giovedì 29 novembre 2007
Quiz della settimana
Indovinate chi ha pronunciato le frasi riportate di seguito.
"I Centri di permanenza temporanea sono delle autentiche prigioni, non solo in questo Paese ma anche in altri paesi";
E' necessario creare "idonee strutture di accoglienza e di formazione" che sostituiscano i "campi di permanenza obbligatoria" dove "bambini e adolescenti" sono "segregati, lontani dai centri abitati e senza possibilità di frequentare normalmente la scuola";
"E' impossibile tacere di fronte alle immagini sconvolgenti dei grandi campi di profughi o di rifugiati, presenti in diverse parti del mondo. Come non pensare che quei piccoli esseri sono venuti al mondo con le stesse legittime attese di felicità degli altri? E, al tempo stesso, come non ricordare che la fanciullezza e l'adolescenza sono fasi di fondamentale importanza per lo sviluppo dell'uomo e della donna, e richiedono stabilità, serenità e sicurezza?"
"Occorre puntare in primo luogo sul supporto della famiglia e della scuola";
"Il sistema scolastico dovrebbe tener conto di queste loro condizioni e prevedere per i ragazzi immigrati specifici itinerari formativi d'integrazione adatti alle loro esigenze".
mercoledì 28 novembre 2007
La fiducia per impedire che entri in vigore la riforma Maroni. Ma un problema nella maggiornaza esiste
Vengo al punto. Sinistra Democratica esprimerà il proprio voto favorevole alla richiesta di fiducia. Lo faremo senza concedere sconti e, dunque, senza chiudere gli occhi di fronte a ciò che rappresenta la richiesta del Governo di porre la fiducia su un testo diverso da quello che è stato votato dalla Commissione parlamentare. Su tale testo Sinistra Democratica ha espresso subito le proprie valutazioni, mettendo in luce i miglioramenti, ma non nascondendo i peggioramenti che erano stati fatti. Il ripristino del lavoro a chiamata, parziale certo, ma in quei settori in cui il lavoro a chiamata si usa, con il paradosso per cui, mentre si ritorna indietro non rispetto a tutti i miglioramenti, ma sicuramente rispetto a quelli più significativi, tuttavia si conservano i peggioramenti. È un paradosso che francamente non si spiega, se non alla luce di poteri, pesi e metri di misura diversi all'interno della stessa maggioranza.
Il Governo aveva di fronte due strade dopo l'accordo con le forze sociali ed il voto che più di cinque milioni di persone, donne e uomini, lavoratori e pensionati, hanno espresso su tale Accordo. Aveva due strade di fronte: indicare quel testo come l'equilibrio non modificabile o consegnarlo al Parlamento attraverso il disegno di legge. Ha scelto la seconda strada. Giusto, bene, siamo d'accordo! Ma proprio per tale motivo la scelta di porre la questione di fiducia in ordine ad un testo diverso apre un evidente problema nel rapporto tra il Governo e il Parlamento.
Siccome di ciò si tratta, è francamente artificiosa ed anche, per così dire, insopportabile (vorrei dire priva di senso) una rappresentazione del conflitto tra parti sociali e Parlamento, come se fosse possibile in democrazia contrapporre la concertazione - che è una delle forme della democrazia partecipata, in Europa sanzionata e prevista anche nei trattati - al Parlamento.
Mi fa specie, lo dico veramente, che a richiamare il rispetto degli accordi e della concertazione sia Confindustria, che molto ha ricevuto da questo Governo, sia nella legge finanziaria precedente, sia in quella attuale (mi pare che si stia andando in tale direzione). Mi fa specie che sia Confindustria a richiamare o a sanzionare, in caso contrario, la morte della concentrazione, una Confindustria che, a fasi alterne, ha apprezzato la concertazione o l’ha rifiutata a seconda del momento.
Si è aperto, dunque, un problema serio, al netto delle dinamiche che si sono sviluppate nella maggioranza che - anch’esse - devono essere affrontate a viso aperto, nominandole: esse si chiamano Senato e ricevibilità di poteri di veto e di inibizione anche, per l'appunto, del Parlamento.
Nonostante ciò, voteremo a favore della fiducia con una motivazione precisa: vogliamo impedire che entri in vigore il 1° gennaio 2008 la punizione che Maroni aveva inflitto agli italiani, condannandoli ad andare in pensione con tre anni di ritardo.
