martedì 30 settembre 2008

Acqua bene comune. Appello di padre Alex Zanotelli

Appello di p. Alex Zanotelli alle forze politiche e ai cittadini

Nel cuore di questa estate torrida e di questa terra calabra, lavorando con i giovani nelle cooperative del vescovo Bregantini (Locride) e dell’Arca di Noè (Cosenza), mi giunge, come un fulmine a ciel sereno, la notizia che il governo Berlusconi sancisce la privatizzazione dell’acqua.

Infatti il 5 agosto il Parlamento italiano ha votato l’articolo 23 bis del decreto legge numero 112 del ministro G. Tremonti che nel comma 1 afferma che la gestione dei servizi idrici deve essere sottomessa alle regole dell’economia capitalistica. Tutto questo con l’appoggio dell’opposizione, in particolare del PD, nella persona del suo corrispettivo ministro-ombra Lanzillotta. (Una decisione che mi indigna, ma non mi sorprende, vista la risposta dell’on.Veltroni alla lettera sull’acqua che gli avevo inviata durante le elezioni!).
Così il governo Berlusconi, con l’assenso dell’opposizione, ha decretato che l’Italia è oggi tra i paesi per i quali l’acqua è una merce.
Dopo questi anni di lotta contro la privatizzazione dell’acqua con tanti amici,con comitati locali e regionali, con il Forum e il Contratto Mondiale dell’ acqua ……queste notizie sono per me un pugno allo stomaco, che mi fa male. Questo è un tradimento da parte di tutti i partiti! Ancora più grave è il fatto che il “Decreto modifica la natura stessa dello Stato e delle collettività territoriali. I Comuni non sono più dei soggetti pubblici territoriali responsabili dei beni comuni, ma diventano dei soggetti proprietari di beni competitivi in una logica di interessi privati, per cui il loro primo dovere è di garantire che i dividendi dell’impresa siano i più elevati nell’interesse delle finanze comunali.“ Ci stiamo facendo a pezzi anche la nostra Costituzione!
Concretamente cosa significa tutto questo? Ce lo rivelano le drammatiche notizie che ci pervengono da Aprilia (Latina) dimostrandoci quello che avviene quando l’acqua finisce in mano ai privati. Acqualatina, (Veolia, la più grande multinazionale dell’acqua ha il 46,5 % di azioni) che gestisce l’acqua di Aprilia, ha deciso nel 2005 di aumentare le bollette del 300%! Oltre quattromila famiglie da quell’anno, si rifiutano di pagare le bollette ad Acqualatina, pagandole invece al Comune.

