qualsiasi cosa, che si tengano il mondo così com'è cazzi loro che quando le cose precipiteranno cazzi loro, poi se ne accorgeranno. berlusconi è la giusta punizione che si meritano, che si fottano, loro che sono stati cresciuti in una culla fascistizzante scuole diciizanti e tv berlusconiarimbellicizzanti su scaletta piduista.
È triste, ma ti fanno cadere in una depressione assurda tremenda, un abisso spaventoso maeltrom di nulla dove mi sento enormemente piccolo e inutile a me stesso e agli altri, eppure...
Poi il sangue bolle e ribolle: ritorna, c'è rabbia rabbia passione forza rabbia, e guardo i compagni che lottano e sperano parlano alzano il pugno, il nostro pugno che è pieno d'amore. Guardo chi non arriva a fine mese, chi non lavora o chi lo perde il lavoro, chi prende cinquecento euro al mese e ha famiglia, i poveri del mondo, dell'Europa dell'Italia della nostra città, paese quartiere via porta accanto, i bambini, i bambini che muoiono che piangono che fanno i soldati che soffrono.
Guardo le guerre, le mille guerre taciute e sovvenzionate dalle banche dalle multinazionali e dai governi, lo schifo del capitalismo, dell'imperialismo, chi guarda e sta zitto... e so (SO!) che c' è bisogno anche di me, di lotte, di rivolte di muoversi di fare qualcosa, anche piccola, c'è bisogno di comunismo, di Incazzarsi ancora di indignarsi di piangere ridere e lottare, e so che non avrò mai un grazie indietro da loro: i miei coinquilini e la loro schiatta, quando si troveranno la strada spianata e il culo parato e magari troveranno lavoro subito e non saranno licenziati e guadagneranno dignitosamente, ma alla fine sai che cazzo me ne frega a me dei loro grazie, non valgono!
Mi basta il sorriso stanco di un compagno, di un bambino di un nonno che si scalda, della gente che vive, di una bandiera arcobaleno che sventola libera o di una rossa che è tenuta bene in alto, del volto bellissimo di una compagna.
E allora vaffanculo fascisti destroidi berlusconardi banchieri capitalisti leghisti rincoglioniti studioapertiani tossictivu…

io,

NOI

continueremo a parlare con voi a incazzarci indignarci a ripetere sempre le stesse cose come queste, ma che serviranno sempre, a piangere, perchè noi sappiamo farlo perché siamo uomini e donne vere! A parlare e a darvi l'impressione che le vostre risa ci feriscano e un pò è vero, ma solo perchè fa pena l'ignoranza di certe persone, così giovani da poter cambiare e spaccare il mondo al solo volerlo, plasmarlo in un nuovo e bellissimo posto, ma invece non ne avete il coraggio la forza la volontà, che non ci provate nemmeno, che siete morti.
Infine mi rendo conto che non so cosa siete, ma noi continueremo, noi continueremo e non ci fermeremo fino alla vittoria sempre!"

P.S.: Perdonate eventuali errori ma è stato scritto con foga e rabbia in velocità, è uno sfogo che dovevo fare sonnò impazzivo; scusate la volgarità, ho scritto più volte parolacce come destra, fascismo, berlusconi...

martedì 18 novembre 2008

Babele Piddì



Istruttiva scenetta l’altra mattina a Omnibus, rilanciata da Striscia la Notizia. In studio, a La7, si discute della Vigilanza Rai con Nicola Latorre, vicecapogruppo Pd al Senato, Italo Bocchino, vicecapogruppo Pdl alla Camera e Massimo Donadi, capogruppo Idv alla Camera. Bocchino, poveretto, non riesce a spiegare a che titolo il Pdl pretenda di scegliersi il presidente della Vigilanza. Ma, a levarlo d’impaccio, accorre Latorre: afferra furtivo un giornale, scrive alcune brevi note e le passa al presunto avversario. Bocchino legge e ripete a pappagallo: “Caro Donadi, non volevate Pecorella alla Consulta e noi l’abbiamo ritirato. Ora dovete fare lo stesso con Orlando”. Ora, a parte il fatto che Pecorella non può andare alla Consulta perché è un deputato, è un imputato, è l’avvocato del premier ed è autore di leggi incostituzionali (compresa una all’attenzione della Consulta), la Consulta c’entra come i cavoli a merenda: i giudici costituzionali li elegge il Parlamento coi due terzi dei voti, dunque la maggioranza indica un nome super partes e lo sottopone al vaglio dell’opposizione. Il capo della Vigilanza lo sceglie l’opposizione, tant’è che ai tempi dell’Ulivo il Polo indicò Storace e l’Ulivo lo votò senza fiatare. Tutto giulivo per il suggerimento (sbagliato) accolto, il suggeritore ha strappato il brandello di giornale e l’ha appallottolato. Forse perchè dimostra due cose. 1) Memore del caso Unipol, Latorre ha smesso di telefonare ed è passato ai più sicuri pizzini. 2) Anche Latorre, per strano che possa sembrare, serve a qualcosa: quando un berlusconiano è in difficoltà, lui lo soccorre.
l'Unità

Dopo la vicenda di Bancopoli, come può uno come il senatore Latorre andare ancora in giro e dare giudizi?
«Questo è un episodio che segna in maniera seria i rapporti con l'Idv» ha detto.
Lui che voleva dar la tessera del PD a Ricucci!

- Latorre: Stefano!
- Ricucci: eccolo! Il compagno Ricucci all'appello!
- Latorre: (ride)
- Ricucci: ormai questa mattina a Consorte glielo ho detto: "Datemi una tessera perché io non gliela faccio più, eh!"
- Latorre: ormai sei diventato un pericolo sovversivo.

Per fortuna che c'è la Bindi: "Il Pd non può prestarsi a queste operazioni che sono un esempio di trasformismo (riferendosi all'elezione di Riccardo Villari alla presidenza della Vigilanza Rai). Diciamo da tempo che dobbiamo guardarci a sinistra, ma quelli che ci colpiscono alle spalle poi stanno sempre al centro"

Questa è davvero la migliore opposizione che il governo potesse avere!