Vogliamo affermarlo a viso aperto. Riteniamo, infatti, che i contenuti del disegno di legge in esame costituiscano un passo in avanti, così come hanno riconosciuto quei cinque milioni e più di persone che sono andate a votare in gran parte a favore di quell'accordo. Ma che vuol dire passo in avanti, per non nascondersi dietro le parole?
Continua...
lunedì 26 novembre 2007
Un appello di padre Alex Zanotelli
di padre Alex Zanotelli
Ero venuto a conoscenza di tutto questo poche ore prima del voto. Ho lanciato subito un appello in internet: era già troppo tardi. La "frittata" era già fatta.
Ne sono rimasto talmente male, da non avere neanche voglia di riprendere la penna. Oggi sento che devo esternare la mia delusione, la mia rabbia.
Delusione profonda verso la Sinistra Radicale che in piazza chiede la chiusura dei “lager per gli immigrati”, parla contro le guerre e l’imperialismo e poi vota con la destra per rifinanziarli.
E sono fior di quattrini! Non ne troviamo per la scuola, per i servizi sociali, ma per le armi SI’! E tanti!!
Infatti la Difesa per il 2008 avrà a disposizione 23,5 miliardi di euro: un aumento di risorse dell’11% rispetto alla finanziaria del 2007, che già aveva aumentato il bilancio militare del 13%. Il governo Prodi in due anni ha già aumentato le spese militari del 24%!
Ancora più grave, per me, è il fatto dei soldi investiti in armi pesanti. Due esempi sono gli F35 e le fregate FREMM. Gli F35 (i cosiddetti Joint Strike Fighter) sono i nuovi aerei da combattimento (costano circa 110 milioni di Euro cadauno). Il sottosegretario alla Difesa Forcieri ne aveva sottoscritto, a Washington, lo scorso febbraio, il protocollo di intesa.
In Senato, alcuni (solo 33) hanno votato a favore dell’emendamento Turigliatto contro il finanziamento degli Eurofighters, ma subito dopo hanno tutti votato a favore dell’articolo 31 che prevede anche il finanziamento ai satelliti spia militari e le fregate da combattimento FREMM.
Per gli Eurofighters sono stati stanziati 318 milioni di Euro per il 2008, 468 per il 2009, 918 milioni per il 2010, 1.100 milioni per ciascuno degli anni 2011 e 2012!
Altrettanto è avvenuto per le fregate FREMM e per i satelliti spia.
E’ grave che la Sinistra, anche la Radicale, abbia votato massicciamente per tutto questo, con la sola eccezione di Turigliatto e Rossi, e altri due astenuti o favorevoli. Purtroppo il voto non è stato registrato nominativamente! Noi vogliamo sapere come ogni senatore vota!
Tutto questo è di una gravità estrema! Il nostro paese entra così nella grande corsa al riarmo che ci porterà dritti all’attacco all’Iran e alla guerra atomica.
Trovo gravissimo il silenzio della stampa su tutto questo: una stampa sempre più appiattita!
Ma ancora più grave è il nostro silenzio: il mondo della pace che dorme sonni tranquilli. E’ questo silenzio assordante che mi fa male. Dobbiamo reagire, protestare, urlare!
Il nostro silenzio, il silenzio del movimento per la pace significa la morte di milioni di persone e dello stesso pianeta. La nostra è follia collettiva, pazzia eretta a Sistema.
E’ il trionfo di "O Sistema". Dobbiamo riunire i nostri fili per legare il Gigante, l’Impero del denaro.
Come cittadini attivi non violenti dobbiamo formare la nuova rete per dire No a questo Sistema di Morte e un Sì perché vinca la Vita.
Le firme di adesione all'appello di padre Alex vanno inviate a:
alex.zanotelli@libero.it
domenica 25 novembre 2007
sabato 24 novembre 2007
Riflessioni sulla legge elettorale (e sulla Sinistra) che verrà...
di G. Russo Spena - Capogruppo al Senato Prc-Se
Forse solo con il passar dei giorni ci renderemo pienamente conto del terremoto che ha investito il campo della politica. E non solo per quanto riguarda la ricollocazione, distruzione e ricostruzione delle forze politiche, se è vero, per citare due consistenti poteri sociali, che Montezemolo e Pezzotta pensano a un impegno politico diretto.