Ora, nel cuore dell’estate, Acqualatina manda le sue squadre di vigilantes armati e carabinieri per staccare i contatori o ridurre il flusso dell’acqua. Tutto questo con l’avallo del Comune e della provincia di Latina! L’obiettivo? Costringere chi contesta ad andare allo sportello di Acqualatina per pagare. E’ una resistenza eroica e impari questa di Aprilia: la gente si sente abbandonata a se stessa. Non possiamo lasciarli soli!
L’ estate porta brutte notizie anche dalla mia Napoli e dalla regione Campania. L’assessore al Bilancio del Comune di Napoli, Cardillo, lancia una proposta che diventerà operativa nel gennaio 2009. L’ Arin, la municipalizzata dell’acqua del Comune di Napoli, diventerà una multi-servizi che includerà Napoligas e una compagnia per le energie rinnovabili. Per far digerire la pillola, Cardillo promette una “Robintax” per i poveri (tariffe più basse per le classi deboli). Con la privatizzazione dell’acqua si creano necessariamente cittadini di seria A (i ricchi ) e di serie B (i poveri), come sostiene l’economista M.Florio dell’Università degli studi di Milano.
A questo bisogna aggiungere la grave notizia che a Castellamare di Stabia (un comune di centomila abitanti della provincia di Napoli), 67 mila persone hanno ricevuto, per la prima volta, le bollette dalla Gori, (una SPA di cui il 46% delle azioni è di proprietà dell’Acea di Roma).Questo in barba alle decisioni del Consiglio Comunale e dei cittadini che da anni si battono contro la Gori, che ormai ha messo le mani sui 76 Comuni Vesuviani (da Nola a Sorrento).
“Non pagate le bollette dell’acqua!”, è l’invito del Comitato locale alle famiglie di Castellamare. Sarà anche qui una lotta lunga e difficile, come quella di Aprilia. Mi sento profondamente ferito e tradito da queste notizie che mi giungono un po’ dappertutto. Mi chiedo amareggiato:” Ma dov’è finita quella grossa spinta contro la privatizzazione dell’acqua che ha portato alla raccolta di 400 mila firme di appoggio alla Legge di iniziativa popolare sull’acqua?
Ma cosa succede in questo nostro paese? Perchè siamo così immobili? Perchè ci è così difficile fare causa comune con tutte le lotte locali, rinchiudendoci nei nostri territori? Perché il Forum dell’acqua non lancia una campagna su Internet, per inviare migliaia di sollecitazioni alla Commissione Ambiente della Camera dove dorme la Legge di iniziativa popolare sull’acqua? Non è giunto il momento di appellarsi ai parlamentari di tutti i partiti per far passare in Parlamento una legge-quadro sull’acqua?
Dobbiamo darci tutti una mossa per realizzare il sogno che ci accompagna e cioè che l’acqua è un diritto fondamentale umano, che deve essere gestita dalle comunità locali con totale capitale pubblico, al minor costo possibile per l’utente,senza essere SPA. “L’acqua appartiene a tutti e a nessuno può essere concesso di appropriarsene per trarne “illecito”profitto- ha scritto l’arcivescovo emerito di Messina G. Marra.Pertanto si chiede che venga gestita esclusivamente dai Comuni organizzati in società pubblica, che hanno da sempre il dovere di garantirne la distribuzione per tutti al costo più basso possibile.”
Quando ascolteremo parole del genere dalla Conferenza Episcopale Italiana? Quand’è che prenderà posizione su un problema che vuole dire vita o morte per le nostre classi deboli, ma soprattutto per gli impoveriti del mondo? (Avremo milioni di morti per sete!).
E’ quanto ha affermato il 16 luglio, il Papa Benedetto XVI:” Riguardo al diritto all’acqua, si deve sottolineare anche che si tratta di un diritto che ha un proprio fondamento nella dignità umana .Da questa prospettiva bisogna esaminare attentamente gli atteggiamenti di coloro che considerano e trattano l’acqua unicamente come bene economico.” Quand’è che i nostri vescovi ne trarranno le dovute conseguenze per il nostro paese e coinvolgeranno tutte le parrocchie in un grande movimento in difesa dell’acqua? L’acqua è vita. “L’acqua è sacra, non solo perché è prezioso dono del Creatore- ha scritto recentemente il vescovo di Caserta, Nogaro – ma perché è sacra ogni persona, ogni uomo, ogni donna della terra fatta a immagine di Dio che dall’acqua trae esistenza, energia e vita.”
Sull’acqua ci giochiamo tutto!
Partendo dal basso, dalle lotte in difesa dell’acqua a livello locale, dobbiamo ripartire in un grande movimento che obblighi il nostro Parlamento a proclamare che l’acqua non è una merce, ma un diritto di tutti. Diamoci da fare perché vinca la vita!".
padre Alex Zanotelli

lunedì 29 settembre 2008

Buon compleanno signor Presidente

Buon compleanno Signor Presidente. Buon compleanno.

Le assicuro che i miei sono auguri sinceri anche se l’ho definita capocomico, lenone, meschino, mediocre e italiano nell’accezione nefanda che sa assumere, talvolta, questo aggettivo.
Le auspico veramente una lunga vita anche perché sono un professionista e quando veramente considero necessario un accadimento mi adopero perché si verifichi, non mi limito a sperare.

Questo non è assolutamente il caso, per fortuna di tutti noi.
Lei, considerato lo strettissimo spazio degli eventi che ospita la sua minuta persona, è, a suo modo, un grande artista e per questo merita attenzione visto che “rispetto”, a mio parere, suona distonico quando lo si associa al suo nome.

