martedì 30 ottobre 2007

G8. Stop alla commissione d'inchiesta

Grazie al pareggio in commissione Affari Costituzionali alla Camera, salta l'istituzione della Commissione d'inchiesta sul G8, malgrado fosse tra i punti all'ordine del giorno del programma sottoscritto dall'Unione. Con l'opposizione, arrogante e festosa, hanno votato anche Idv e Udeur. In più, qualche assenza sospetta da parte degli esponenti di Rnp.
In gergo calcistico si potrebbe definire un clamoroso pareggio, anche se in un certo senso poteva prevedersi. Il risultato è che salta la creazione della commissione parlamentare d'inchiesta per accertare le responsabilità istituzionali nei fatti del G8 di Genova. Con un voto di parità, 22 a 22, la commissione affari costituzionali della Camera ha infatti negato il mandato di riferire favorevolmente in aula sull'istituzione della commissione, provocando una serie di reazioni politiche che potrebbero anche avere ripercussioni importanti negli equilibri del governo.
Contravvenendo a quanto previsto in uno dei più discussi e conosciuti punti del programma dell'Unione, hanno votato contro l'esponente dell'Italia dei Valori Carlo Costantini, e quello dell'Udeur Francesco Adenti. Massimo Donadi, capogruppo alla Camera del partito di Di Pietro, non si è invece presentato alla votazione, ma subito dopo ha avuto modo di commentare: "Se si fosse trattato di una commissione seria ed equilibrata, pronta a giudicare a 360 gradi i fatti, e cioè gli eccessi e gli abusi da parte di alcuni esponenti delle forze dell'ordine e, sullo stesso piano, gli atti di vandalismo e di teppismo dei manifestanti che hanno messo a ferro e fuoco Genova, coerentemente al programma avremmo detto sì. Si è voluto, invece, procedere con una commissione di parte, figlia di un'impostazione ideologica, soprattutto della sinistra radicale ed è questa la ragione del nostro no".
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Fonte: Aprileonline

lunedì 29 ottobre 2007

L'Udc inventa un nuovo reato: l'apologia di comunismo

Si chiama Luca Volontè. E' capogruppo alla Camera dell'Udc. Piuttosto attivo, il suo volto è spesso impacchettato nei pastoni dei tg Rai, le sue idee chiare e conseguenti. Ha deciso di stanare tutti i comunisti italiani.
Sulla scorta delle notizie ricevute dalla Polonia dei gemelli Kaczynski, tra l'altro appena sconfitti alle urne, Volontè ha deciso di aprire la più grande delle questioni politiche. "Martedì mattina ogni deputato riceverà in casella il modulo di adesione alla nostra proposta di legge di riforma costituzionale per inserire il divieto di apologia del comunismo insieme al reato già previsto per il fascismo".
"Siamo un Paese vergogna", attacca quindi Volontè, secondo il quale "è necessaria una operazione verità sui 100 milioni di morti irrisi dai comunisti al governo. Staneremo uno per uno i fedeli amici di Lenin e dei suoi gulag". La proposta lanciata nei giorni in cui il suo capo Pier Ferdinando Casini è in viaggio di nozze, non ha trovato l'entusiasmo che Volontè presumibilmente valutava di raccogliere.
Finanche Roberto Calderoli, che è Calderoli, pur trovando l'iniziativa "condivisibile", la ritiene "superflua o comunque tardiva". E Gianfranco Rotondi, democristiano e moderato almeno quanto Volontè, ricorda che "non esiste il comunismo, ma tanti partiti comunisti. Il comunismo italiano non ci ha negato la libertà, ma ce l'ha portata col sangue dei partigiani".
L'amichevole osservazione di Rotondi forse rallenterà la raccolta delle firme alla quale, come ha annunciato, da domani il deputato vorrebbe destinare ogni energia.
Certo, Volontè non ha ancora chiarito, ma ne avrà tempo, quale sarà il destino di coloro che verranno "stanati". Tra l'altro proprio di fronte al suo banco, e per giunta nella qualità di presidente dell'assemblea, è seduto un comunista: Fausto Bertinotti. Altri si trovano al governo, molti anche in Parlamento. Un illustre ex al Quirinale. Stanarli tutti sarebbe una fatica, per non dire dell'imbarazzo a lavorare sulla Carta Costituzionale frutto, purtroppo per Volontè, dell'opera (e dell'inchiostro) di parecchi comunisti.
Fonte: Repubblica

Ultime dalla Città del Vaticano

Domenica 28 ottobre: La Chiesa cattolica ha beatificato 498 suoi membri uccisi durante la Guerra Civile, ponendoli sul percorso di una possibile santificazione e rievocando ricordi di un conflitto che ancor oggi divide la Spagna.
La maggior parte di quanti sono stati onorati nella cerimonia di domenica a Roma, la più grande beatificazione di massa di sempre, erano preti e suore uccisi da militanti di sinistra nell'escalation della guerra fra 1936 e 1939.
Molti religiosi ed esponenti del clero cattolico si erano schierati con Francisco Franco nel conflitto, scoppiato dopo un colpo di Stato del generale contro il governo di sinistra della Repubblica spagnola e la sua ascesa al potere come dittatore. Nel corso dei decenni, la Chiesa ha raccolto prove sul fatto che molti suoi esponenti furono uccisi per la loro fede, rendendoli candidati alla beatificazione. Se vi saranno rapporti su miracoli collegati a preghiere a loro rivolte, alcuni potrebbero diventare santi, processo che richiederà anni. Ma il processo di beatificazione ha risvegliato ricordi amari sul ruolo della Chiesa nella Guerra Civile.
Il conflitto è ancor oggi oggetto di un rabbioso dibattito in Spagna ed il governo socialista sta progettando una legge, avversata dalla Chiesa, per condannare ufficialmente il regime di Franco, morto nel 1975."
La gerarchia della Chiesa Cattolica sta perdendo un'occasione per riconoscere pubblicamente le sue responsabilità nel sostegno al golpe militare di Franco ed alla sua dittatura", ha detto l'Associazione per la Memoria Storica, che ricerca fosse comuni in cui si trovano vittime delle forze di Franco.
La Chiesa insiste sul fatto che una cerimonia religiosa non va confusa con una dichiarazione politica. "Quel che celebreremo è la memoria di persone che hanno scelto di restare fedeli alla loro fede ed all'amore per Gesù Cristo al di là delle stesse loro vite", ha detto Maria Encarnacion Gonzalez, storica che supervisiona l'Ufficio ecclesiastico per le cause dei santi.
La vicenda coinvolge un Paese un tempo a forte maggioranza cattolica ma dove oggi è permesso il matrimonio omosessuale. Inoltre, l'anticlericalismo, che esplose in violenze negli anni Trenta che costarono la vita a migliaia di membri delle organizzazioni religiose, è ancora radicato in una parte della popolazione.

Lunedì 29 ottobre: Il Papa Benedetto XVI ha chiesto oggi che il diritto all'obiezione di coscienza in casi come l'aborto o l'eutanasia sia riconosciuto anche ai farmacisti.
Nel discorso che ha tenuto davanti alla Federazione internazionale dei farmacisti cattolici, il Pontefice ha ricordato che nel ruolo dei farmacisti c'è anche quello di "far conoscere le implicazioni etiche dell'impiego di certi medicinali", spiegando che "non è possibile anestetizzare le coscienze, per esempio sugli effetti di molecole che hanno per scopo di evitare l'annidamento di un embrione o di abbreviare la vita di una persona".
Per Papa Ratzinger i farmaci devono "assolvere realmente al loro scopo terapeutico": per questo dunque ha invitato i farmacisti della Federazione cattolica ad affrontare "la questione dell'obiezione di coscienza, che è un diritto che deve essere riconosciuto alla vostra professione, permettendovi di non collaborare, direttamente o indirettamente, alla fornitura di prodotti che hanno per obiettivo scelte chiaramente immorali, come per esempio l'aborto e l'eutanasia".
Fonte: Reuters Italia