A questo esito, foriero di risultati importanti, abbiamo contribuito molto, come Rifondazione e come Sinistra unita, con un'accanita e attenta resistenza, al Senato ed in tutte le istituzioni. In questi mesi, nelle sedi parlamentari, non abbiamo cercato solo una "riduzione del danno", ma molto di più.
Oggi, poiché ne stiamo uscendo, possiamo guardare meglio, come il naufrago di mazziniana memoria, al cumulo di macerie che è alle nostre spalle. Per anni abbiamo assistito al tentativo di delegittimare, perfino sul piano etico e della coscienza di massa, il costituzionalismo democratico. Abbiamo visto crescere un autoritarismo strisciante ma inesorabile e svanire giorno dopo giorno la sostanza della rappresentanza democratica, assediata da un sistema maggioritario banale e scadente, che mortificava l'equità nella trasformazione dei voti in seggi. Abbiamo subito l'imposizione di "alleanze coatte e obbligate" che non solo hanno moltiplicato la frammentazione del quadro politico, ma hanno anche portato alla nascita, in Parlamento, di partiti privi di qualsiasi verifica elettorale. Partiti costruiti in laboratorio, che non devono rispondere ad alcuna base elettorale e per ciò stesso sono sempre a rischio di torsioni trasformistiche. Basta osservare a quali ricatti (perfino su temi di grandissimo spessore sociale, come le pensioni e la lotta alla precarietà) siamo sottoposti, in Senato, da parte di minuscoli gruppi di senatori che si dispongono sulla "frontiera centrista".
La fine di questo sistema, che ha comportato danni profondissimi anche in termini culturali e persino antropologici, che ha inciso a fondo sulla mentalità degli italiani, è oggi a portata di mano. E' un'occasione storica, ma che pone tutta la sinistra di fronte a un problema complesso, destinato anche a ridisegnare parzialmente il nostro agire politico. Dobbiamo adoperaci per tenere in piedi questo governo, imprimendogli una nuova spinta verso le politiche sociale, affinché recuperi consenso e, nello stesso tempo, sbloccare il sistema con l'obiettivo di raggiungere nel prossimo futuro una maggiore autonomia programmatica e nella scelta delle alleanze di governo.
Il nodo della legge elettorale è questo. Non si tratta di misurarsi su astratti modelli ingegneristici, ma di affrontare subito e senza ipocrisie diplomatiche il nocciolo politico della questione.
Continua
God bless... Italy!
Romano Prodi canta vittoria: ho la maggioranza aritmetica e anche quella politica. Ma non è vero: ha avuto una fortunosa maggioranza contabile, frutto di diverse manovre, in testa quella di Lamberto Dini che ha votato la finanziaria per imporre il suo no a ogni emendamento o al pacchetto welfare, gettando sulla sinistra la patata bollente della caduta del governo. Stona ancora di più l'uscita di Berlusconi che agita i suoi gazebo ululando di avere con sé nientemeno che il popolo italiano per liquidare i dubbi dei suoi ex alleati e ricordare che il padrone è lui. I due leader protagonisti degli ultimi quindici anni si sentono accerchiati dalla loro stessa coalizione.
Non hanno torto. All'orizzonte di tali agitazioni si delinea un altro scenario, che liquida tutti e due - un «centro» bizzarro, meta confessata di Veltroni, Casini e frattaglie del centrosinistra e della Cdl, ma con poderose radici fuori delle Camere e in un'opinione ormai spostata, a cominciare dalla grande stampa. Bizzarro perché destinato a prefigurare non una nuova Dc onnireggente, ma un bipolarismo più simile all'agognato modello americano. Una destra (diciamo i repubblicani) condotta da Gianfranco Fini - se a Berlusconi non riusciranno gli ultimi azzardi - e una «sinistra» (diciamo i democratici) guidata da Veltroni. Esse escluderebbero la sinistra detta radicale da un lato e forse l'anfibia Lega dall'altra. Costretta anzitempo a un bipolarismo che non stava né nella sua fisionomia sociale, né nella sua tradizione politica, l'Italia va producendo questo mostro.