La serietà al governo



Il premier italiano ci regala un'altra delle sue indimenticabili perle a Trieste, dove era in attesa del cancelliere tedesco Angela Merkel. Per rendere più movimentata la giornata, si è nascosto per poi apparire a sopresa!
La scena è avvenuta a Trieste in piazza dell’Unità d’Italia: Silvio Berlusconi, all’arrivo di Angela Merkel, si è nascosto dietro al pennone portabandiera. Quando il cancelliere tedesco è arrivato, il Cavaliere è uscito dal suo nascondiglio, urlando "Cucù! Sono qui".

lunedì 17 novembre 2008

Per Forza Nuova è caccia al nemico

BOLOGNA - Una bottigliata. Poi un colpo con lo sgabello dell'ultimo locale ancora aperto del centro storico di Bologna. A quel punto il 34enne F. M. è rovinato a terra e i fascisti, «una decina» secondo i testimoni, l'hanno massacrato di calci. E' finito all'ospedale Maggiore con la mascella e il setto nasale fratturati, un dente rotto, un brutto ematoma al capo e un edema palpebrale all'occhio sinistro: la prognosi, per ora, è di 25 giorni. Mentre era a terra gli amici che erano con lui hanno fermato una volante e gli agenti hanno bloccato uno degli aggressori, quindi è arrivata la Digos che ne ha presi altri tre nelle vicinanze. I quattro, tutti noti come estremisti di destra, sono stati arrestati per lesioni gravi, minacce aggravate e porto d'armi improprie: uno di loro è Luigi Guerzoni, 33enne, leader e cantante dei Legittima offesa, la band che inneggia alla «razza bianca». Secondo la polizia, è il responsabile bolognese del movimento giovanile di Forza nuova e insieme al leader del partito, Roberto Fiore, nei mesi scorsi è riuscito a limitare, con una diffida, la diffusione del documentario Nazirock di Claudio Lazzaro.
E' successo alle 3.15 della notte tra venerdì e sabato in piazza della Mercanzia, proprio a due passi dalle Due Torri. «Ci hanno presi di mira perché avevamo un bongo, erano una decina», raccontano i ragazzi che stavano con F. M., di ritorno da una festa di laurea. Sono bastati il bongo, una chitarra e i capelli lunghi per etichettare quei ragazzi come «nemici», gente «di sinistra». Così sono partiti gli insulti e le provocazioni: «Comunisti di merda, partigiani di merda». E per far scattare la violenza è stata sufficiente la risposta di F. M., qualcosa come «siamo fieri di essere comunisti, i partigiani hanno liberato l'Italia». L'hanno pestato a sangue, picchiando anche il 21enne M. C. che era con lui e ha cercato di difenderlo: se l'è cavata con poco, solo qualche livido. Sono entrambi calabresi, nessuno di loro fa politica. F. M. si sta laureando in ingegneria a Bologna e lavora in un bar, il più giovane era di passaggio per la festa di laurea. Anche i fascisti venivano da una festa. Teste rasate, jeans attillati e giubbotti scuri, qualcuno con le toppe con la croce celtica, avevano appena festeggiato il 33° compleanno di Guerzoni con un bel concertino dei «Legittima offesa» in un locale dalle parti di piazza della Mercanzia.
Senz'altro l'aggressione non è stata premeditata, come quella dello scorso 30 aprile a Verona costata la vita a un 29enne che aveva rifiutato una sigaretta a cinque neofascisti. Gli altri arrestati sono Alessandro Malaguti, batterista 20enne dei «Legittima offesa»; Vincenzo Gerardi, 26 anni, imputato nel processo in corso a Bologna contro 18 presunti appartenenti a un'associazione a delinquere con finalità di incitamento all'odio razziale accusati di aggressioni a stranieri e giovani di sinistra, nel quale Guerzoni è già stato prosciolto; Xaver Gunther Latiano, 25enne, sempre di Forza Nuova. Guerzoni e Gerardi hanno alle spalle un discreto numero di denunce per aggressioni, armi improprie, danneggiamento.
Gianni Correggiari, avvocato bolognese che assiste tre degli arrestati e dirigente nazionale di Forza Nuova, derubrica l'aggressione in «una banale rissa in strada scoppiata casualmente tra persone alticce». E le parole che sono volate prima delle botte, tipo comunisti di m....? «Frasi come altre. A quell'ora della notte e dopo aver bevuto, non hanno alcun senso». La sinistra bolognese attacca: «Aggressione grave» protesta il segretario cittadino del Pd Andrea De Maria . A Bologna è appena nata Casapound, legata ai centri sociali di destri romani, ma quei camerati a quanto pare non c'entrano.


Qui di seguito il testo di una delle canzoni di questo gruppo di ... skinhead neofascisti (come chiedono di essere definiti nell'intervista che chiude il documentario di Claudio Lazzari, Nazirock)

La violenza è il risultato
di un sistema che ha fallito
La violenza è legittima offesa
contro la vostra ipocrisia

Non vogliamo la vostra medicina
No la droga non fa per noi
Non vogliamo quel sorriso
Non vogliamo la vostra pace

Moschettoni pettini e mattoni
Pugni e calci contro di voi
La violenza è legittima offesa
Il vostro sangue ci disseta

La nostra è legittima offesa
Si, la nostra è legittma offesa

In questa società di merda
Dove tutto è contro di noi
La violenza è legittima offesa
La rivolta è la speranza

Non c’è pace senza guerra
Non c’è amore senza odio
L’unica cosa di cui sono sicuro
È che per esser liberi bisogna lottare

La nostra è legittima offesa

giovedì 13 novembre 2008

Scuola Diaz. Giustizia è fatta?

Tredici condanne, per un totale di 35 anni e sette mesi, rispetto agli oltre 108 anni chiesti dall'accusa, e 16 assoluzioni. Questa è la sentenza emessa dal prima sezione penale del Tribunale di Genova, presieduta da Gabrio Barone, giudici a latere Anna Leila Dellopreite e Fulvia Maggio, sui fatti avvenuti alla scuola Diaz nella notte del 21 luglio 2001, durante il G8 di Genova.

Assolti i vertici della polizia: Francesco Gratteri, ex capo dello Sco ora direttore dell'Anticrimine; Giovanni Luperi, ex vicedirettotre Ucigos, ora all'intelligence; Gilberto Caldarozzi, ex vicedirettore Sco e ora a capo del Servizio centrale operativo della Polizia; Spartaco Mortola, ex dirigente della Digos genovese.