sabato 27 ottobre 2007

L'Unità nelle mani dell'editore di Libero

l' Unità (www.unita.it) sta per avere un nuovo editore. E' di ieri la notizia che sarà di fatto concluso, entro breve, un accordo con la famiglia Angelucci. Una salvezza per il giornale. Ma un'ombra inquietante sul suo destino quantomeno politico. Angelucci: un nome, un programma, per l'Unità. Come dimenticare che questa esuberante famiglia di imprenditori e possessori di cliniche ed ospedali, non è la prima volta che si trova fra gli azionisti del quotidiano fondato da Antonio Gramsci. Gli Angelucci erano quelli che stavano nella Uem -la società che crocifisse l'Unità nel 2000- con un decoroso 20% e che poi, in zona Cesarini, si sfilarono all'inglese prima della debacle totale e senza aver ottenuto quello che, all'epoca, si diceva fosse il vero interesse della loro società, la Tosinvest: un accordo con la Regione Lazio per l'Ospedale San Raffaele. L'accordo venne concluso in seguito, quando alla Regione c'era Storace, e gli Angelucci si erano da poco comprati Libero. Già, proprio il quotidiano diretto da Vittorio Feltri. Il che ci porta a fare subito una prima amara considerazione. In questo paese, la cui vera anima è manifestamente cerchiobbottista, è possibile essere proprietari di due quotidiani con linee editoriali opposte (gli Angelucci hanno anche il Riformista , ma lì siamo almeno ad un quarto grado di parentela con l'Unità!) e vivere sereni, senza che nessuno ne rimanga stupito. Eppure tutti sanno che entrare nel mondo della carta stampata e fare un quotidiano non è il massimo del business. Devi metterci dentro un bel po' di chincaglieria per poter fatturare qualcosa di decente in edicola. Quindi il fine non è trarre profitto dalla carta stampata ma da altro. L'Unità non naviga nella pubblicità. Resta la politica. Veltroni non ha mai avuto un buon feeling con questa intraprendente società di "ospedalieri". Non sappiamo se lo abbia avuto, questo feeling, con l'Unità dopo averne lasciato la direzione. Certo è che da un po' di tempo, sull'onda di un perdita rilevante di vendite, considerando la difficoltà degli azionisti a reperire nuove somme, ma, molto più prosaicamente, avendo Veltroni totale ed incontrastato appoggio da uno dei maggiori organi di informazione, La Repubblica, i beni informati raccontano che il nuovo segretario del Pd non sapesse che cosa farne del quotidiano ex Ds. Comunque dopo la notizia dell'acquisto da parte degli Angelucci, qualche molla è scattata nel riflessivo Walter che deve aver colto il paradosso in cui rischia di cadere se il giornale di Gramsci condivide l'editore con il giornale di Feltri. E pare che si sia prodigato nel rassicurare gli amici del giornale che è tutto sotto controllo. Quindi tornano gli Angelucci. Prendendosi questa volta una bella fetta (si dice l'84%) della società AD, azionista di maggioranza della Nie, società editrice del quotidiano. Per farne che?
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Fonte: Liberazione

Lavoratori di serie A e di serie B

I dipendenti pubblici sono scesi in piazza contro la mancata copertura dell'ultima finanziaria al rinnovo del contratto e contro la precarizzazione in atto nella funzione pubblica.
Il segretario della Uil, Angeletti, parla di patti non rispettati. "Quella di oggi è una manifestazione contro il governo per chiedere che rispetti i patti e faccia il suo dovere essendo coerente con le chiacchiere che fa", tuona. E: "L'esecutivo ha fatto una finanziaria che non prevede risorse per i contratti pubblici. Ed è come se la Confindustria dicesse che non si rinnovano i contratti. Ma è la legge ad imporre al Governo di farlo."
Il 20 ottobre scorso, Angeletti partecipava a Roma alla contromanifestazione organizzata dal Comitato di difesa ed attuazione della legge Biagi. "Non comprendo quali obiettivi si possa porre la manifestazione di oggi pomeriggio (quella organizzata dalla Sinistra contro la precarietà, ndr) visti i riusltati positivi portati dal pacchetto Treu e dalla legge Biagi" afferma in quell'occasione il leader Uil.
Dunque: gli accordi del programma sul superamento della legge 30, contro il precariato, possono non essere rispettati. A meno che non si tratti di dipendenti pubblici.

giovedì 25 ottobre 2007

Il Presidente Vendola a Salve per l'inaugurazione del CAPSDA

I CAPSDA sono postazioni di accesso ai serivizi on line della Pubblica Amministrazione sotto forma di chioschi multimediali e centri polifunzionali. Tali strutture rispondono ad una duplice finalità:
da un lato, consentono ai cittadini di accedere in modo rapido ed efficiente ai servizi innovativi offerti dalle PP.AA. regionali e locali;
dall'altro, contribuiranno allo sviluppo della società dell'informazione nel Mezzogiorno ed alla riduzione del digital divide.
Domani, 26 ottobre alle 15.00 il presidente Nichi Vendola sarà a Salve per illustrare il progetto ed inaugurare il punto di accesso realizzato nel Comune, in via Paradisi.
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mercoledì 24 ottobre 2007

Lo scatto unitario della Sinistra

La sinistra fissa i primi, formali passi verso l'unità. Che tipo di alleanza sarà non è ancora del tutto chiaro, e i protagonisti del processo sembrano prepararsi a stabilirlo davanti al tavolo comune. L'ipotesi della federazione, in ogni caso, prende sempre più quota.

C'è stato un vertice tra Franco Giordano, Oliviero Diliberto, Alfonso Pecoraro Scanio e Fabio Mussi, rispettivamente leader di Rifondazione comunista, Pdci, Verdi e Sinistra democratica. Nell'ufficio di Mussi è stato messo nero su bianco e ufficializzato il percorso verso l'unificazione, che con ogni probabilità ha subito due energici imprimatur dalla nascita del Partito democratico e dalla possibilità, concreta, che si vada al voto anticipato. Ci saranno, nelle intenzioni dei quattro leader, cinque tappe.

Si inizierà il dieci novembre prossimo, con una manifestazione comune, nella romana piazza Farnese, per celebrare i venti anni dall'abolizione del nucleare, avvenuto con lo strumento del referendum abrogativo. L'idea è stata dei Verdi e sarà anche l'occasione per superare le divisioni che si sono consumate il 20 ottobre scorso, quando Rifondazione e Pdci scesero in piazza contro il precariato, mentre Verdi e Sd scelsero di non mobilitarsi.
Il vero e proprio punto di snodo sarà nella due giorni dell'otto e del nove dicembre prossimi, date scelte per una grande assemblea unitaria. La chiamano "assemblea della sinistra e degli ecologisti", in concreto, ha spiegato il coordinatore nazionale di Sinistra democratica Fabio Mussi, si articolerà così: la prima giornata dedicata a un "workshop", aperto ai contributi di tutti gli interessati, la seconda sarà quella dove si approverà il programma, che poi sarà sottoposto a consultazione popolare. Ma, ha tenuto a precisare Diliberto, "saranno primarie sulle idee e non sulle persone, al contrario di quanto ha fatto il Pd". Quanto alla forma del nuovo soggetto, Giordano è stato cauto: "Stiamo costruendo un soggetto unitario e plurale, al quale partecipano le forze politiche ma che sarà aperto anche alle altre realtà di sinistra". Più esplicito Pecoraro: "Tutti abbiamo convenuto che la federazione aperta è un nostro obiettivo comune, siamo tutti d'accordo sull'arrivare ad un patto federativo". Lontana l'ipotesi, già lanciata da Giordano, di un tesseramento unico.
Sullo sfondo dell'assemblea unitaria, i quattro leader si occuperanno della costituzione dei gruppi parlamentari unici alla Camera e al Senato (dovrebbe essere il primo atto ad essere formalizzato) e della costituzione di un coordinamento nazionale, fatto di "personalità" che dovranno gestire tutta la fase di transizione. Pecoraro Scanio ha voluto fare un appello ai giornalisti: "Non chiamatela Cosa rossa", e ha ammesso, tra le righe, il ruolo che ha avuto nella decisione l'instabilità cronica del governo Prodi: "Questo ci rende anche più pronti a competere in eventuali elezioni politiche". Rimane l'interrogativo se la costituenda federazione sia un passaggio intermedio verso la costituzione di un partito unico, o se invece sia ferma la volontà di tenere in vita le formazioni esistenti. E' proprio sulle prospettive che si scorgono sfumature tra i quattro leader. Mussi, finora molto cauto insieme a Sinistra democratica, dice di pensare a un "partito unico", Giordano preme per un simbolo comune e nuovo che serva per le prossime scadenze elettorali (Ma Diliberto aveva detto di non voler rinunciare alla falce e martello) ma fa capire che lo scioglimento di Rifondazione non è all'ordine del giorno, dal momento che ha fissato il suo congresso nel marzo 2008. Pecoraro, nel dubbio, sembra preferire il modello federativo a quello del varo di un processo costituente verso un'unica formazione politica. L'incertezza contribuisce a mantenere vive le soluzioni di cui si è vociferato nelle scorse settimane: o l'investitura di Nichi Vendola, attuale governatore della Puglia, o il ritorno in campo di Fausto Bertinotti (in caso di elezioni anticipate e di fine del suo mandato di presidente della Camera). Prima di tutto, però, dovrà essere concordata una linea comune sulla legge elettorale e le riforme istituzionali, prossimi temi su cui maggioranza e opposizione si confronteranno in Parlamento. [...]