Fare dei propri sogni la trama materica luogo la quale si dipana la vita degli altri è proprio del grande artista. Grazie al suo dono, lei ha saputo portare nello spazio percettivo globale la sostanza impalpabile dei suoi desideri intimi, delle sue paure segrete e dei suoi pregiudizi nascosti. Ciò è appunto quello che lei, Signor Presidente, è riuscito a fare.

Lei, con magistrale perizia tecnica, ha dipinto il quadro della nostra nazione proiettando sulla tela la povera prospettiva e schiacciando la realtà a quella elementare logica bidimensionale che le sono così acconcie.
Farsi il mazzo a lavurar, i danè, le cosce, i culi, le zizze, le case in Sardegna, le litigate in tv, i vips sull’isola, i coglioni in casa, i belloni sui troni, l’ici, le leggi sartoriali, le corna alla moglie, tutti mattoncini rapinosi di insipida dimensione intellettuale e culturale che lei ha avuto il potere di collimare e disporre per innalzare la sordida infrastruttura morale che oggi sostiene il nostro paese.

Ovviamente, anche se lei dispone di un indubbio talento naturale, non è tutto merito suo. Lei ha avuto l’indubbia fortuna di rivolgersi a un pubblico (perché scommetto che così ci vede, pubblico non cittadini) nel cui cuore, nemmeno troppo in fondo, l’anelito a tanta meschina portanza di se stessi esisteva già.
Lei ha avuto il merito di farla emergere, di sdoganarla, di affrancarla dalla fama di abiezione dietro la quale si era nascosta per sfuggire allo spirito risorgimentale prima, alla retorica fascista poi ed, infine, dall’orgoglio della Lotta Partigiana.

Lei, non potendo comprendere come essere migliore, è riuscito a a far emergere la parte peggiore di tutti noi ed ha condotto un’intera nazione al suo livello, senza troppi sforzi per la verità, ma con grande pertinacia.

Io credo che in un giorno lontano, quando io e lei saremo polvere, il popolo di questa terra le sarà sinceramente grato. Ciascuno ha bisogno di guardare la parte oscura di se stesso per tenersene veramente lontano e tutti, grazie alla sua opera degeneratrice, oggi stiamo risalendo il fiume Congo alla ricerca di Kurtz.

La storia, se non gli uomini, gliene sapranno rendere merito.
Sinceramente grazie.

sabato 27 settembre 2008

Vacatio legis o il fascino discreto della tortura

Ringrazio Dio (o chi ne fa le veci) per i giorni che ci sta mandando. Mai come in questi tempi, infatti, il potere legislativo sta mostrando il suo lato più fetido e contraddittorio: chi ha orecchie per intendere e memoria per ricordare faccia tesoro di ciò che è accaduto, sta accadendo e accadrà in questi giorni. Non è curioso che due tra gli eventi più “sconvolgenti” (o comunque di maggior clamore mediatico) offertici dalla cronaca nazionale siano entrambi dovuti alla inspiegabile latitanza del legislatore rispetto all’attuazione della carta costituzionale e - più in generale - dei principi umanitari internazionalmente riconosciuti?

Il più recente - e forse più eclatante - è sicuramente la sentenza del Tribunale di Genova sui fatti di Bolzaneto, avvenuti durante il nerissimo G8 del 2001. Su 45 imputati, 30 assoluzioni e 15 condanne, in ogni caso blandissime e soprattutto inattuabili, poiché il tutto - anche grazie all’indulto Forza Italia-Ds del 2006 - si prescriverà nel gennaio 2009. Un sentenza meramente politica, e comunque monca. Danno e beffa, come suol dirsi.