Avvocato Biondi: sconfitto il teorema della procura
"E' sconfitto il teorema della procura", ha commentato a caldo l'avvocato Alfredo Biondi, difensore del vicequestore Pietro Troiani e del funzionario di polizia Alfredo Fabbrocini. Il pm non ha voluto rispondere alla domanda se farà appello alla sentenza.
rainews24.it

martedì 11 novembre 2008

Mr. Berlusconi is not speaking in my name

notspeakinginmyname.com

IF YOU ARE ITALIAN AND YOU FEEL LIKE PRIME MINISTER SILVIO BERLUSCONI IS NOT SPEAKING IN YOUR NAME WRITE IT DOWN ON A PIECE OF PAPER, TAKE A PICTURE AND SEND IT HERE (along with your name, last name and location)
(pictures 72dpi, 170 x 128 pixels - horizontal shoots, thank you).
By sending your picture and information you agree on them being published on a public 'message board'. If you wish them to be taken off the website, please send your request here.
..........................................................................
Mr. Berlusconi, It's time to quit the jokes.
..........................................................................
If you are not Italian and felt insulted by one of Prime Minister Silvio Berlusconi's ignorant and inappropriate jokes, please accept our apologies.

lunedì 10 novembre 2008

Sapevate che?

  • Massimo Maria Berruti, ex ufficiale della Guardia di Finanza e poi avvocato e consulente della Fininvest, è stato rinviato a giudizio. Dovrà rispondere dell'accusa di riciclaggio nell'ambito di uno stralcio dell'indagine sulle presunte irregolarità commesse da Mediaset nella compravendita dei diritti televisivi e cinematografici. Lo ha deciso il gup di Milano, Giulia Turri. Berruti è attualmente deputato del Pdl.
  • Uscito dalla porta all'epoca del governo Prodi, rientra dalla finestra con l'attuale governo un progetto di legge dalla commissione cultura: se ne parla su Punto informatico. In sintesi, qualsiasi blog che abbia, ad esempio, i google adsense, dovrà iscriversi al Roc (Registro unico degli operatori di comunicazione). Va da sé che "l'iscrizione nel Roc dei soggetti che svolgono attività editoriale sulla rete internet rileva anche ai fini dell'applicazione delle norme sulla responsabilità connessa ai reati a mezzo stampa" (art. 8, comma 1 del Pdl C. 1269).
  • Qualcuno si ricorderà di Federico Aldrovandi, il ragazzo diciottenne il cui unico errore pare sia stato quello di trovarsi di fronte un uomo in divisa nel posto sbagliato e al momento sbagliato. Federico è morto, tre poliziotti sono stati indagati per omissione d'atti d'ufficio e falso nella conduzione dell'inchiesta, ma un silenzio assordante ha avvolto il caso e, ancora oggi, la famiglia attende di sapere la verità. Era il 2005. Sono cose che non succedono in un paese democratico, in un paese "normale". Non deve capitare che una persona, messa sotto custodia, sotto tutela dallo Stato, muoia, e che alla famiglia non vengano date ampie ed esaurienti spiegazioni su quanto è capitato. Invece, è accaduto di nuovo, la vittima questa volta si chiama Niki Aprile Gatti, qui potete leggere la lettera della madre pubblicata sul blog di Beppe Grillo.

Il Guzzanti furioso

"Non avevo illusioni e quindi non ci sono state delusioni. Credo che se Berlusconi avesse usato me nel governo avrebbe fatto un affare dal punto di vista politico. E poi ci sono cose che non saprei proprio fare". Paolo Guzzanti si racconta, ospite di Lucia Annunziata e, pur attenuando alcune delle polemiche dei giorni scorsi, torna a criticare senza giri di parole Berlusconi, il clima nel Pdl e nel governo. In questo partito c'è un'aria stalinista - dice infatti il deputato Pdl a 'In mezz'ora' - e questo vuol dire che la gente ti telefona per dirti 'guarda, scusa, ho visto che hanno messo in rete una mia dichiarazione contro di te ma me l'hanno detto solo dopo'. Vuol dire che Lehner, un giornalista che ha scritto cose terrificanti su di me ed ora è deputato, è venuto da me per dirmi che il partito gli aveva dato ordine di distruggermi e che lui si era rifiutato". Guzzanti torna a criticare Berlusconi sia per la questione Putin-Cecenia, "visto che mi sono davvero sentito male perché dietro di me c'è un tappeto di amici che morendo hanno detto di essere stati assassinati da Putin o dai suoi servizi segreti", sia per la battuta su Obama: "Non è una cosa da guerra mondiale ma mi metto anche io nella schiera degli imbecilli e dico che non si può fare dello spirito di tipo aziendale quando si rappresenta un Paese. Ha fatto una cosa senza precedenti perché mai nessun capo di Stato o di governo ha parlato di un altro capo di Stato o di governo facendo riferimenti razziali. Poi, certo, ride, quando è in uno dei suoi momenti di felicità. Sente che la gente intorno a lui ride, e questo gli capita quasi sempre, e si sente approvato". Archiviata la dura querelle con Mara Carfagna, Guzzanti rivendica il j'accuse su quella "mignottocrazia" coniata per definire le logiche ravvisate nella maggioranza. "Per me - sottolinea - è più rilevante la questione Putin ma per l'opinione pubblica è la 'mignottocrazia' che, attenzione, desessualizzata è un'antica piaga italiana, non l'ha inventata il governo Berlusconi. A me non è stato rimproverato niente. Quanto al merito per altri ministri che devo dire? Se la Gelmini va bene? Penso di no. Non la conosco, nulla da dire contro di lei ma la Gelmini, come la Carfagna e come altri ministre e ministri lo è in quanto appartiene a un circolo amicale". Alfano? Possiamo fare tutti i nomi che vogliamo ma ho l'impressione - prosegue, sollecitato dalle domande di Annunziata - che, diversamente dall'altro governo in cui c'erano Casini, Fini e Bossi che gli facevano gli sgambetti, questa volta Berlusconi ha fatto un governo in cui i ministri, dicono, agiscono e si comportano come stabilito da un rigidissimo copione guidato da lui".
clandestinoweb.com