Fonte: Aprileonline

Monteroni. Inaugurazione del "Coordinamento di Sinistra"

Care compagne, cari compagni,
domenica 28 ottobre la costruzione del soggetto unitario della Sinistra fa un altro passo in avanti: a Monteroni si inaugura il circolo comune di Rifondazione e Sinistra Democratica, con una manifestazione alla quale partecipano Vinicio De Vito, segretario provinciale del PRC, Michele Ventricelli, consigliere regionale di SD, Donatella Duranti, deputata PRC, e Gigi Spedicato.
Vi raccomandiamo di non mancare: dopo la grande manifestazione di Roma del 20 ottobre scorso, nel Salento il processo unitario parte dalle realtà territoriali.

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martedì 23 ottobre 2007

Riunione SD Salve

E' convocata per domani alle 20.00 (24 settembre, ndr), in vista dell'assemblea plenaria de l'Unione di venerdì prossimo 26, una riunione degli iscritti alla Sinistra Democratica di Salve. L'incontro si terrà presso la Casa de l'Unione in via A. Diaz.

Tricase. Nasce il Cantiere cittadino della Sinistra

Il 26 ottobre a Tricase si inaugura con una pubblica assemblea di cittadini, associazioni, cittadini, movimenti e partiti il Cantiere cittadino della Sinistra.
L'appuntamento è alle 20.00 presso la Biblioteca comunale.

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Sinistra come?

Pubblichiamo un articolo "particolare" del sig. Alfio Tarullo, pubblicato dal quotidiano web Brindisi sera nell'edizione di oggi (23 settembre, ndr). E' un po' lungo forse, ma val la pena di leggerlo fino in fondo.

La sinistra "radicale" viene contrapposta dagli uomini politici, di maggioranza e no -e da molti apprezzati giornalisti- ad una sinistra "riformista" con l'intendimento di rendere antitetici i due termini identificativi. Ma è così? E il popolo che riforme vuole?

Leggete questa sequela granduignolesca di aggettivi, tutti sparati di volta in volta, contro la "sinistra radicale" da illustri e meno illustri messeri: estremista - rivoluzionaria - massimalista - integralista - bicomunista - antagonista - rissosa- populista - conservatrice.

Dica il lettore se ha mai sentito una sfilza di aggettivi più minacciosi e riprovevoli, intenzionalmente deturpanti. Non vi sembra davvero troppo lunga la gragnola di delucidanti specificazioni? L'ultima delle quali potrebbe sembrare fuori posto, invece è stata egualmente coniata, come se talvolta non fosse necessario conservare, da parte della sinistra, qualcosa di buono che ai potenti dispiace sia conservato: non è detto che il conservatore sia un malandrino. In illo tempore, per esempio, la sinistra avrebbe voluto conservare la scala mobile, ma fu battuta da Craxi e dal referendum riformista.
Soffermiamoci sul significato dei vari aggettivi, non prima di aver precisato che il Grandguignol, come ci ricorda il dizionario De Mauro, era il "genere di teatro drammatico, in voga nell’Ottocento, in cui dominavano elementi macabri e raccapriccianti" (sangue, sangue, sangue con inenarrabili scene cruente).

Traggo le definizioni, potete controllare, dall'umile "Dizionario Garzanti della lingua italiana" mantenendo gli aggettivi al maschile: ma voi volgeteli al femminile in quanto riferiti, quasi sempre impertinentemente, alla Sinistra:

1-Estremista: sostenitore di idee, misure estreme, in politica, arte, ecc
2-Rivoluzionario: che rinnova profondamente, che mira a sconvolgere un ordine prestabilito
3-Massimalista: fautore del massimalismo, corrente che mira a realizzare il massimo del proprio programma
4-Integralista: seguace dell'integralismo, tendenza ad applicare rigorosamente e in tutti i campi (politico, sociale, ecc.) i princìpi di una sola dottrina
5-Bicomunista: chi è doppiamente comunista, cioè propugna la collettivazione dei mezzi di produzione e la distribuzione dei beni prodotti secondo i bisogni di ciascuno
6-Antagonista: chi compete con altri
7- Rissoso: chi è incline alla risse (cioè liti clamorose e volgari con scambi di ingiurie e percosse)
8- Populista: sostenitore e seguace del populismo, forma di socialismo generico senza precisa impostazione dottrinale
9-Conservatore:: chi propugna il mantenimento delle strutture politico-economiche esistenti e respinge ogni riforma giudicata impropria

Dunque, secondo lor messeri la Sinistra meriterebbe di essere aggettivata in tutte le guise che ho elencato oppure dovrebbe accontentarsi della definizione più colorata da film di fantascienza: "la Cosa Rossa", dove l'indeterminatezza della parola "cosa" infonde il timore dell'ignoto, quello che pervadeva i marinai che varcavano, con navi insicure, le colonne d'Ercole ignari di qual genere di barbarie li attendesse nella pianura acquea dell'Orbe.
Gli è che il governo Prodi comprende al suo interno ministri del PD (il partito nato dalla fusione di DS e Margherita) e di altre formazioni politiche tra le quali alcune vengono idealmente raggruppate nella "cosa rossa" o "sinistra radicale".
Questo coacervo politico di idealismi e pragmatismi varò il programma di governo denominato "Per il bene dell'Italia" e che fu oggetto di sarcasmi per la sua prolissità e, talvolta, indeterminatezza.
L'attuazione o l'attenuazione di questo programma è alla genesi di un interessato attacco alle posizioni radicaleggianti che la Sinistra Democratica esprimerebbe con eccessivi richiami a modifiche o accomodamenti.
Ci si riferisce, in particolare, alla tassazione delle rendite e al precariato giovanile.
Per poter stabilire se, nel rapporto con gli elettori, abbia ragione la Sinistra radicale oppure gli altri partiti che compongono il governo dell'Unione occorre andare a rileggere i punti inseriti nel programma governativo.
A beneficio dei nostri pazienti e ben predisposti (spero) lettori, si riportano qui sotto, integralmente, alcuni passaggi del programma, sottoscritto da tutte le forze politiche, per quanto attiene il precariato, ripromettendoci in un successivo articolo di intrattenerci sul tema della tassazione, lotta all'evasione e riduzione del costo del lavoro.

*A pag. 53 - Capitolo "Lavoro, diritti e crescita, camminare insieme" e paragrafo "Una piena e buona occupazione" - si legge:

"Proponiamo la reintroduzione del credito di imposta a favore delle imprese che assumono a tempo indeterminato. Noi siamo contrari ai contenuti della legge n. 30 e dei decreti legislativi n. 276 e 368 che moltiplicano le tipologie precarizzanti. Per noi la forma normale di occupazione è il lavoro a tempo indeterminato, perché riteniamo che tutte le persone devono potersi costruire una prospettiva di vita e di lavoro serena. In tal senso, crediamo che il lavoro flessibile non possa costare meno di quello stabile e che tutte le tipologie contrattuali a termine debbano essere motivate sulla base di un oggettivo carattere temporaneo delle prestazioni richieste e che non debbano superare una soglia dell'occupazione complessiva dell'impresa. Proponiamo che le tipologie di lavoro flessibile siano numericamente contenute e cancellate quelle più precarizzanti: ad esempio il job on call, lo staff leasing e il contratto di inserimento. [omissis] La regolamentazione del lavoro interinale dovrà essere rivista, anche considerando la impostazione legislativa definita dal precedente governo di centrosinistrra. Inoltre, ci impegniamo a rivedere la normativa in merito agli appalti di opere e di servizi e alla cessione del ramo d'azienda, spesso utilizzata in modo fittizio per aggirare le tutele dei lavoratori attraverso il meccanismo delle esternalizzazioni: la disciplina va ricondotta alla sua corretta dimensione, giustificata esclusivamente da oggettivi requisiti funzionali e organizzativi."

Risultano ben evidenti e delineati i propositi programmatici dell'Unione e il richiamo alla loro applicazione, da parte della Sinistra, non può essere spacciato per litigiosità o attacco al governo di cui si fa parte.
Adesso soffermiamoci sui nove aggettivi più in voga per classificare la Sinistra (vedi sopra).
Una Sinistra siffatta (quella di Giordano, Diliberto, Pecoraro Scanio e Mussi) che cerca di compattarsi su punti programmatici da tutti accettati e sottoscritti (anche se ci sarà stato qualche inevitabile "obtorto collo" della parte moderata dell'Unione) non può essere definita estremista. Sono misure estreme quelle di cui si chiede il rispetto?