Mostro ma con i piedi per terra, reso possibile dalla «svolta» di 180 grandi dell'ex bacino Pci, ex Pds, ex Ds che ha raggiunto un orizzonte di sistema comune con una destra più presentabile dell'ego del Cavaliere e della mattane di Bossi. E' un quadro comune infatti quello che permette un bipolarismo «perfetto», perché non muta l'idea di società ma soltanto un certo metodo dell'amministrazione, e di solito la politica estera. Collante un liberismo più o meno temperato: largo al mercato, meno stato, meno proprietà pubblica, più liberalizzazione cioè più privatizzazioni, e una riconosciuta partecipazione della Chiesa alla conduzione «morale» del paese da parte dell'uno e dell'altro schieramento. Fini ha capito che questa è la «democrazia moderna» e si è sganciato da Berlusconi, che si sente mancare il terreno sotto i piedi e cui non resta che il ricorso al «popolo». A Prodi sta scivolando via tutta la sinistra sociale, penalizzata e sgomenta dalla sua politica, versione italica della Commissione Ue e della Banca Centrale. Ne vedremo delle belle.
Resta la domanda se l'idea di una società non tutta mercificata, fatta dalle figure non ancora del tutto a pezzi, di un lavoro dipendente sempre più diffuso e più precario, e da alcune culture non assimilate - non tanto quella ecologica cui per forza i «democratici» daranno posto ma una parte del femminismo se si deciderà a dire la sua - sarà ridotta allo spazio che negli Usa hanno i Nader, i Chomsky, le femministe, la Nation o quel che resta della Monthly Review, cioè alcuni centri universitari, assieme a ricorrenti sussulti o movimenti dei quali il sistema non mette molto a sbarazzarsi con le buone o con le cattive. Finora l'inerzia della Cosa Rossa - definizione quanto mai scoraggiante calcata sulla sfigata Cosa di Occhetto - fa di tutto perché così accada. Anzi, basta che resti come oggi inerte e abbacinata davanti al basamento della costruzione seguita al 1989, la fatalità dell'economia e del mercato, svolazzando fra questa e quella «soggettività» ma in impotente silenzio davanti all'architrave del sistema. Di questo passo la deriva verso una perpetua minorità, prima o poi esclusa dalla scena, è assicurata.
Fonte: il manifesto
giovedì 22 novembre 2007
Prove tecniche di Grosse Koalition: a danno dei lavoratori
Per Titti Di Salvo (Sd) si tratta di una "scelta lesiva del protocollo votato dai lavoratori e dai pensionati. Il ministro Damiano - ha sottolineato la Di Salvo - ha sempre detto che sarebbe stata abolita la forma più precarizzante del lavoro, ossia il lavoro a chiamata; quindi questa maggioranza ha votato con l'opposizione contro il ministro Damiano".
Per quanto riguarda la Cdl, esprime la propria soddisfazione. Simone Baldelli (Fi) afferma: "E' una vittoria dei moderati e dei riformisti". E Stefania Prestigiacomo (Fi) aggiunge: "Era una bandiera della sinistra estrema l'abrogazione del job on call che di fatto così viene reintrodotto anche se solo per alcune categorie".
Anche tra i partiti di maggioranza, Udeur e Rosa nel pugno avevano presentato emendamenti che prevedevano deroghe al job on call.
L'emendamento approvato prevede che "al fine di contrastare il possibile ricorso a forme di lavoro irregolare o sommerso per sopperire ad esigenze di utilizzo di personale per lo svolgimento di prestazioni di carattere discontinuo nel settore del turismo e dello spettacolo, i relativi contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro comparativamente più rappresentative, possono prevedere la stipula di specifici rapporti di lavoro" a chiamata.
mercoledì 21 novembre 2007
Raiset sorpresa! (?)
intercettazioni telefoniche
per dimostrare che nel sistema dell'informazione della televisione pubblica (e non solo) c'è stato e continua ad esserci qualcosa che non va?Oggi tutti gridano allo scandalo, ma ieri e fino a pochi giorni fa la crisi della RAI e del suo vecchio modello produttivo e gestionale, che ne avevano fatto una sorta di Minotauro, chiamato "Raiset", erano visti come problemi ineluttabili, da risolvere con le vecchie regole: la legge Gasparri per cambiare tutto o in parte il CDA; le vie legali dei Tribunali amministrativi; le trattative più o meno riservate per cambiare qua e là qualche pedina all'interno dell'azienda di Viale Mazzini.