Ma a parlare è lo stesso Guzzanti che ha fatto spendere soldi pubblici per una commissione dove si intendeva portar avanti l'immagine di Prodi come spia del Kgb. Commissione dove il teste chiave, Scaramella , è finito in carcere... ?

domenica 9 novembre 2008

Uomo avvisato...

da l'Unità.it

Cossiga torna a colpire. E questa volta se la prende anche con L’Unità. Che abbiamo fatto di male? Sosteniamo la protesta degli studenti. Gravissima colpa per uno che consiglia alla polizia di fermare l’onda, prima infiltrando degli agenti, e poi facendoci scappare il morto. È il succo della lettera aperta che l’ex presidente della Repubblica ha inviato al Capo della polizia Antonio Manganelli. Un lungo testo in cui il picconatore dispensa consigli su come placare la rabbia degli studenti. La sua teoria, in sostanza, è questa: lasciateli fare casino, fateci scappare il morto, magari un bambino. Così poi anche i negozianti puniti dai cortei, anche la gente comune, inizierà ad avere paura. «E con la paura – scrive Cossiga – l'odio verso di essi e i loro mandanti o chi da qualche loft o da qualche redazione, ad esempio quella de L'Unità, che li sorregge».

Il piano che Cossiga ha in mente è preciso e dettagliato. L'ideale, spiega, sarebbe che «qualche commerciante, qualche proprietario di automobili, e anche qualche passante, meglio se donna, vecchio o bambino» fossero feriti o «danneggiate, se fosse possibile, la sede dell'arcivescovo di Milano, qualche sede della Caritas o di Pax Christi».

Finora, infatti, secondo la teoria di Cossiga ha sbagliato a reagire: «Gli studenti più grandi, anche se in qualche caso facendosi scudo con i bambini – spiega – hanno cominciato a sfidare le forze di polizia, a lanciare bombe carta e bottiglie contro di esse e a tentare occupazioni di infrastrutture pubbliche, e ovviamente, ma non saggiamente, le forze di polizia hanno reagito con cariche d'alleggerimento, usando anche gli sfollagente e ferendo qualche manifestante. È stato, mi creda un grande errore strategico. Io ritengo che, data anche la posizione dell'opposizione queste manifestazioni aumenteranno nel numero, in gravità e nel consenso dell'opposizione».

Secondo Cossiga «un'efficace politica dell'ordine pubblico deve basarsi su un vasto consenso popolare, e il consenso si forma sulla paura, non verso le forze di polizia, ma verso i manifestanti. A mio avviso, dato che un lancio di bottiglie contro le forze di polizia, insulti rivolti a poliziotti e carabinieri, a loro madri, figlie e sorelle, l'occupazione di stazioni ferroviarie, qualche automobile bruciata non è cosa poi tanto grave, il mio consiglio è che in attesa di tempi peggiori, che certamente verranno, Lei – consiglia a Manganelli – disponga che al minimo cenno di violenze di questo tipo, le forze di polizia si ritirino, in modo che qualche commerciante, qualche proprietario di automobili, e anche qualche passante, meglio se donna, vecchio o bambino, siano danneggiati, se fosse possibile la sede dell'arcivescovo di Milano, qualche sede della Caritas o di Pax Christi, da queste manifestazioni,e cresca nella gente comune la paura dei manifestanti e con la paura l'odio verso di essi e i loro mandanti o chi da qualche loft o da qualche redazione, ad esempio quella de L'Unità, li sorregge».

Poi la provocazione: «L'ideale sarebbe che di queste manifestazioni fosse vittima un passante, meglio come ho già detto un vecchio, una donna o un bambino, rimanendo ferito da qualche colpo di arma da fuoco sparato dai dimostranti: basterebbe una ferita lieve, ma meglio sarebbe se fosse grave, ma senza pericolo per la vita». A quel punto «io aspetterei ancora un po’ - dice - adottando straordinarie misure di protezione nei confronti delle sedi di organizzazioni di sinistra. E solo dopo che la situazione si aggravasse e colonne di studenti con militanti dei centri sociali, al canto di Bella ciao, devastassero strade, negozi, infrastrutture pubbliche e aggredissero forze di polizia in tenuta ordinaria e non antisommossa e ferissero qualcuno di loro, anche uccidendolo, farei intervenire massicciamente e pesantemente le forze dell'ordine contro i manifestanti, ma senza arrestare nessuno».

Infine, Cossiga ha già anche a chi dare la colpa: «Il comunicato del Viminale dovrebbe dire che si è intervenuto contro manifestazioni violente del Blocco Studentesco,di Casa Pound e di altri manifestanti di estrema destra, compresi gruppi di naziskin che manifestavano al grido di “Hitler! Hitler”». E il gioco è fatto. Come nel ’77.

Non c'è due senza tre, tre senza quattro, quattro senza...

''Oggi veniamo a sapere dell'intimidazione neofascista contro il giornalista del Tg3 Santo Della Volpe. Si chiude così la settimana che è cominciata con l'incursione squadristica nei locali Rai e le telefonate di minacce alla redazione di 'Chi l'ha visto?', e che è proseguita con lo striscione di avvertimento di 'Forza Nuova' al direttore di 'Repubblica', Ezio Mauro''. E' quanto sottolinea la Federazione Nazionale della Stampa Italiana.
''Tre episodi che fanno ben piu' di una prova: la prova di un clima - questo sì ansiogeno - nel quale si respira una aggressività crescente nei confronti dell'informazione, da parte di gruppi di violenti che evidentemente percepiscono di poter agire senza troppi rischi in modo sempre più scoperto''. La Fnsi chiede ''non solo che le istituzioni deputate a garantire la sicurezza dei cittadini (giornalisti inclusi) facciano per intero tutto ciò che è necessario. Serve anche che tutte le parti politiche facciano intendere chiaramente la loro piu' netta riprovazione verso questi atti, uscendo dal silenzio o dalla distrazione''.