Sinistra rivoluzionaria che mira a sconvolgere un ordine prestabilito. Sarebbe il precariato l' "ordine prestabilito"? Abolire il precariato può essere considerata nientemeno che una rivoluzione?
Sinistra massimalista. Mira a realizzare il massimo del "suo" programma? Ma la Sinistra "radicale" mira a realizzare il massimo del programma comune, non chiede di più.
Sinistra integralista. Credo che non voglia applicare i principi di una sola dottrina, chiede soltanto di attuare un punto programmatico indicato chiaramente nel patto elettorale.
Sinistra bicomunista. Mi pare che sia stato l'on. Berlusconi a mettere in orbita questo aggettivo; egli vede comunisti in ogni luogo e talvolta vede doppio. Forse "bicomunista" spaventa più che "comunista"; Bi o non bi, il precariato potrebbe essere abolito anche dagli anticomunisti, con grande sollievo per i nostri giovani...
Sinistra antagonista. Si può essere in competizione o no?
Sinistra rissosa. Questo è vero. Nell'Unione, però, non mi sembra che i più rissosi siano quelli della sinistra "radicale". Mastella docet.
Sinistra populista. Senza precisa impostazione dottrinale. Beh è un'accusa da rivolgere alla Sinistra? L'impostazione dottrinale c'è, eccome! "Salviamo i nostri giovani" vi sembra un'affermazione generica, quando si chiede di sancire l'abolizione parziale del precariato?
Sinistra conservatrice. Chi respinge ogni riforma giudicata impropria. La riforma contenuta nella Legge 14/02/2003 (Legge Maroni, strumentalmente conosciuta come "Legge Biagi", dal nome del professore, barbaramente assassinato dalle Brigate Rosse, proponente le linee guida adottate dal governo Berlusconi) è ritenuta non solo impropria...

In definitiva si vuole derubare la Sinistra governativa di quella parte del programma che trovò consensi da parte di tutte le altre espressioni politiche che concorsero alla redazione della "carta". E si vuole tartassare il derubato ghettizzandolo o mettendolo in prigione. Ciò mi ricorda quella pagina collodiana delle "Avventure di Pinocchio", quando il burattino, bugiardo fin che si vuole, ma questa volta dicendo la verità, accusò i malandrini di averlo derubato.

Scrive Collodi:
"Pinocchio, alla presenza del giudice, raccontò per filo e per segno l'iniqua frode, di cui era stato vittima; dette il nome, il cognome e i connotati dei malandrini, e finì col chiedere giustizia. Il giudice lo ascoltò con molta benignità: prese vivissima parte al racconto: s'intenerì, si commosse: e quando il burattino non ebbe più nulla da dire , allungò la mano e suonò il campanello. A questa scampanellata comparvero subito due cani mastini,vestiti da giandarmi.Allora il giudice, accennando Pinocchio ai giandarmi, disse loro:"Quel povero diavolo è stato derubato di quattro monete d'oro: pigliatelo dunque e mettetelo subito in prigioneIl burattino, sentendosi dare questa sentenza fra capo e collo, rimase di princisbecco e voleva protestare: ma i giandarmi, a scanso di perditempi inutili, gli tapparono la bocca e lo condussero in gattabuia."
(L'episodio collodiano ha un successivo comico strascico, quando viene concesso un indulto ai malandrini, non applicabile a Pinocchio che malandrino non s'era dichiarato. E per fruire dell'indulto, Pinocchio si dichiara malandrino e viene scarcerato.)

Qui non ci sono giudici di questa tempra, ma è inammissibile che chi è derubato venga anche condannato e infilzato con aggettivi strabilianti che evocano innominabili paure, con allusioni a ricatti inesistenti.
E la gente si schiera dalla parte dei derubati cercando di individuare chi sono i malandrini, con buona pace del bellissimo e imbronciato Casini che crede di far passare per depravata una sinistra che si richiama ai patti sottoscritti, inclusi nella fluviale confezione prodiana.

lunedì 22 ottobre 2007

Sinistra, il giorno dopo

"Siamo arrivati al 21 ottobre.
E una riflessione è d’obbligo, accantonando per un momento una situazione politica confusa ed instabile. Infatti gli appuntamenti che precedevano il 21, pur molto diversi tra loro, avevano in comune l’essere una verifica del grado di rappresentanza sociale e politica, come antidoto o risposta alla crisi di consenso che attraversa il paese. Il successo di quei singoli eventi rende oggi la democrazia italiana più salda.
Naturalmente ciascuno di quegli appuntamenti ha delle conseguenze. Il referendum dei lavoratori e dei pensionati rassicura il sindacato sul gradimento della mediazione raggiunta con il protocollo sul welfare. Il voto di Walter Veltroni rafforza quella leadership dandogli una investitura che può essere solo limitata dall’autocensura.
Anche la manifestazione del 20 ottobre, molto partecipata, rassicura i promotori della esistenza di un seguito importante alle parole d’ordine con le quali la manifestazione era convocata.
Da lì in avanti, dal 21 in avanti, lungo la strada dell’unità a sinistra, una sinistra larga e rinnovata, si ripropongono gli stessi problemi. Due in particolare: quale rapporto tra la sinistra e il sindacato confederale; il rinnovamento della sinistra".

L'articolo - che potete leggere per intero qui - si conclude così:

"Ma di sicuro due cose non ci servono: identità orgogliose contrapposte in una campagna elettorale permanente, tutta giocata all’interno della sinistra; denominazione di origini controllate, “cose rosse” o scelte analoghe brandite come perimetri.
L’unità a sinistra è ciò di cui ha bisogno il paese; non nascondere i problemi che esistono lungo quella strada o rimuovere i nodi fondamentali, lungi dall’essere un ostacolo verso questa prospettiva, è l’unica condizione per garantirle successo."
di Titti di Salvo

domenica 21 ottobre 2007

UN MILIONE DI GRAZIE

SD e il 20 ottobre. Un errore non aderire?

Di seguito, un articolo di G. Chiesa nel quale l'europarlamentare SD spiega quali sono state le ragioni che lo hanno portato ad aderire alla manifestazione del 20 ottobre. Può essere utile come spunto di riflessione per discutere della mancata adesione del nostro movimento alla manifestazione di sabato scorso. Anche alla luce del fatto che molti nostri compagni, magari anonimamente (cioè senza simboli o bandiere), erano comunque a Roma a manifestare con e per la Sinistra.
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“Mancano idee e coraggio a sinistra di Paperino”