Non è dei giudici, è bene metterlo in chiaro, la responsabilità di questo sfacelo. Certamente la lettura completa della sentenza potrà evidenziare eventuali azzardi interpretativi ed eccessivamente discrezionali, ma che quelli sui fatti del G8 fossero (e siano, vedi il vicino processo sui fatti della Diaz) processi-farsa era purtroppo già scritto nel nostro codice penale: un codice del 1930, che in 60 anni e più di repubblica e democrazia non è riuscito a vedersi integrato del reato di tortura. Il paese che ama la vita e che vede in Cristo uno dei massimi riferimenti ideologico-culturali non conosce il reato di tortura. I poliziotti che hanno trasformato Genova in una macelleria erano (e sono imputati) per reati quasi bagatellari: abuso d’ufficio, violenza privata, falso ideologico, ingiurie, percosse. La Convenzione dell’ONU contro la tortura, ratificata nell’88 e mai recepita con modifiche legislative sul piano interno, in Italia è carta straccia. Di qui le condanne blande per i delittucoli di cui sopra, di qui la rilevanza dell’indulto (che interessa i reati con pene non superiore a tre anni), di qui la prescrizione lampo.
Ovviamente impossibile, del resto, un’interpretazione “larga” dei dettami costituzionali e delle Carte internazionali, poiché nel diritto penale sono sacri il divieto di analogia per le norme incriminatrici e il principio della determinatezza e tassatività della norma penale. Leggasi: se la legge non lo prevede, il reato non esiste.

Dove, per fortuna, i giudici possono liberamente porre rimedio alle falle lasciate aperte dal legislatore è il settore civile. La recente sentenza della Corte d’Appello di Milano come giudice di rinvio sul caso Englaro ne è la prova. Ed è contro questa sentenza (ma anche contro la famiglia di Beppino Englaro, contro la Costituzione, contro di me, contro tutto il popolo italiano) che il legislatore ha dato il peggio di sé.
Su proposta del senatore Kossiga (uno che di stato vegetativo se ne intende), e con l’avallo del presidente del senato Schifani, è stato dato impulso alla procedura di ricorso alla Corte Costituzionale per “conflitto di attribuzione” tra potere legislativo e potere giudiziario, poiché, a detta dei futuri ricorrenti, la decisione sul caso Englaro è stata presa “dai giudici invece che dalla legge”.

Il pulpito, tanto per capirci, è lo stesso da cui dovrebbe vedere la luce - come è accaduto o sta accandendo in tutta Europa - una legge sul testamento biologico, o che specifichi perlomeno i principi in materia già contenuti nella Costituzione declinandoli al caso particolare dei malati terminali o incurabili. Dato che su un tema del genere la papalina Italia non ha mai pensato di sporcarsi le mani, i giudici - cui per legge non è permesso il non liquet sulle questioni loro sottoposte - si arrangiano come possono, e i mezzi per farlo, oltre ad essere numerosi, sono dotati (ironicamente) di un’autorevolezza giuridica e politica anche superiore alla legge ordinaria. Per citarne qualcuno: Costituzione (art. 2: lo Stato protegge la vita e lo sviluppo della personalità, e prevedere degli “obblighi sociali di solidarietà” non può mai trasformare la vita dell’individuo in un dovere pubblico, così come configurata nel periodo autoritario; art. 13: la libertà individuale è inviolabile, e suo corollario è il principio di autdeterminazione, valido ovviamente anche in materia sanitaria, poichè il proprio corpo è il primo nucleo di inviolabilità; art. 32: la salute è un diritto, non un dovere: nessuno può essere obbligato a ricevere qualsivoglia trattamento sanitario - a prescindere quindi dall’”accanimento” - salvo casi eccezionali comunque stabiliti dalla legge), Convenzione di Oviedo sui diritti dell’uomo e la biomedicina, ratificata - anche se non eseguita - dal nostro paese (artt. 5, 6 e 9, rispettivamente sul consenso informato, sul ruolo del rappresentante legale - ed es. il tutore, come Beppino Englaro - e su quello della volontà pregressa del paziente nei casi di incapacità di intendere e di volere), principi generali desumibili da altre leggi ordinarie sempre in materia di trattamenti sanitari e di correlate situazioni di incapacità di intendere e di volere (l. 211/2003, o la stessa legge 194 del ‘78) , Codice di Deontologia medica (da leggere tutto, anche solo per avere un’idea di quali siano davvero i principi che animano la medicina internazionale).