sabato 8 novembre 2008

Costruire la Sinistra: il tempo è adesso

Le ragazze e i ragazzi che in questi giorni portano la loro protesta in tutte le piazze del paese per una scuola che li aiuti a crearsi un futuro ci dicono che la speranza di un’altra Italia è possibile. Che è possibile reagire alla destra che toglie diritti e aumenta privilegi. Che è possibile rispondere all’insulto criminale che insanguina il Mezzogiorno e vuole ridurre al silenzio le coscienze più libere. Che è possibile dare dignità al lavoro, spezzando la logica dominante che oggi lo relega sempre più a profitto e mercificazione. Che è possibile affermare la libertà delle donne e vivere in un paese ove la laicità sia un principio inviolabile. Che è possibile lavorare per un mondo di pace. Che è possibile, di fronte all’offensiva razzista nei confronti dei migranti, rispondere - come fece Einstein - che l’unica razza che conosciamo è quella umana. Che è possibile attraverso una riconversione ecologica dell’economia contrastare i cambiamenti climatici, riducendone gli effetti ambientali e sociali. Che è possibile, dunque, reagire ad una politica miserabile la quale, di fronte alla drammatica questione del surriscaldamento del pianeta, cerca di bloccare le scelte dell’Europa in nome di una cieca salvaguardia di ristretti interessi.

Cambiare questo paese è possibile. A patto di praticare questa speranza che oggi cresce d’intensità, di farla incontrare con una politica che sappia anche cambiare se stessa per tradurre la speranza di oggi in realtà. E’ questo il compito primario di ciò che chiamiamo sinistra.
Viviamo in un paese e in un tempo che hanno bisogno di un ritrovato impegno e di una nuova sinistra, ecologista, solidale e pacifista. La cronaca quotidiana dei fatti è ormai una narrazione impietosa dell’Italia e della crisi delle politiche neoliberiste su scala mondiale. Quando la condizione sociale e materiale di tanta parte della popolazione precipita verso il rischio di togliere ogni significato alla parola futuro; quando cittadinanza, convivenza, riconoscimento dell’altro diventano valori sempre più marginali; quando le donne e gli uomini di questo paese vedono crescere la propria solitudine di fronte alle istituzioni, nei luoghi di lavoro – spesso precario, talvolta assente – come in quelli del sapere; quando tutto questo accade nessuna coscienza civile può star ferma ad aspettare. Siamo di fronte ad una crisi che segna un vero spartiacque. Crollano i dogmi del pensiero unico che hanno alimentato le forme del capitalismo di questi ultimi 20 anni. Questa crisi rende più che mai attuale il bisogno di sinistra, se essa sarà in grado di farsi portatrice di una vera alternativa di società a livello globale.
E’ alla politica che tocca il compito, qui ed ora, di produrre un’idea, un progetto di società, un nuovo senso da attribuire alle nostre parole. Ed è la politica che ha il compito di dire che un’alternativa allo stato presente delle cose è necessaria ed è possibile. La destra orienta la sua pesante azione di governo – tutto è già ben chiaro in soli pochi mesi – sulla base di un’agenda che ha nell’esaltazione persino esasperata del mercato e nello smantellamento della nostra Costituzione repubblicana i capisaldi che la ispirano. Cosa saranno scuola e formazione, ambiente, sanità e welfare, livelli di reddito e qualità del lavoro, diritti di cittadinanza e autodeterminazione di donne e uomini nell’Italia di domani, quel domani che è già dietro l’angolo, quando gli effetti di questa destra ora al governo risulteranno dirompenti e colpiranno dritto al cuore le condizioni di vita, già ora così difficili, di tante donne e uomini?
E’ da qui che nasce l’urgenza e lo spazio – vero, reale, possibile, crescente – di una nuova sinistra che susciti speranza e chiami all’impegno politico, che lavori ad un progetto per il paese e sappia mobilitare anche chi è deluso, distratto, distante. Una sinistra che rifiuti il rifugio identitario fine a sé stesso, la fuga dalla politica, l’affannosa ricerca dei segni del passato come nuovi feticci da agitare verso il presente. Una sinistra che assuma la sconfitta di aprile come un momento di verità, non solo di debolezza. E che dalle ragioni profonde di quella sconfitta vuole ripartire, senza ripercorrerne gli errori, le presunzioni, i limiti. Una sinistra che guardi all’Europa come luogo fondamentale del proprio agire e di costruzione di un’alternativa a questa globalizzazione. Una sinistra del lavoro capace di mostrare come la sua sistematica svalorizzazione sia parte decisiva della crisi economica e sociale che viviamo.
Per far ciò pensiamo a una sinistra che riesca finalmente a mescolare i segni e i semi di più culture politiche per farne un linguaggio diverso, un diverso sguardo sulle cose di questo tempo e di questo mondo. Una politica della pace, non solo come ripudio della guerra, anche come quotidiana costruzione della cultura della non violenza e della cooperazione come alternativa alla competizione. Una sinistra dei diritti civili, delle libertà, dell’uguaglianza e delle differenze. Una sinistra che non sia più ceto politico ma luogo di partecipazione, di ricerca, di responsabilità condivise. Che sappia raccogliere la militanza civile, intellettuale e politica superando i naturali recinti dei soggetti politici tradizionali. E che si faccia carico di un'opposizione rigorosa , con l’impegno di costruire un nuovo, positivo campo di forze e di idee per il paese. La difesa del contratto nazionale di lavoro, che imprese e governo vogliono abolire per rendere più diseguali e soli i lavoratori e le lavoratrici è per noi l’immediata priorità, insieme all’affermazione del valore pubblico e universale della scuola e dell’università e alla difesa del clima che richiede una vera e propria rivoluzione ecologica nel modo di produrre e consumare.
Lavorare da subito ad una fase costituente della sinistra italiana significa anche spezzare una condizione di marginalità – politica e persino democratica – e scongiurare la deriva bipartitista , avviando una riforma delle pratiche politiche novecentesche.
L’obiettivo è quello di lavorare a un nuovo soggetto politico della sinistra italiana attraverso un processo che deve avere concreti elementi di novità: non la sommatoria di ceti politici ma un percorso democratico, partecipativo, inclusivo. Per operare da subito promuoviamo l’associazione politica “Per la Sinistra”, uno strumento leggero per tutti coloro che sono interessati a ridare voce, ruolo e progetto alla sinistra italiana, avviando adesioni larghe e plurali.
Fin da ora si formino nei territori comitati promotori provvisori, aperti a tutti coloro che sono interessati al processo costituente , con il compito di partecipare alla realizzazione, sabato 13 dicembre, di una assemblea nazionale. Punto di partenza di un processo da sottoporre a gennaio a una consultazione di massa attorno a una carta d’intenti, un nome, un simbolo, regole condivise. Proponiamo di arrivare all'assemblea del 13 dicembre attraverso un calendario di iniziative che ci veda impegnati, già da novembre, a costruire un appuntamento nazionale sulla scuola e campagne sui temi del lavoro e dei diritti negati, dell’ambiente e contro il nucleare civile e militare e per lo sviluppo delle energie rinnovabili.
Sappiamo bene che non sarà un percorso semplice né breve, che richiederà tempo, quel tempo che è il luogo vero dove si sviluppa la ricerca di altri linguaggi, la produzione di nuova cultura politica, la formazione di nuove classi dirigenti. Una sinistra che sia forza autonoma – sul piano culturale, politico, organizzativo – non può prescindere da ciò. Ma il tempo di domani è già qui ed è oggi che dobbiamo cominciare a misurarlo. Ecco perché diciamo che questo nostro incontro segna, per noi che vi abbiamo preso parte, la comune volontà di un’assunzione individuale e collettiva di responsabilità. La responsabilità di partecipare a un percorso che finalmente prende avvio e di voler contribuire ad estenderlo nelle diverse realtà del territorio, di sottoporlo ad una verifica larga, di svilupparlo lavorando sui temi più sensibili che riguardano tanta parte della popolazione e ai quali legare un progetto politico della sinistra italiana, a cominciare dalla pace, dall’equità sociale e dal lavoro, dai diritti e dall’ambiente alla laicità.
Noi ci impegniamo oggi in questo cammino. A costruirlo nel tempo che sarà richiesto. A cominciare ora.