Andrò alla manifestazione del 20 (ieri, ndr) e invito a partecipare tutti quelli che la pensano come me, e dintorni. Ci vado per tanti motivi, il primo dei quali è la mia solidarietà con i lavoratori metalmeccanici. E la necessità di rimettere il lavoro al centro dell’attenzione non solo della sinistra ma dell’intera, io credo maggioritaria, opinione pubblica democratica del paese.
Ci andrò, il 20, a maggior ragione dopo il Vaffanculo Day. Perché penso che, se la giusta spallata che Beppe Grillo ha dato alla classe politica italiana dovesse «finire male» (come molti commentatori e membri dell’oligarchia, che non aspettano altro, si affannano a profetizzare) la responsabilità primaria sarebbe della parte della classe politica che ancora non è interamente soggiogata alle esigenze dei poteri forti.
Parlo della sinistra che io chiamo istituzionale (in polemica con il termine «radicale» che le è stato ingiustamente affibbiato) e che si colloca, almeno spiritualmente, «a sinistra di Paperino» (non so chi abbia inventato questa espressione, ma la trovo azzeccata), cioè del Partito democratico. E’ ad essa che spetta di dare risposte, visto che gran parte dei seguaci di Grillo sono – come risulta dai sondaggi, ai quali credo – di sinistra, mentre un’altra parte, non meno grande, è fatta di gente (giovane) che non è di sinistra perché non l’ha mai incontrata in vita sua, non la conosce e l’accomuna al resto della classe politica nel suo disprezzo.
Andrò alla manifestazione del 20 perché penso che sia nell’interesse del paese. Perché un governo che continua a mettere al centro della sua azione essenzialmente la crescita del prodotto interno lordo non è in grado di fare fronte ai tremendi compiti che si delineano sul vicino orizzonte. Tra questi, prioritaria, è la questione del clima e quella, ad essa correlata, dell’energia.
Abbiamo di fronte una manciata di anni per affrontare (non dico risolvere) questioni che riguardano la vita dei nostri figli e siamo soffocati da un’ignoranza generalizzata. Nessuno (anche nei media, nella tv pubblica) sembra preoccupato del fatto che lo stesso, ahimé realistico, obiettivo (europeo) di contenere la crescita della temperatura del pianeta entro i 2 gradi centigradi significherà comunque catastrofi immense e grande dolore umano. Chi pensa che riguarderà soltanto i poveri del pianeta, si sbaglia: anche noi ne saremo investiti, e, in massa, siamo impreparati.
Una classe politica (e io direi anche imprenditoriale) così stupida non merita di essere trattata meglio di quanto abbia fatto Beppe Grillo, ma una risposta energica e meditata deve seguire la spallata. Vogliamo lasciare a Grillo l’onere di formularla? Mi aspettavo e mi aspetto dai partiti della «cosa rossa» qualche cosa di più degli attuali balbettii. Al Parlamento europeo ho voluto dare forza a Sinistra democratica, aderendo alla sua frazione europea come indipendente. Ma da Roma non è arrivata nessuna idea fino ad ora. Non vedo ampiezza di vedute, respiro; non vedo segnali che abbiano capito, a sinistra di Paperino, che bisogna rinnovare forme organizzative e metodi di analisi della società.
Non stupisce in verità, perché anche loro hanno «perduto il contatto» con la gente. Altrimenti non avrebbero perduto mesi a discutere con Angius e Boselli. E, quando ho proposto di costruire una Fondazione, di creare una vera «maniglia» di massa, per studiare insieme, partiti e movimenti, dove sta andando il pianeta, per trovare insieme le risposte, tutto si è fermato.
Il 20 significa dare una spallata anche a questo impressionante immobilismo, che è un sintomo anch’esso del fatto che non solo la classe politica oligarchica non ha in testa null’altro che la deriva neoliberista, ma anche che a sinistra di Paperino mancano idee e coraggio. E che, se continua così, Paperino potrà svolgere il compito che i poteri forti gli hanno assegnato, cioè di farla finita con la democrazia liberale e con la Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza.
Andrò il 20 alla manifestazione perché voglio gridare forte contro la guerra che sta per cominciare contro l’Iran, e contro la base di Vicenza, e contro le spese militari in aumento, e contro la follia suicida delle oligarchie belliche americana e europea.
Andrò alla manifestazione del 20 ottobre anche perché penso che, se c‘è una via per salvare la sinistra, la democrazia, il paese, è quella di costringere il sistema mediatico a dire la verità sullo stato del mondo. Dico costringere sapendo quello che dico. Neanche il migliore dei governi potrà infatti prendere, negli anni a venire, le decisioni dolorose che s’imporranno (di nuovo sul clima, sull’acqua, sull’energia, sulla vita organizzata delle nostre città) senza un minimo di consenso. E milioni di cittadini ignari del pericolo non potranno darglielo, educati come sono a essere consumatori compulsivi. Se la televisione non glielo spiegherà, con tutta la crudezza necessaria, non potranno né sapere, né capire. E allora, sinistra istituzionale, come puoi pensare di fare fronte, e di non essere travolta tu stessa, senza porre sul tappeto la questione di una informazione e comunicazione democratica? Dovresti saperlo, sinistra istituzionale, che Paperino andrà oltre la lottizzazione, privatizzerà anche la tv pubblica, ci elargirà una finta informazione buonista e bugiarda come quella di Gianni Riotta e di Clemente Mimun, di Bruno Vespa e della coorte dei pennivendoli che ne hanno seguito l’esempio.
Andrò in piazza il 20 perché abbiamo poco tempo.

Dal manifesto del 20 ottobre

venerdì 19 ottobre 2007

Bananarepublic.it

Il più costoso e fallimentare progetto web mai varato dal Governo, Italia.it, potrebbe presto chiudere i battenti. Lo ha fatto capire nelle scorse ore il vicepresidente del Consiglio, Francesco Rutelli, racconta Corriere.it.
Rutelli parlava ad un incontro del Comitato nazionale per il turismo, nel quale se l'è presa con gli errori e i problemi di cui soffre il costosissimo portalone, sbottando: "Facciano qualcosa, altrimenti è meglio lasciar perdere".
Un clamoroso cambio di rotta. Basti pensare che lo scorso luglio, nemmeno tre mesi fa, il Ministro aveva annunciato che alla BIT 2008, la Borsa del Turismo prevista per il prossimo febbraio, Italia.it avrebbe avuto una seconda occasione di riscatto. Ora la retromarcia, comprensibile: non solo Italia.it continua a proporre clamorosi errori a chi lo frequenta, come hanno fin qui inutilmente denunciato più volte gli operatori del turismo, ma è anche usato pochissimo dagli utenti Internet. Con tutti i suoi notevoli limiti, un servizio di misurazione come Alexa.com considera il portale del turismo un sito dal traffico scarsissimo.
Che il vicepresidente del Consiglio avesse sperato in un possibile risollevamento di Italia.it è palese: lo scorso marzo aveva annunciato via YouTube in lingua inglese la nascita del sito, proprio mentre partiva il Comitato che avrebbe dovuto trovare il modo di dare un senso alle decine di milioni di euro impegnati su Italia.it.
Siamo alla chiusura dunque? È presto per dirlo, Rutelli non è ancora arrivato ad una decisione definitiva e molte dovranno essere le teste da consultare prima di optare per la chiusura. Sebbene questa appaia inevitabile, il vero problema sembra risiedere nel cosa accadrà dopo.
Molti denari pubblici sono stati buttati in Italia.it. Del totale di quelli previsti si parla di 35,9 milioni di euro effettivamente investiti. Un quadro aggravato anche dal fatto che, come ben sanno i lettori di Punto Informatico, mentre Italia.it veniva costruito, le Regioni, pur coinvolte in Italia.it, sviluppavano anche un Portale Interregionale che non solo non ha mai visto la luce ma, nonostante gli stanziamenti (13 milioni di euro), non sembra destinato a vederla mai.
L'unica speranza, si legge oggi in rete, è che se Italia.it verrà chiuso ciò possa avvenire con decisioni pubbliche e trasparenti, che consentano a tutti di capire cosa, come, quando e perché è accaduto. Fin qui, infatti, qualsiasi richiesta di trasparenza da parte di migliaia di utenti Internet è stata rispedita al mittente dal Governo.
Fonte: Punto-informatico.it

giovedì 18 ottobre 2007

Venti d'ottobre. -2

Nell'appello che segue, pubblicato contemporaneamente dal manifesto, da Liberazione e da Carta il 3 agosto scorso, sono elencate le ragioni che hanno spinto ad organizzare la grande (si spera) manifestazione nazionale della sinistra di sabato prossimo, 20 ottobre.


"L’attuale governo non ha ancora dato risposte ai problemi fondamentali che abbiamo di fronte, per i quali la maggioranza degli italiani ha condannato Berlusconi votando per il centrosinistra. Serve una svolta, un’iniziativa di sinistra che rilanci la partecipazione popolare e conquisti i punti più avanzati del programma dell’Unione, per evitare che si apra un solco tra la rappresentanza politica, il governo Prodi e chi lo ha eletto.
Occorre fare della lotta alla precarietà e per una cittadinanza piena di tutte e di tutti la nostra bussola.
Noi vediamo sette grandi questioni. Quella del lavoro: cioè della sua dignità e sicurezza, con salari e pensioni più giusti, cancellando davvero lo scalone di Maroni e lo sfruttamento delle forme “atipiche”, e con la salvaguardia del contratto nazionale come primario patto di solidarietà tra le lavoratrici e i lavoratori. Quella sociale: cioè il riequilibrio della ricchezza e la conquista del diritto al reddito e all’abitare. Quella dei diritti civili e della laicità dello Stato: fine delle discriminazioni contro gay, lesbiche e trans, leggi sulle unioni civili, misure che intacchino il potere del patriarcato. Vogliamo anche che siano cancellate leggi contro la libertà, come quella sul carcere per gli spinelli. Quindi, la cittadinanza: pienezza di diritti per i migranti, rapida approvazione della legge di superamento della Bossi-Fini, chiusura dei Cpt. La pace: taglio delle spese militari, non vogliamo la base a Vicenza, vogliamo vedere una via d’uscita dall’Afghanistan, vogliamo che l’Italia si opponga allo scudo stellare.
L’ambiente ha tanti risvolti, dalla pubblicizzazione dell’acqua alla definizione di nuove basi dello sviluppo, fondate sulla tutela e il rispetto per l’habitat, il territorio e le comunità locali. Per questo ipotesi come la Tav in Val di Susa vanno affrontate con questo paradigma.
La legalità democratica: lotta alla mafia e alle sue connessioni con la politica e l’economia. Nessuna di queste richieste è irrealistica o resa impossibile da vincoli esterni alla volontà della maggioranza. Il fallimento delle politiche di guerra dell’amministrazione Bush si sta consumando anche negli Stati uniti, i vincoli di Maastricht e della banca centrale europea sono contestati da importanti paesi europei, l’andamento dei bilanci pubblici permette scelte sociali più coraggiose. Ma siamo consapevoli che per affrontare tutto questo occorre che la politica debba essere politica di donne e di uomini - non solo questione maschile - e torni ad essere partecipazione, protagonismo, iniziativa collettiva.
Per questo proponiamo di ritrovarci a Roma il prossimo 20 ottobre per una grande manifestazione nazionale: forze politiche e sociali, movimenti, associazioni, singoli. Chiunque si riconosca nell’urgenza di partecipare, per ricostruire un protagonismo della sinistra e ridare fiducia alla parte finora più sacrificata del paese".