Che poi Schifani se ne venga con la storiella del “conflitto di attribuzioni” fa più ridere che altro. La sentenza di Milano, così come quella della Cassazione dell’ottobre 2007, non riposano sulla volontà arbitraria dei giudici, bensì sulla Costituzione, o addirittura su carte internazionali ratificate ma non rese esecutive sul piano interno, come pure la Costituzione vorrebbe (art. 11). Non c’è nessun conflitto di attribuzioni: è il legislatore che latita, e che ha pure il coraggio di gridare al sacrilegio se i giudici fanno il proprio lavoro di “diritto vivente”.

mentecritica.it

giovedì 25 settembre 2008

Razzismo: scritte sui muri di Roma contro gli immigrati

ROMA - Scritte razziste contro gli immigrati uccisi a Castelvolturno e Milano sono apparsi sui muri della tangenziale di Roma, poco distante dal cimitero del Verano. Lo riporta oggi il 'Corriere della Sera'.

Su due manifesti affissi sulla via Tiburtina firmati con la sigla 'Militia' c'era scritto: "Minime in Italia: Milano -1; Castelvolturno: -6'" (con riferimento al giovane ucciso nel capoluogo lombardo nei giorni scorsi e ai sei immigrati uccisi dalla camorra a Castelvolturno).

Un altro cartello invece attacca il presidente del Senato, compare infatti la scritta: "Schifani, l'ebreo sarai te". Secondo una testimonianza i manifesti sarebbero stati affissi da alcuni giovani con le teste rasate e i giubbotti di pelle.

Immediata la condanna e la solidarietà a Schifani da parte Senato. "Le scritte razziste apparse a Roma su alcuni manifesti contro gli immigrati uccisi a Castelvolturno e il riferimento al presidente del Senato a cui si dice 'ebreo sarai te', sono il segno di un virus infetto che abbiamo nella nostra società. E difficile pensare che ci possa essere gente di questo genere così come è difficile definirli esseri umani". Così Carlo Vizzini, presidente della commissione Affari Costituzionali, prende la parola in apertura di seduta dell'aula per esprimere una forte condanna delle frasi ingiuriose apparse sui muri di Roma e Milano ed esprimere solidarietà al presidente Schifani.

Vizzini ricorda che "il presidente Schifani si è sempre battuto contro la violenza, contro ogni sopraffazione, contro tutti gli estremismi e totalitarismi. Voglio dunque esprimere una condanna grave per chi dice 'Schifani ebreo sarai te', e la risposta da parte nostra puo' essere una sola: 'ebrei siamo tutti noi'".

La solidarietà espressa da Vizzini viene subito ribadita dalla presidente di turno Rosi Mauro, a nome di tutta l'assemblea, che prendendo la parola dice: "La risposta migliore contro questi virus infetti è proseguire la lotta alla criminalità".

agenzia dire.it

mercoledì 24 settembre 2008

Die Linke irrompe nel Parlamento bavarese?

Oskar Lafontaine sfonda con la sua Linke anche in Baviera, il land più conservatore della Germania, e rischia di sconvolgere un quadro politico rimasto immutato per oltre mezzo secolo. Un sondaggio dell'Istituto Emnid rivela che alle elezioni regionali di domenica prossima la Linke otterrebbe il 5 per cento, quanto basta per entrare nel parlamento di Monaco di Baviera scavalcando l'analoga soglia di sbarramento.
Finora il partito di Lafontaine era stato sempre quotato al 4 per cento, ma la "crociata" scatenatagli contro dal segretario dell'Unione cristiano-sociale bavarese (Csu), Erwin Huber, rischia di trasformarsi in un boomerang. La Csu crolla infatti al 49 per cento, quasi 12 punti in meno rispetto al 60,7 per cento del 2003, e vede a rischio la maggioranza assoluta detenuta da oltre 40 anni. A non decollare invece, a dispetto del cambio della guardia ai vertici nazionali con la candidatura alla Cancelleria di Frank-Walter Steinmeier e il ritorno alla presidenza di Franz Muentefering, è il partito socialdemocratico, a cui il sondaggio assegna il 20 per cento, risultato praticamente identico al 19,6 per cento di cinque anni fa.
Immutati anche i Verdi, con l'attuale 8 per cento rispetto al 7,7 del 2003. Nel nuovo parlamento eletto domenica saranno probabilmente presenti anche altre formazioni politiche, come i liberali (8%) ed i "Freie Waehler" (7%), la formazione conservatrice degli elettori liberi, già rappresentata in molti consigli comunali bavaresi. Nei giorni scorsi il capogruppo al Bundestag della Linke, Gregor Gysi, ha affermato che se il suo partito riuscirà a sfondare anche nella conservatrice Baviera, "risultera' mutato il quadro politico della Germania". Una vittoria del partito di Lafontaine renderebbe problematica il 23 maggio 2009 anche la rielezione del capo dello Stato, Horst Koehler, poiché la Cdu/Csu e i liberali della Fdp difficilmente riuscirebbero a mettere insieme i 613 voti necessari ad assicurargli la maggioranza assoluta dei 1.224 Grandi Elettori.
affaritaliani.it