Roma, 7 novembre 2008


Primi firmatari:

Mario Agostinelli, Vincenzo Aita, Ritanna Armeni, Alberto Asor Rosa, Angela Azzaro, Fulvia Bandoli, Katia Belillo, Giovanni Berlinguer, Piero Bevilacqua, Jean Bilongo, Maria Luisa Boccia, Luca Bonaccorsi, Sergio Brenna, Luisa Calimani, Antonio Cantaro, Luciana Castellina, Giusto Catania, Paolo Cento, Giuseppe Chiarante, Raffaella Chiodo, Marcello Cini, Lisa Clark, Maria Rosa Cutrufelli, Pippo Delbono, Vezio De Lucia, Paolo De Nardis, Loredana De Petris, Elettra Deiana, Carlo De Sanctis, Arturo Di Corinto, Titti Di Salvo, Daniele Farina, Claudio Fava, Carlo Flamigni, Enrico Fontana, Marco Fumagalli, Luciano Gallino, Giuliano Giuliani, Umberto Guidoni, Leo Gullotta, Margherita Hack, Paolo Hutter, Francesco Indovina, Rosa Jijon, Francesca Koch, Wilma Labate, Simonetta Lombardo, Francesco Martone, Graziella Mascia, Gianni Mattioli, Danielle Mazzonis, Gennaro Migliore, Adalberto Minucci, Filippo Miraglia, Marco Montemagni, Serafino Murri, Roberto Musacchio, Pasqualina Napoletano, Paolo Naso, Diego Novelli, Alberto Olivetti, Moni Ovadia, Italo Palumbo, Giorgio Parisi, Luca Pettini, Elisabetta Piccolotti, Paolo Pietrangeli, Fernando Pignataro, Bianca Pomeranzi, Alessandro Portelli, Alì Rashid, Luca Robotti, Massimo Roccella, Stefano Ruffo, Mario Sai, Simonetta Salacone, Massimo L. Salvadori, Edoardo Salzano, Bia Sarasini, Scipione Semeraro, Patrizia Sentinelli, Massimo Serafini, Tore Serra, Giuliana Sgrena, Aldo Tortorella, Gabriele Trama, Mario Tronti, Nichi Vendola

venerdì 7 novembre 2008

La Camorra è una montagna di merda. Iniziativa di Sinistra democratica a Castelvolturno