Per saperne di più, visita: 20 ottobre.org

mercoledì 17 ottobre 2007

E' nato...

Nel corso dell'ultimo fine settimana (a qualcuno potrebbe essere sfuggito), il Paese intero ha finalmente potuto gioire della nascita del nuovo Partito Democratico.
Nel video che segue, l'inno del neonato soggetto politico secondo Crozza...

We're back!

Dopo una pausa "forzata", riprendono gli aggiornamenti del Blog della Sinistra Democratica di Salve.
Buona lettura a tutti e...
al lavoro, alla lotta!

martedì 16 ottobre 2007

Scusate...

Il blog non viene aggiornato da un paio di giorni a causa di problemi "tecnici" (a quelli che pensan male: s'è rotto il computer - non c'entrano le elezioni primarie del pd)

Ce ne scusiamo. E promettiamo di riprendere l'aggiornamento nel più breve tempo possibile (tecnico permettendo!).

Saluti di Sinistra.

mercoledì 10 ottobre 2007

Un esercito di giovani contro la mafia


UN ESERCITO DI GIOVANI
Appello per una grande mobilitazione in favore di Casal di Principe e contro la Camorra

Casal di Principe, 17 settembre 2007,
sospesa ancora una volta tra il sogno e la realtà. Da una parte uno Stato che muove il Presidente della Camera e il Presidente della Commissione Antimafia per ricordare a tutti che la camorra esiste e va combattuta. Dall'altro una società civile piegata, intimorita, a tratti reticente.
La Repubblica che si riappropria del territorio dichiarando guerra a quella criminalità che progressivamente si è fatta senso comune, in grado di convivere normalmente con il quotidiano delle persone, e restituisce alle istituzioni democratiche ed agli studenti la piazza principale di quella città. Allo stesso tempo, la sensazione di una separazione forte tra quella piazza ed una parte della città, l'indifferenza di chi lavora, commercia e fa impresa, il timore di una presenza episodica e fluttuante dello stato, persino lo spettacolo indecente, condito di una buona dose di teatralità, del padre di Sandokan che domanda la parola ed urla l'innocenza del figlio e l'inesistenza della camorra.
Questa volta nessuno si nasconde, neanche la camorra, rivendicando il suo spazio egemonico nel giorno in cui il Parlamento offre una dimostrazione di forza e fermezza.
Ha ragione Roberto Saviano quando sottolinea la presenza inquietante di "moltissimi ragazzi che ogni volta che aprivo bocca si mettevano a braccia conserte per segnalare la totale distanza dalle parole che dicevo".
Si fa avanti un pezzo di generazione per cui è la camorra il vero Stato ed il diritto alla felicità rivendicato coraggiosamente dallo scrittore di "Gomorra" una forma già realizzata, dove la subordinazione ai clan è scambiata con l'illusione del benessere ed il brivido del dominio su chi è più debole. Insomma, la felicità è il potere, l'arbitrio, la sfrontatezza.
Eppure, siamo convinti che a Casal di Principe, come nell'intero meridione, non tutta la società è questa.
Non solo perché lì non è nato soltanto Francesco Schiavone, ma anche don Peppino Diana.
Probabilmente molti stanno zitti perché hanno paura. Perché si sentono soli. Perchè avvertono, drammaticamente e sulla propria pelle, il vuoto, forse il baratro, tra i luoghi istituzionali e la società reale. Occorre, dunque, una risposta all'altezza, culturale prima ancora che politica. Qualcosa che occupi in fretta quel limbo separato che rende la camorra società e costume, in grado talvolta con successo di conquistare ed estorcere consensi.
Certamente progetti come quelli per contrastare l'evasione scolastica, come Scuole Aperte, sono importanti e vanno sostenuti.
Allo stesso tempo, c'è bisogno di una grande mobilitazione civile.
Poco meno di vent'anni fa, a pochi chilometri da Casale, a Villa Literno, all'indomani dell'orribile omicidio di Jerry Masslo, un giovane immigrato che lavorava alla raccolta stagionale dei pomodori, la Fgci e le associazioni democratiche invasero pacificamente quella città e costruirono un evento politico di straordinaria rilevanza.
Un campeggio popolato di volontari che assistette gli immigrati nei campi di lavoro, immedesimandosi nella loro condizione sociale di sfruttati e vittime di camorra, riuscendo ad aprire i riflettori su una vicenda che aveva aperto una frattura drammatica tra le comunità locali ed i nuovi schiavi.
Oggi a Casal di Principe è necessaria ed opportuna un'operazione analoga: la società che si riprende la vita, che riesce a delineare un'alternativa possibile e democratica, dalle strutture di aggregazione alla buona economia, fino al recupero della dignità e del valore del lavoro.
Un messaggio di speranza a chi è offeso, zittito, sfruttato.
Casal di Principe e l'Italia ne hanno bisogno.
I partiti, i movimenti, i sindacati, il mondo dell'impresa, le istituzioni locali e nazionali, le associazioni democratiche che si mettono a fianco dello stato che combatte la criminalità e costruiscono reti sociali e momenti di scambio solidale.
Un grande evento di partecipazione e di educazione civica. Un raduno di una settimana l'estate prossima. Come nel 1989. Un esercito civile di mille giovani capaci di vincere la paura e coinvolgere la comunità locale.
Perché non provarci?

Peppe De Cristofaro - deputato Prc
Tommaso Pellegrino - deputato Verdi
Arturo Scotto - deputato Sd

Adesioni »

per aderire scrivi a: adesioni@dirittoallafelicita.com

Dal convegno di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea

Salve, 29 settembre u.s.
Alcuni stralci degli interventi al convegno organizzato da Rifondazione Comunista-Sinistra Europea.



V. De Vito, Segr. provinciale PRC-SE


R. Buffelli, Resp. Sud Salento Sinistra Democratica


D. Margarito, Cons. provinciale PRC-SE


C. Martella, PRC-SE Salve


N. Losappio, Cons. regionale PRC-SE

Grazie a: Antonio Cavallo

martedì 9 ottobre 2007

G8. Non fu caccia all'uomo (?)

Al G8 di Genova del 2001 non ci fu caccia all'uomo. A sostenerlo è il pm Andrea Canciani nella requisitoria del processo per le violenze di strada, avvenute durante il summit nel capoluogo ligure di sei anni fa. «Non è vero che ci sia stata una caccia all'uomo da parte delle forze dell'ordine su manifestanti inermi, perchè il corteo di Via Tolemaide (quello cioè delle Tute Bianche, ndr) non era composto da pacifisti», ha detto Canciani. Imputati al processo sono 25 no global accusati di devastazione e saccheggio. «Mi chiedo - ha aggiunto il pm - cosa facevano i vari parlamentari, deputati, onorevoli presenti al corteo e i rappresentanti del gruppo di contatto tra le forze dell'ordine e i manifestanti. Eppure erano chiare a tutti le immagini di quella guerriglia». Secondo il pm non è accettabile infatti la tesi della difesa che la crisi dell'ordine pubblico e i disordini del pomeriggio del 20 luglio sfociati nell'uccisione di Carlo Giuliani siano stati causati dalla carica dei carabinieri sul corteo delle Tute Bianche. Per Canciani «si è trattato di persone che hanno scelto deliberatamente di contrapporsi alle forze dell'ordine, non si stavano difendendo né erano in pericolo di vita».
RESPONSABILITA' - Nel contestare la tesi della difesa in base alla quale i responsabili dell'ordine pubblico sono comunque i vertici delle forze dell'ordine («la responsabilità operativa è del funzionario che si trova in piazza. È lui che deve prendere le decisioni») il pm ha anche sottolineato di non voler giustificare il comportamento tenuto dalle forze dell'ordine durante i disordini di via Tolemaide, spiegando, «però» che «un conto è manganellare un passante inerme, un altro è lo sfondamento degli scudi. L'intervento di un contingente sui cortei - ha aggiunto - non può isolare le persone e scegliere tra violenti e non violenti».
LACRIMOGENI - «Se i lacrimogeni usati dalle forze dell'ordine siano o meno gli stessi usati in precedenza, se i manganelli siano diversi da quelli d'ordinanza, sono punti interessanti per una commissione parlamentare - ha proseguito Canciani - ma non per questo Tribunale che deve porsi il problema della causalità, del nesso causa-effetto, tra l'uso di questi oggetti e i fatti di cui si discute. Cos'altro avrebbero dovuto usare le forze dell'ordine in quella situazione se non i lacrimogeni? Avrebbero forse dovuto lasciare il campo ai manifestanti e andarsene?».
DIAZ - Novità anche sul fronte del processo per l'irruzione della polizia nella scuola Diaz. L'avvocato Maurizio Mascia, difensore di Spartaco Mortola e Nando Dominici, due dei poliziotti imputati ha depositato martedì mattina nella cancelleria del tribunale la rinuncia all'incarico. Secondo indiscrezioni la decisione sarebbe maturata per la tensione venutasi a creare tra l'avv. Mascia e il pm Enrico Zucca, uno dei due magistrati titolari dell' inchiesta. Il processo subirà quindi un arresto perchè i nuovi difensori dei due imputati chiederanno «i termini a difesa» per potersi studiare gli atti processuali. Nei giorni scorsi l'avvocato Mascia aveva rivelato di aver depositato dieci mesi fa in procura un esposto, rimasto lettera morta, nel quale chiedeva immediati accertamenti «circa una gravissima iniziativa a creare una pressione e un condizionamento nei confronti di un difensore impegnato nel processo».
Fonte: Corsera

Qui trovi il post del 10 settembre, nel quale si è cercato di riassumere la ricostruzione degli avvenimenti del G8 operata da Carlo Lucarelli e dallo staff di Blu Notte grazie a documenti video e testimonianze sulle giornate di quei giorni del luglio 2001.