Ora i giochi si fanno alla luce del sole, finalmente! Tutti i protagonisti in campo chiedono di cambiare drasticamente questo "andazzo": il centrosinistra unito, ora disposto a mettere sulla bilancia delle riforme istituzionali anche il futuro della RAI; una parte riottosa del centrodestra in frantumi; i membri più avveduti del CDA (Rizzo Nervo, Curzi e Rognoni); i sindacati interni, USIGRAI per i giornalisti, ADRAI per i dirigenti. Meglio tardi che mai!
Aspettavamo, infatti, da almeno 18 mesi anche le parole sacrosante del Presidente del Consiglio Prodi sull'ineluttabilità di modificare il sistema della comunicazione radiotelevisiva e di riformare la RAI, per allontanarla dai "lacci e laccioli" dei partiti e dei governi. Un'attesa tanto "messianica", da far tirare un grosso sospiro di sollievo a quanti nell'elettorato, nella pubblica opinione più attenta e tra i movimenti come Articolo 21, aspettavano questo segnale politico già durante la campagna elettorale per le politiche del 2006.
E' vero: "Bisogna fare dell'Italia una democrazia normale" -ha auspicato Prodi- legando per la prima volta in maniera chiara e definitiva il progetto di riforme istituzionali con il cambiamento del sistema mediatico, che in ogni Paese con forti basi liberali viene considerato un anello inscindibile per la tenuta del sistema democratico ed una garanzia sostanziale per il corretto svolgimento della lotta politica sia durante che dopo le campagne elettorali".
Ecco, l'Italia è invece un'anomalia nel panorama europeo ed occidentale maggiormente sviluppato.
"Il monopolio mediatico di Silvio Berlusconi è un pericolo per la democrazia e di conseguenza deve essere corretto dalla legge, che non deve punire nessuno e che migliorerà la situazione almeno in parte", ha aggiunto Prodi. Ma visto "lo strapotere mediatico di Berlusconi" (sono sempre parole di Prodi) e l'atteggiamento ostruzionistico (ben 1.280 emendamenti dei 1400 sono stati presentati al Senato da Forza Italia, più che per la Finanziaria!) sulla proposta di riforma Gentiloni, infatti, sarà un'opera ardua per la maggioranza di centro-sinistra riuscire a condurre in porto un obiettivo del genere in tempi stretti.
Ora l'emergenza-intercettazioni forse servirà da traino (come nei palinsesti TV!) perché tutto si acceleri. "Occorre una riunione della maggioranza per prendere atto che o si affronta il conflitto di interessi e della riforma della Rai, cercando interlocutori anche nel centrodestra, o questo tipo di situazioni sono destinate a riprodursi. Questa metastasi va rimossa". Ha detto chiesto Giuseppe Giulietti, esponente del PD in Commissione di Vigilanza, che da mesi va ripetendo quasi inascoltato la necessità di mettere subito mano alla riforma dell'intero sistema radiotelevisivo e di riformare la RAI. "Dalle intercettazioni - ha aggiunto - emerge uno spaccato del sistema televisivo italiano, dell'esistenza di gruppi trasversali che hanno assunto il dominio, del fatto che Mediaset e Rai per un determinato periodo sono state un'unica azienda, e del fatto che informazioni riservate della Rai venissero passate a Mediaset. Non c'era bisogno di intercettazioni, per sapere che venivano fatte leggi su misura e per sapere che la Rai aveva il freno tirato. Come Articolo21 lo abbiamo denunciato da tempo, e in molti anche nel centro sinistra hanno sorriso. Ora però non ci si può limitare a deprecare. In primo luogo la Rai deve nelle prossime ore dire che cosa intende fare. Le Autorità di garanzia devono acquisire la documentazione su accordi di cartello visibili ad occhio nudo".
Gli fa eco Gloria Buffo, della Sinistra Democratica, anche lei membro della Commissione di Vigilanza: "Quello che emerge dalle intercettazioni sui Rai e Mediaset è un Watergate. In un paese normale il Presidente del Consiglio non può avere le tv, non può occupare l'informazione pubblica, non può cancellare il pluralismo. In una parola: non può mettere la mani sulla democrazia". Insiste la Buffo: "In un paese sano, se i dirigenti e i conduttori della tv pubblica spacciano informazione avariata ai cittadini, vengono immediatamente allontanati". Per queste ragioni, "mentre la magistratura fa il proprio lavoro, bisogna che la Rai prenda provvedimenti adeguati alla gravità del caso. E il centrosinistra, se non vuol perdere la faccia, metta al centro dell'azione legislativa subito il conflitto d'interessi e la riforma del sistema radiotelevisivo, perché non c'è più tempo, anzi è già palesemente tardi".