martedì 23 settembre 2008

11 OTTOBRE IN PIAZZA

Le politiche aggressive del Governo di centrodestra, sostenute in primo luogo da Confindustria, disegnano il quadro di un'Italia ripiegata su se stessa e che guarda con paura al futuro, un Paese dove pochi comandano, in cui il lavoro viene continuamente umiliato e mortificato, nel quale l'emergenza è evocata costantemente per giustificare la restaurazione di una società classista, razzista e sessista. Che vede nei poveri, nei marginali e nei differenti, i suoi principali nemici. Che nega, specie ai migranti, il riconoscimento di diritti di cittadinanza con leggi come la Bossi Fini che non solo generano clandestinità e lavoro nero, ma calpestano fondamentali valori di umanità.
Questa è la risposta delle destre alla crisi profonda, di cui quella finanziaria è solo un aspetto, che attraversa il processo di globalizzazione e le teorie liberiste che l’hanno sostenuto. Una risposta che, naturalmente, ignora il fatto che solo un deciso mutamento del modello economico oggi operante può risolvere problemi drammatici, dei quali il più grave è la crisi ecologica planetaria. Spetta alla Sinistra contrapporre un’altra idea di società e un coerente programma in difesa della democrazia e delle condizioni di vita delle persone. E’ una risposta che non può tardare ed è l’unico modo per superare le conseguenze della sconfitta elettorale e politica.
 Ci proponiamo perciò di contribuire alla costruzione di un’opposizione che sappia parlare al Paese a partire dai seguenti obiettivi :

1) Riprendere un'azione per la pace e il disarmo di fronte a tutti i rischi di guerra, oggi particolarmente acuti nello scacchiere del Caucaso. La scommessa è ridare prospettiva a un ruolo dell’Europa quale principale protagonista di una politica che metta la parola fine all'unilateralismo dell'amministrazione Bush, al suo programma di scudo spaziale e di estensione delle basi militari nel mondo, all'occupazione in Iraq e Afghanistan (dove la presenza di truppe italiane non ha ormai alcuna giustificazione), ma anche alla sindrome da grande potenza che sta impossessandosi della Russia di Putin;

2) Imporre su larga scala un'azione di difesa di retribuzioni e pensioni falcidiate dal caro vita, il quale causa un malessere che la destra tenta di trasformare in egoismo sociale, guerra tra poveri, in un protezionismo economico del tutto insensibile al permanere di gravi squilibri tra il Nord e il Sud del mondo. Di fronte alla piaga degli “omicidi bianchi” è necessario intensificare i controlli e imporre l’applicazione delle sanzioni alle imprese. Si tratta inoltre di valorizzare tutte le forme di lavoro: lottando contro precariato e lavoro nero, anche attraverso la determinazione di un nuovo quadro legislativo; sostenendo il reddito dei disoccupati e dei giovani inoccupati; ottenendo il riconoscimento di forme di lavoro informale e di economia solidale;