40 anni fa moriva Ernesto Che Guevara

Quarant'anni fa moriva Ernesto Rafael Guevara de la Serna, meglio conosciuto come Che Guevara o, più semplicemente, come "Il Che".
L'8 ottobre 1967 durante uno scontro a fuoco venne ferito alle gambe e catturato nella "quebrada del Yuro". Il giorno dopo fu ucciso a sangue freddo nella scuola del villaggio de La Higuera per ordine di Barrientos. Felix Rodriguez, agente della CIA di origine cubana, consigliere militare dell'esercito boliviano, scatterà le ultime foto in vita del Che.

Da qui, la voce di Wikipedia dedicata al Che

lunedì 8 ottobre 2007

Aspettando lo scrutinio

Welfare E' parita la consultazione referendaria dei sindacati sul protocollo welfare. Tra oggi ed il 10 ottobre chiamerà a raccolta milioni di lavoratori e pensionati italiani. Intanto la discussione politica, anche nella sinistra, non si placa. L'intesa raggiunta in estate tra governo e parti sociali rappresenta il "pomo della discordia" dentro la maggioranza di governo. E il fronte del no si mobilita e lancia il "Precarity day"

Cosa accadrà il 12 ottobre, quando il Consiglio dei ministri tornerà a riunirsi per esaminare il pacchetto welfare sottoscritto con i sindacati? I ministri Paolo Ferrero (Prc), Fabio Mussi (Sinistra democratica), Alfonso Pecoraro Scanio (Verdi) e Alessandro Bianchi (Comunisti italiani) paleseranno il loro dissenso su parte della legge finanziaria? Gli occhi sono puntati soprattutto sul titolare del dicastero della Solidarietà sociale Ferrero, che già l'anno scorso espresse il proprio malumore non sottoscrivendo in prima battuta la legge finanziaria.
A influire sull'atteggiamento dei quattro ministri sarà l'andamento del referendum sindacale tra i lavoratori sulla bontà dell'accordo sottoscritto con il governo che si conclude il 10 ottobre.
Dopo le contestazioni dei lavoratori della Fiat di Mirafiori e l'annunciato sciopero degli statali e dei lavoratori della scuola per il prossimo 26 e 27 ottobre, l'esito del referendum è imprevedibile. E se il Sì appare scontato, è la percentuale dei No che può costituire un problema.
Qualora il dissenso dovesse oscillare tra il 20 e il 30 per cento, come segnala più di un sondaggio, Rifondazione e Pdci potrebbero ricavarne il giudizio che vale la pena rappresentare quei lavoratori che non si riconoscono nell'accordo. In questo caso, Ferrero e Bianchi non approverebbero quanto può emergere dal Consiglio dei ministri, rimandando al dibattito parlamentare la possibilità di modifiche della legge finanziaria, che per ora Prodi non sembra disposto a concedere, anche per pressione dell'ala moderata dell'Unione. Più sfumata è la posizione di Sinistra democratica e Verdi, che non hanno voluto interferire nelle scelte dei sindacati. "Da oggi fino al 10 ottobre la cosa più importante, rispetto al protocollo, è il giudizio che le lavoratrici, i lavoratori e i pensionati esprimeranno nelle 50.000 assemblee: di fronte a quel giudizio tutte le forze politiche della maggioranza dovranno assumere responsabilità", è la posizione espressa dalla capogruppo di SD, Titti Di Salvo, che non nasconde la preoccupazione sul passaggio nelle aule parlamentari, in primis al Senato: "Non rinunciamo ad immaginare un'azione realistica per migliorare l'accordo, ma siamo tutti esentati dal compiere qualsiasi azione che consenta ad altri di peggiorarlo"... (Continua)
Carla Ronga
Fonte: Aprileonline

domenica 7 ottobre 2007

SD alla marcia per la Pace. Un impegno ed una responsabilità

“Il popolo della pace esiste, è grande, ed è determinato ad affermare i propri valori, a battersi per i propri convincimenti”. Così commentava soddisfatta ed anche felice Titti Di Salvo, capogruppo di Sinistra Democratica alla Camera dei Deputati, che ha guidato la delegazione del Movimento che ha partecipato alla edizione 2008 della Marcia per la Pace. Una delegazione numerosa e allegra che in parte è sfilata dietro lo striscione: “Pace, ambiente, lavoro, libertà: vogliamo di più”, ed in parte “armata” di bandiere rosse con il simbolo di Sd e lo sbaffo con i colori dell’arcobaleno della pace, si è dispersa nel corteo. Tanti, dicevamo, i compagni e le compagne che giunti da diverse parti d’Italia hanno voluto camminare nelle strade dell’Umbria perché di quel popolo fanno parte.
La pace, infatti, come affermava Fabio Mussi nel seminario che si è svolto nei primi giorni di settembre ad Orvieto nel corso della prima Festa di Sd, è uno dei tratti identitari del Movimento nato il 5 maggio scorso a Roma.
E in marcia questa mattina c’erano amministratori locali, componenti l’Esecutivo e la Presidenza, gruppi provenienti, oltre che dalla regione di Capitini, dalla Lombardia, dal Piemonte, dalla Liguria, dal Friuli Venezia Giulia, dal Veneto, dal Lazio, dalla Toscana, dall’Emilia Romagna, e perfino dalla Puglia e dalla Calabria. E poi parlamentari di Camera e Senato, tra questi - oltre alla Di Salvo - Silvana Pisa e Nuccio Iovene. E la presenza degli eletti in Parlamento, in questa fase della vicenda politica, è assai importante. È un assunzione di responsabilità precisa, è un impegno pubblico e solenne che si è preso dopo averlo annunciato nei giorni passati nel corso del Convegno “Tagliamo le armi”.
Sinistra Democratica è impegnata per la costruzione reale della pace, questo significa prima di tutto promuovere e realizzare politiche che avviino il percorso che deve portare alla riduzione degli armamenti in Italia, in Europa e nel mondo. E cominciare dal nostro Paese significa che occorre diminuire gli stanziamenti per le armi nella finanziaria che ha appena cominciato il suo cammino nelle aule parlamentari. Non solo, sempre nella manovra di bilancio va posta la questione Eurofighter ed F5. Ovviamente questo è importante ma non basta, Di Salvo e Mussi e tutti gli altri componenti i gruppi parlamentari di Sd sono impegnati a far sì che il Governo dica no in sede europea allo scudo spaziale e presenteranno a giorni una mozione parlamentare per chiedere, nel rispetto del programma dell’Unione, che venga varata una Conferenza sulle servitù militari. L’impegno è preso, il cammino è cominciato, deve proseguire in Parlamento, nei consigli comunali, provinciali e regionali, e fuori di essi.
Come ha detto Flavio Lotti, coordinatore della Tavola della Pace, salutando il popolo della pace: “Buon camino a tutti”.

sabato 6 ottobre 2007

Qui Calabria, Anno Uno.