Anche il leader del nuovo PD, Walter Veltroni, che nei mesi scorsi aveva proposto di allontanare i partiti dalla "stanza dei bottoni" della RAI e di dotarla di un amministratore unico, ora si mostra allarmato: "Quanto è emerso è di una enorme gravità: un intreccio e una commistione nei quali il ruolo del servizio pubblico radiotelevisivo è stato calpestato, insieme a comportamenti in contrasto con i principi della libera concorrenza, del mercato e coi doveri che sono propri del servizio pubblico. Questa vicenda conferma, inoltre, la necessità di un nuovo assetto del sistema radiotelevisivo e della Rai. E' una delle cose più urgenti che devono essere affrontate. Da parte mia ho avanzato idee e proposte che mirano ad allontanare la Rai dai partiti, a dare all'azienda quella autonomia e quella capacità di lavorare che le competono e che sono indispensabili al Paese".
Tutti oggi si dicono d'accordo a fare pulizia interna nei piani alti e medi di Viale Mazzini, di rompere quell'intreccio perverso che si era incrostato come un cancro, a partire dal 2002 e fino al 2006, con alterne vicende, ma chi e quando renderà conto ai tanti "uomini e donne della RAI", funzionari, dirigenti, giornalisti, autori emarginati, inquisiti, relegati in un "purgatorio" spesso ai limiti del mobbing? Quando gli attuali vertici, tuttora legittimi nonostante i proclami roboanti del centrodestra aziendale, berlusconiano, sentiranno il dovere, la necessità di consultare quelle centinaia di professionista per ridare loro un ruolo e un futuro che nel passato si identificava con le sorti stesse dell'azienda?
Insieme a quest'opera di risarcimento morale, e non solo, tutto il centrosinistra dovrà porre mano alle leggi di riforma ormai non più rinviabili, come quella per la RAI, il sistema complessivo dei media e il conflitto di interessi. Altrimenti, il rischio è che dopo "l'intesa segreta" che ha consegnato l'Italia della comunicazione per quattro lunghi anni a Berlusconi, con la mostruosa creatura "Raiset", continueremo ad assistere ad una oppressione mediatica guidata dalla stessa regia, che vorrebbe far credere all'opinione pubblica che l'Italia è il peggiore dei mondi possibili, dove esistono "vampiri vestiti da fiamme gialle" che succhiano tasse ovunque, la povertà generalizzata è ormai alle porte, che l'insicurezza personale è minacciata ogni giorno ad ogni angolo della strada dalla presenza di una piccola e laboriosa comunità di immigrati dalla ferocia inarrestabile. E che il sistema politico è minacciato dagli "estremisti rossi di sinistra", oltre che "dai politicanti parrucconi"!
Cambiare il sistema dei media, invece, significa appunto questo: diventare un paese democratico maturo, senza conflitti di interessi e con un servizio pubblico libero, autonomo, trasparente e "voce di tutti gli italiani".
lunedì 19 novembre 2007
ATTENZIONE: SATIRA (2)
Alcune considerazioni sulla finanziaria, sul pensiero unico, sul PD e su Veltroni, sul conservatorismo, sul riformismo e sul comunismo.
Ma, attenzione... è solo satira!
SD approva la propria piattaforma per l'assemblea generale della Sinistra
La discussione è stata aperta da una relazione di Fabio Mussi, alla quale sono seguiti otre venti interventi. Il coordinatore nazionale ha innanzitutto compiuto una analisi della situazione politica partendo dal fatto positivo ed importante della settimana che segna una svolta per il Governo: l’approvazione al Senato della Finanziaria. Fatto importante sia per la tenuta del Governo Prodi che ha come conseguenza il manifestarsi di una profonda crisi all’interno del Centrodestra, sia per il contenuti della Finanziaria che certo non è perfetta, ma sicuramente contiene una serie di provvedimenti che cercano di affrontare i nodi della questione sociale, della lotta al precariato, dell’abbattimento degli sprechi nella politica. Ovviamente il percorso della Finanzia è appena cominciato e soprattutto il Governo non avrà vita semplice nell’affrontare due nodi significativi ora all’attenzione della Camera: il decreto fiscale ed il protocollo sul Welfare. Altro elemento importante sottolineato dalla relazione è stato che al Senato la Sinistra ha lavorato unita svolgendo un ruolo rilevante tanto che è riuscita ad ottenere risultati non di poco conto: Sd, Prc, Pdci e Verdi hanno insieme presentato solo 30 emendamenti riuscendo a farne approvare alcuni importanti tra cui il credito di imposta per le imprese meridionali, provvedimenti per l’abbattimento dei costi della politica e la stabilizzazione dei precari della pubblica amministrazione.