“La camorra è una montagna di merda.” Segnalata anche da questa frase secca, che riproduce l’antico ma sempre vivo, e vero, grido di battaglia di Peppino Impastato contro la mafia, si è tenuta a Castelvolturno l’iniziativa di Sinistra democratica contro la camorra. Una iniziativa che esprimeva, insieme, anche una esortazione e una speranza : “Facciamo neri i camorristi”.
Castelvolturno, una terra di frontiera impastata di paura e violenza, dove lo stato può essere solo nemico o tutt’al più estraneo, e comunque un’entità di cui si fa fatica a percepire presenza e poteri. Anche adesso, con la presenza dei militari in mimetica e armi spianate agli incroci che portano in città.
Qui, nel cuore del sistema di potere dei casalesi, dove si è scatenata la violenza feroce dei loro gruppi di fuoco, da ultimo con la strage efferata che ha mietuto le vite di sei immigrati, Sinistra democratica ha voluto testimoniare la propria vicinanza a Roberto Saviano e l’impegno per la legalità e la democrazia in una terra martoriata dalla criminalità .
Un impegno non semplice, che produce già in mattinata le prime reazioni: manifesti bruciati o imbrattati con scritte volgari contro Roberto Saviano nella vicina Villa Literno.
Eppure, come forse non ti aspetti, nella piazza principale davanti al municipio di Castelvolturno non si vedono ombre ma persone in carne ed ossa, militanti di Sd, da Napoli e da tutta la Campania, e persino una trentina di compagni e compagne che arrivano dai Castelli romani, ma anche semplici cittadini. E qualche provocatore, che ancora vorrebbe impedire di affiggere i manifesti che annunciano la manifestazione.
La sala del consiglio comunale è presto piena: c’è risposta. Il timore, non del tutto infondato, che una terra di camorra sia off limits per un’ iniziativa democratica si dissolve.
Ci sono, e portano la loro testimonianza, diversi amministratori locali della zona. C’è l’accusa forte, vibrante, di Rosalba Scafuro, assessore di Sd nella giunta di Castelvolturno fatta segno di atti di intimidazione nei giorni scorsi, che denuncia la pervasività del sistema camorristico fatto anche dei mille rivoli delle attività economiche sul territorio, con le quali è pressoché impossibile non entrare in qualche modo in contatto. Un sistema che condiziona, impone balzelli, inquina la vita delle persone senza che sia possibile resistere se non si ha alle spalle la presenza dello stato, di istituzioni credibili, di amministratori liberi.
Il capogruppo regionale di Sd, Tonino Scala, rivendica la battaglia contro l’esclusione sociale, che passa in Campania dalla difesa del reddito di cittadinanza minacciato dai tagli al bilancio regionale, come momento fondamentale del contrasto alla criminalità organizzata .
E ancora, il prof. Amato Lamberti, della direzione regionale di Sd, già presidente della provincia di Napoli, parla della miopia che porta a presumere di combattere la camorra con l’invio di militari. Più che un valido sistema di contrasto, l’ espressione di un forte deficit culturale e della sottovalutazione del nesso inestricabile tra criminalità e degrado sociale. Paolo Beni, presidente dell’Arci, ricorda invece il valore del lavoro come garanzia di libertà e autonomia delle persone, attuazione vera dei principi di solidarietà sociale garantiti dalla Costituzione repubblicana e antidoto alle forze dell’ antistato.
Roberto Natale, presidente della FNSI, suscita commozione e un lungo applauso quando ricorda la figura di Giancarlo Siani, il giornalista del Mattino caduto sotto il piombo della camorra a ventisei anni, nel 1985. Natale afferma che l’Italia è l’unico paese dell’occidente in cui si verifica un attacco costante e violento della criminalità contro il giornalismo e la libera informazione. Una stampa indipendente, una informazione che non sia vassalla del potere politico costituiscono per Natali il vero presidio democratico contro i poteri malavitosi. Il presidente della FNSI ricorda ancora la domanda angosciata di Rosaria Capacchione, la cronista della redazione casertana del Mattino, più volte minacciata e che vive sotto scorta, che si chiede perché fosse l’unica giornalista presente in aula a seguire il processo dei casalesi, mentre ai processi che riguardano i fatti di cronaca come quelli di Cogne o Perugia i giornalisti sono tanti da non riuscire ad entrare fisicamente nelle aule: il segno della distorsione del sistema dell’informazione di questo paese, che si manifesta anche nella geografia della proprietà dei mezzi di informazione.
E’ Moni Ovadia a riscuotere il largo assenso della platea quando attacca e denuncia la strumentalità e la rozzezza del razzismo, vera arma di distrazione di massa nelle mani di politici reazionari. Ovadia rievoca la celebre frase di Goering: per convincere un buon contadino tedesco ad imbracciare il fucile occorre convincerlo che un pericoloso nemico minaccia i confini. Allo stesso modo per paralizzare la volontà di opposizione e la capacità critica non c’è dispositivo politico più efficace del razzismo. Se non fosse peraltro che il razzismo ha colpito pesantemente, e a lungo, anche gli italiani, e non solo quelli del sud. Ai tempi della massiccia emigrazione italiana negli USA, nota Ovadia, anche Bossi e Borghezio sarebbero passati per esponenti di una razza non bianca, prossima a quella nera, e quindi potenzialmente pericolosa. Ovadia conclude ricordando le parole del pastore luterano Dietrich Bonhoffer, con le quali si ammoniva che quello che viene riservato agli altri e sembra non riguardare noi un giorno potrebbe toccarci da vicino.
Chiude Claudio Fava. E’ un intervento appassionato il suo, che rievoca la battaglia di Peppino Impastato, che già giovanissimo sfidò la mafia di Cinisi, lui, che pure era figlio di un mafioso. Come sfidarono il potere dei Greco, la potente famiglia mafiosa di Palermo, i giovanissimi studenti del liceo di Ciaculli che li invitarono a viso aperto a lasciare il loro feudo. Il senso è che solo una forte resistenza civile e democratica, solo l’impegno senza ombre di chi governa e di chi fa politica incide sulla lotta alla criminalità. Ombre che invece si allungano su un governo che conta tra le sue file il sottosegretario all’economia Cosentino, indicato da collaboratori di giustizia in stretti rapporti con il clan dei casalesi.
La manifestazione si conclude con l’ incontro tra una delegazione di Sd, tra cui lo stesso Fava, Gloria Buffo e Arturo Scotto, e gli immigrati del centro di accoglienza di Castelvolturno e con un intervento di Jean René Bilongo, che è componente del consiglio nazionale di Sd e a Castelvolturno vive. Bilongo, sull’onda delle grandi manifestazioni dell’11 e del 25 ottobre e della straripante vittoria di Barack Obama alle presidenziali americane, auspica l’inizio di una fase politica nuova anche nel nostro paese.
Una giornata importante, insomma, che apre alla speranza e al riscatto anche in una terra senza luce come è stata finora Castelvolturno e il litorale domizio. Una giornata che rafforza la convinzione che la lotta alla criminalità organizzata resta un elemento centrale e qualificante anche nel percorso che porta alla costruzione di una soggettività della sinistra unita e rinnovata.

giovedì 6 novembre 2008

Mare grosso a Sinistra

E' un fuoco incrociato di dichiarazioni e interviste, con gli esponenti della sinistra in fibrillazione a tutte le latitudini politiche. Accende la miccia Gennaro Migliore lunedì su Il manifesto, quando lancia la lista unica con la Sinistra democratica di Claudio Fava mantenendola aperta "a chi ci sta" del PdCI e dei Verdi. E senza indugio parla di un nuovo partito a sinistra del Pd e con esso raccordato nello sforzo di fare opposizione al governo delle destre. E' infatti cambiato lo scenario sociale, ora è possibile condizionare i democratici in chiave meno centrista e moderata. Ma soprattutto è il nuovo contesto della società che richiede questo passaggio politico, o meglio questo nuovo sbocco partitico. Tanto che già ci sono le prime date ufficiali di presentazione ma anche i contenuti stessi del progetto: venerdì l'associazione "Per la Sinistra", a Roma, mentre circola una carta di intenti firmata da alcuni intellettuali. Il tesseramento è iniziato in diverse zone (Puglia, Toscana, Liguria) e il battesimo solenne del nuovo soggetto è stato stabilito per il 13 dicembre, quando nascerà "La sinistra". In sostanza, la macchina dei giordano-vendoliani, gli eredi di Bertinotti, è stata innescata e vedrà coinvolte Sd, ma anche un parte dei Verdi (Paolo Cento) nonché una componente dei comunisti italiani (Belillo e Guidoni). Tanto che domani Nichi Vendola ci ritornerà con una intervista a La Repubblica, mentre Fava farà lo stesso su un altro organo di informazione. Naturalmente anche un modo per lanciare l'amo in acque democratiche.