Dal sito dell'associazione Ammazzatecitutti.org

Un passo in avanti la Calabria lo ha fatto: almeno ora dall'anno zero stiamo cominciando a segnare l'anno uno. L'Auditorium di Catanzaro collegato con la trasmissione di Michele Santoro, quello stesso auditorium che abbiamo riempito dentro e fuori con gli studenti catanzaresi lo scorso 28 settembre , è la risposta migliore che potessimo dare alla piazza vuota di Locri, a certa informazione ed a chi pensava di marciarci sopra.
Ed eravamo tutti lì, giovani e meno giovani, singoli cittadini, professionisti, associazioni e movimenti, eravamo lì a Catanzaro a difendere non tanto il procuratore De Magistris, quanto il principio di trasparenza ed etica nella gestione della cosa pubblica.
A parer mio stiamo “metabolizzando” le manifestazioni del dopo-Fortugno, la protesta sta maturando unitamente ad una sempre più ferma presa di coscienza collettiva fondata su un convincimento di fondo: la Calabria ha tanti problemi, ma sarebbe da stupidi banalizzare facendo passare il messaggio che è tutta colpa della 'ndrangheta.
Oggi la Calabria stia cominciando a sviluppare gli anticorpi per riuscire ad arginare lo strapotere affaristico-mafioso, ma non basta. Noi giovani ce la stiamo mettendo tutta, ma non nascondiamoci che, mentre dobbiamo rivendicare con forza il nostro diritto alla Speranza, abbiamo anche il dovere della Verità.
La 'ndrangheta è solo la punta di un iceberg; la vera criminalità organizzata, in Calabria è quella dei colletti bianchi, di chi nel silenzio ha foraggiato la mafia calabrese mettendo uomini di fiducia nei posti che contano non solo organizzando il traffico della cocaina, ma costruendo un apparato di potere e di controllo del territorio interno alle stesse Istituzioni, approfittando del fatto che le attenzioni della migliore magistratura inquirente e della politica nazionale si concentravano solo su Cosa Nostra e sulla Sicilia dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio.
In una regione come la nostra, dove i silenzi uccidono, dobbiamo avere il coraggio di alzare alta la nostra voce contro tutto il torbido intreccio che sta uccidendo la nostra terra, senza fare sconti a nessuno. Oggi non possiamo parlare più solo di 'ndrangheta, ma di vero e proprio “sistema”. Un sistema trasversale fatto di vere e proprie lobbies, di potentati occulti, e dei quali la 'ndrangheta è semplicemente il braccio armato, tenuto in piedi da un intreccio perverso del quale, purtroppo, la politica e di riflesso l'economia calabrese non sono immuni. In Calabria la gran parte della politica è purtroppo malapolitica, prova ne sia che più della metà dei consiglieri regionali è inquisita, ed i reati ipotizzati arrivano fino all'associazione per delinquere; certamente sul piano giuridico sono ancora tutti innocenti, ma in una regione come la Calabria non ci si può più fermare all’asettico piano giudiziario: bisogna avere il coraggio etico di sollevare una intransigente 'questione morale' che non ammetta né deroghe né ipocrisie. Chi è entrato nel mirino della magistratura per reati di evidente gravità e pericolosità sociale deve avere la forza morale di farsi da parte fino a quando non avrà dimostrato, come ci auguriamo, la propria innocenza. E’ una forzatura della democrazia, e lo capisco bene. Ma se vogliamo che la nostra gente ricominci ad avere rispetto della classe politica calabrese è proprio da qui, da questo gesto coraggioso e per molti versi anche generoso, che bisogna partire.
Oggi in Calabria non c'è concorso, assunzione, appalto, elezione su cui alcuni diabolici individui non cerchino di allungare le loro grinfie per indirizzarlo verso persone "grate". E' questo il vero apparato di potere "nero" che sta soffocando la Calabria, non la mafia. O almeno non solo la mafia.
C'è un reticolo di interessi occulti che va reciso con coraggio, altrimenti rischieremo solo di fare il soliti "utili idioti" con le nostre belle manifestazioni antimafia, con i nostri striscioni ed i nostri slogan. Belli, come i nostri ideali, ma drammaticamente inutili.
Chi non ha il coraggio di buttare a mare la zavorra che pesa anche sulla propria nave quando il mare è in tempesta è destinato irrimediabilmente a colare a picco con essa.
Se esiste "questa" 'ndrangheta così pericolosa, così forte e così spietata solo in Calabria e non invece nelle ricche regioni del nord, dove questa si limita ad investire e dove "naturalmente" dovrebbe trovarsi un'organizzazione malavitosa che punta a gestire flussi enormi di denaro, allora il problema non è nella mafia ma nel resto della società calabrese.
Se la 'ndrangheta ha la sua centrale operativa in Calabria è perchè qui ha le connivenze giuste, le giuste coperture politiche che non troverebbe altrove, i giusti incroci tra poteri massonico-politici che fanno della Calabria la regione a più alta densità di cosche mafiose e di logge massoniche rispetto a tutto il resto d'Italia.
Ecco perchè dobbiamo far sì che Luigi De Magistris possa essere libero di proseguire con il proprio lavoro, e che lo possa continuare a fare in Calabria. E' oramai l'interprete di un malcontento e di una sete di giustizia che pervade tutto il popolo calabrese nonché in questo momento il simbolo di una regione che vuole rialzare la testa, davvero.
Aldo Pecora

La petizione "Appello per la Giustizia e la Legalità in Calabria" ha raggiunto le 55000 firme. E' possibile leggerla e sottoscriverla al seguente link

venerdì 5 ottobre 2007

Domenica 7 ottobre: un incontro a Presicce

giovedì 4 ottobre 2007

Il proletariato non esiste più (dicono). Ma...

Le famiglie povere in Italia sono 2,6 milioni, mentre altri due milioni sono quelle molto prossime alla soglia di povertà. E' quanto rivela l'Istat in un'indagine da cui emerge che tra il 2005 e il 2006 l'incidenza della povertà non ha mostrato significativi miglioramenti.
Le famiglie che vivono in una situazione di povertà relativa rappresentano l'11,1% del totale, pari a 7,537 milioni di individui che corrispondono al 12,9% della popolazione.
La soglia di povertà è fissata a 970,34 euro. Le famiglie composte da due persone che hanno una spesa media mensile pari o inferiore a questa soglia vengono classificate come povere. Per famiglie di ampiezza diversa Istat utilizza un valore di linea corretto con una scala di equivalenza che tiene conto delle economie di scala realizzabili all'aumentare dei componenti.
Le famiglie poco sopra la soglia di povertà (con uno scostamento non superiore al 20%) sono in totale l'8,1%, circa due milioni.
Nel Mezzogiorno risiede il 65% delle famiglie sotto la soglia di povertà, nel Centro e nel Nord vive circa il 35%, nonostante vi risieda il 68% delle famiglie italiane.

Fonte: Reuters

mercoledì 3 ottobre 2007

Disinformatjia

Due fra le notizie taciute di oggi.

La "buona": Tre agenti di Ps sono indagati per omissioni d'atti d'ufficio e falsi nella conduzione dell'inchiesta sulla morte di Federico Aldrovandi, il diciottenne morto durante un intervento di polizia il 25 settembre del 2005. Per quella morte altri quattro poliziotti saranno processati il 19 ottobre a Ferrara per eccesso colposo. Della vicenda ora si occuperà anche Amnesty International. Lunedì prossimo, ha spiegato la madre di Aldrovandi Patrizia Moretti, due rappresentanti da Londra arriveranno nella città emiliana per incontrare la famiglia del ragazzo. "Questa inchiesta, e le accuse mosse ai tre nuovi poliziotti indagati, confermano i pesanti dubbi che abbiamo sempre avuto sulla correttezza dell'indagine nella sua prima fase" ha detto la mamma di Federico. L'indagine 'bis' sulla vicenda, aperta dalla procura di Ferrara, si riferisce alla prima parte dell'indagine sulla morte. I tre nuovi indagati avrebbero avuto ruoli diversi: il primo era il responsabile della centrale operativa del 113 la mattina della morte del ragazzo, e segnò nei brogliacci, in due pagine diverse, di cui una cancellata, due orari diversi di intervento della prima volante sul luogo del fatto, ritardandolo di cinque minuti. Il secondo indagato era il dirigente dell'Upgsp (il '113') dell'epoca, mentre il terzo è un ispettore della polizia giudiziaria, all'epoca in servizio in Procura, che fu il più stretto collaboratore del pm che seguiva in un primo momento l'inchiesta, il sostituto Mariaemanuela Guerra (che si poi astenne per motivi personali di incompatibilità). Da un anno e mezzo a condurre la prima e anche l'inchiesta-bis e' il pm Nicola Proto.

La "cattiva": Il presidente George W. Bush ha usato oggi il suo potere di veto, per la quarta volta da quando è alla Casa Bianca, per bloccare una legge approvata dal Congresso che estende l'assicurazione medica dei bambini. La legge era stata approvata con un voto bipartisan ed ha abbastanza sostegno al Senato per superare il veto presidenziale (occorrono i due terzi dei voti) mentre alla Camera la situazione è più incerta. Il veto di Bush è giunto con il minimo di pubblicità possibile perché si tratta di un tema delicato e la decisione del presidente potrebbe danneggiare i repubblicani nelle prossime elezioni.