3) Respingere l'attacco alla scuola pubblica, all'Università e alla ricerca, alla cultura, al servizio sanitario nazionale, ai diritti dei lavoratori e alla contrattazione collettiva. E’ una vera e propria demolizione attuata attraverso un'azione di tagli indiscriminati e di licenziamenti, l'introduzione di processi di privatizzazione, e un'offensiva ideologica improntata a un ritorno al passato di chiaro stampo reazionario (maestro unico, ecc.). L'obiettivo della destra al governo è colpire al cuore le istituzioni del welfare che garantiscono l’esercizio dei diritti di cittadinanza. L'affondo è costituito da un'ipotesi di federalismo fiscale deprivato di ogni principio di mutua solidarietà;

4) Rispondere con forza all'attacco contro le politiche volte a contrastare la violenza degli uomini contro le donne, riconoscendo il valore politico della lotta a tutte le forme di dominio patriarcale, dell'autodeterminazione delle donne e della libertà femminile nello spazio pubblico e nelle scelte personali;

5) Sostenere il valore della laicità dello stato e riconoscere diritto di cittadinanza alle richieste dei movimenti per la libera scelta sessuale e per quelle relative al proprio destino biologico;

6) Sostenere le vertenze territoriali (No Tav, No Dal Molin, ecc.) che intendono intervenire democraticamente su temi di grande valore per le comunità, a partire dalle decisioni collettive sui temi ambientali, sulla salute e sui beni comuni., prima fra tutti l’acqua. Quella che si sta affermando con la destra al governo è un’idea di comunità corporativa, egoista, rozza e cattiva, un’idea di società che rischia di trasformare le nostre città e le loro periferie nei luoghi dell’esclusione. Bisogna far crescere una capacità di cambiamento radicale delle politiche riguardanti la gestione dei rifiuti e il sistema energetico. Con al centro la massima efficienza nell’uso delle risorse e l’uso delle fonti rinnovabili. Superando la logica dei megaimpianti distruttivi dei territori, del clima e delle risorse in via di esaurimento. E’ fondamentale sostenere una forte ripresa del movimento antinuclearista che respinga la velleitaria politica del governo in campo energetico.

7) Contrastare tutte le tentazioni autoritarie volte a negare o limitare fondamentali libertà democratiche e civili, a partire dalle scelte del governo dai temi della giustizia, della comunicazione e della libertà di stampa. O in tema di legge elettorale mettendo in questione diritti costituzionali di associazione e di rappresentanza. Si tratta anche di affermare una cultura della legalità contro le tendenze a garantire l’immunità dei forti con leggi ad personam e a criminalizzare i deboli.

Per queste ragioni e con questi obiettivi vogliamo costruire insieme un percorso che dia voce ad un'opposizione efficace, che superi la delusione provocata in tanti dal fallimento del Governo Prodi e dalla contemporanea sconfitta della sinistra, e raccolga risorse e proposte per questo Paese in affanno. L'attuale minoranza parlamentare non è certo in grado di svolgere questo compito, e comunque non da sola, animata com'è da pulsioni consociative sul piano delle riforme istituzionali, e su alcuni aspetti delle politiche economiche e sociali (come tanti imbarazzati silenzi dimostrano, dal caso Alitalia all'attacco a cui è sottoposta la scuola, dalla militarizzazione della gestione dei rifiuti campani alle ordinanze di tante amministrazioni locali lesive degli stessi principi costituzionali). Bisogna invece sapere cogliere il carattere sistematico dell'offensiva condotta dalle destre, sia sul terreno democratico, che su quelli civile e sociale, per potere generare un'opposizione politica e sociale che abbia l’ambizione di sconfiggere il Governo Berlusconi. Quindi, proponiamo una mobilitazione a sinistra, per "fare insieme", al fine di suscitare un fronte largo di opposizione che, pur in presenza di diverse prospettive di movimenti partiti, associazioni, comitati e singoli, sappia contribuire a contrastare in modo efficace le politiche di questo governo.
A tal fine proponiamo la convocazione per il 11 ottobre di un'iniziativa di massa, pubblica e unitaria, rivolgendoci a tutte le forze politiche, sociali e culturali della sinistra e chiedendo a ognuna di esse di concorrere a un’iniziativa che non sia di una parte sola. Il nostro intento è contribuire all’avvio di una nuova stagione politica segnata da mobilitazioni, anche territorialmente articolate, sulle singole questioni e sui temi specifici sollevati.