Se non bastano le parole di Migliore, ecco oggi scendere in campo anche l'ex segretario del partito Franco Giordano che, in occasione di una intervista rilasciata a L'Unità, afferma: "uniamoci -in-di-pen-den-te-men-te dalla legge elettorale" per raccogliere "chi ci sta a sinistra del Pd". Di fatto la delegittimazione della maggioranza del Prc e della linea del Congresso di Chianciano: "Non possiamo coltivare micro intese: se Ferrero cerca di allearsi con Diliberto, chiudendo il recinto e così la partita, significa che vuole la scissione dentro Rifondazione". La colpa di spaccare il partito, accusa rivoltagli dall'attuale segreteria, è un calice troppo amaro da ingurgitare per la minoranza del Prc che lo allontana da sè. Così come quella di rincorrere i democratici. Tanto che sul tema Giordano riconosce la difficoltà del confronto, ma pure lo presenta come necessario: "Dovranno scegliere fra imprenditori e sindacati", ammonisce verso il Pd l'ex segretario, ma "non scelgo gli interlocutori e rilancio un confronto programmatico". Dunque sono i contenuti a fare fede e a creare le condizioni per l'intesa e questo Pd di lotta e di piazza appare un referente possibile in tale direzione antiberlusconiana, ma non solo.

Del resto a puntare l'indice verso la componente giordano-vendoliana è stato lo stesso responsabile organizzazione Claudio Grassi. "E' in atto un cambiamento positivo. E la loro proposta cos'è? In sostanza un percorso di scissione dall'unica forza che a sinistra ha una consistenza", dichiara a Il Manifesto oggi. E le metafore usate per stigmatizzare gli scissionisti sono indice anche della profonda antipatia politica verso il loro progetto, che Grassi definisce "riproposizione bonsai della sinistra arcobaleno" perché "il PdCI non ci sta e i Verdi hanno detto che vanno da soli". Una iniziativa appiattita sugli ex sinistra Ds, per cui "nel rapporto fra Prc e Pd "non c'è più il binomio unità-autonomia, ma vince la logica di Sd: fare accordi sempre e comunque". Ancora più chiaramente, il nuovo partito sarebbe "una dependance del Pd" che "non ha nessuna chance".

Dopo Grassi, interviene anche il segretario, per il quale Giordano, nella sua intervista a L'Unità, ha dimostrato che "è in cerca di pretesti per giustificare una rottura altrimenti ingiustificabile in base alle posizioni che lui stesso ha tenuto al congresso". Cioè quando la sua mozione aveva promesso che la casa paterna non sarebbe mai stata abbandonata, del resto ricorda Grassi che "su questa base hanno preso il 47% dei voti: sono sicuro che se decidono di uscire dal Prc, il grosso di quei compagni non li seguirebbe". La linea che verrà perseguita, spiega inoltre il segretario, è quella vincente nell'assise di luglio: "alle europee andremo con la lista del Prc", dice Ferrero, il che non vuol dire la chiusura con le altre forze della sinistra, perché le liste di Rifondazione sono aperte. A chi si sa, ovvero il PdCI di Diliberto, convinto sostenitore della corsa comune dei due partiti falcemartello che, anche lui, interverrà domani con una intervista su La Rinascita in cui verrà ribadito che l'obiettivo resta quello di "riunire le forze comuniste". Per il comunista sardo infatti le due formazioni devono riunificarsi. Prospettiva però che non garba molto alla maggioranza di Ferrero e Grassi, per cui si può pensare al massimo a fare, in occasione della tornata europea, una lista di Rifondazione ed aprirla ai comunisti italiani di Diliberto. Perché la linea di Chianciano da loro sostenuta è chiara: Rifondazione è irrinunciabile e da Rifondazione bisogna ripartire. Non a caso fa notare Grassi sempre oggi sulle pagine de Il Manifesto: "Diliberto ha ragione (ad invocare unità comunista, ndr) ma nel senso: lui espone la scelta chiara e netta del suo partito. Noi ne abbiamo fatta un'altra". Comunque "quanto alle europee stiamo al mandato congressuale". Dunque il Prc corre da solo, ma si apre al contributo esterno: "siamo pronti a verificare un rapporto con il PdCI e le altre forze interessate" perché "le nostre liste sono aperte". Ma attenzione: le "nostre".

Si procede dunque ad un gioco a rimbalzo, con la responsabilità della spaccatura, della scissione, della fine di un'era che viene lanciata in modo bidirezionale tra le due anime rifondarole. A fine giornata, intervengono di nuovo Migliore e Patrizia Sentinelli: "parliamo della necessità di ricostruire la sinistra...il farlo proponendo liste unitarie nelle prossime competizioni...ci pare di minimo buon senso massimamente malinteso da chi lo vuol per forza intendere solo come prodromo all'ennesima velleità partitista", dicono congiuntamente.

Se si pensa che siamo all'inizio e che il confronto si sposterà sul fronte economico non appena si avrà la fuoriuscita o l'allontanamento costrittivo (questione di punti di vista) della componente di Rifondazione per la sinistra, allora si comprende come altra tempesta sia in vista. Se i giordano-vendoliani rivendicheranno il 47% del patrimonio proporzionalmente ai voti incassati al congresso dalla loro mozione, Grassi ha già fatto sapere che c'è poco da trattare, perché "chi se ne va, va via a mani vuote". Del resto anche chi continuerà ad averle piene non sarà particolarmente ripagato vista la condizione finanziaria vissuta dal partito ormai extraparlamentare. Certo, ci sono gli immobili. Magari si potrà pensare di dividerli o sfruttarli insieme. In quel caso sarà utile confrontarsi e consigliarsi col Pd, esperto storico di co-abitazioni.