Continua...
Link
al documento approvato dal direttivo nazionale di SD il 17 novembre (scaricabile in formato word).
domenica 18 novembre 2007
la Barzelletta
tre giorni di raccolta firme
per mandare a casa l'attuale governo e per chiedere al Presidente della Repubblica di tornare subito al voto.Non sappiamo come stia procedendo la raccolta firme nei gazebo allestiti nelle piazze italiane. Ma neppure ci sentiamo di trascurare la qualità di stratega del Cavaliere o quella di
estortore
del suo braccio destro dell'Utri. Insomma, stabilite voi quante possano essere le probabilità che raccolgano 5 milioni di firme in tre giorni.Certo è, invece, che la raccolta firme on line è diventata una barzelletta. Il nuovo giochino della blogosfera col quale anche noi abbiamo deciso di divertirci.
Abbiamo firmato il modulo a nome di
Cetto La Qualunque
(non ce ne voglia Antonio Albanese). La firma è stata validata è pubblicata fra le 150.000 pervenute sul web.
Pietro Gamba di Legno
, di
Lamberto Dini
e di Lamberto Sposini...(Fra l'altro, al creatore del sito Rivotiamo, Marco Camisani Calzolari, hanno cambiato l'homepage del suo sito personale piazzandogli una bandiera rossa.)
Che serietà può avere un partito che fa votare Nonna Papera e Homer Simpson? Anziché inviare gli
ispettori dell'UE
per controllare il regolare svolgimento delle elezioni nella Russia di Putin, forse sarebbe meglio mandarli ad Arcore e nei gazebo per controllare questa pagliacciata.venerdì 16 novembre 2007
SD: Riunione del Comitato Promotore
Info: sdsalento@tiscali.it
Verso la Sinistra. Per una altro Mezzogiorno
Il Parlamento Europeo approva una risoluzione contro il Commissario Frattini
Nell'aula di Strasburgo è stata votata oggi la «coda» europea delle vicende che hanno seguito il drammatico assassinio a Roma di Giovanna Reggiani il 30 ottobre scorso. Il Parlamento europeo ha approvato con 306 sì, 86 no e 37 astenuti la risoluzione comune di Pse, Liberaldemocratici, Verdi e Sinistra europea sulla libera circolazione delle persone nellaUe, contenente la critica al vicepresidente della commissione Ue Franco Frattini per alcune sue dichiarazioni alla stampa. Il paragrafo riguardante Frattini è stato approvato con 290 sì, 220 no e 21 astenuti. Prima del voto Antonio Tajani (Fi) ha chiesto al presidente del Parlamento europeo Hans Gert Poettering di giudicare irricevibile il paragrafo riguardante il commissario Ue.
SCONTRO IN AULA - Il voto è arrivato dopo una giornata di scontro al Parlamento europeo sulle dichiarazioni che Frattini ha rilasciato al quotidiano «Il Messaggero», a seguito dell'assassinio di Giovanna Reggiani, l'adozione del decreto espulsioni da parte del governo e l'aggressione squadristica di alcuni cittadini rumeni a Roma.
LE PAROLE DI FRATTINI - Nell'intervista pubblicata il 2 novembre Frattini sottolineava che per rispondere al problema sicurezza quello che «si deve fare è semplice: si va in un campo nomadi a Roma, ad esempio sulla Cristoforo Colombo, e a chi sta lì si chiede "tu di che vivi?". Se quello risponde "non lo so", lo si prende e lo si rimanda in Romania. Così funziona la direttiva europea. Semplice e senza scampo». Oggi Strasburgo ha deciso che le affermazioni rilasciate alla stampa da Frattini «sono contrarie allo spirito della direttiva» Ue sulla libera circolazione dei cittadini. Contrari il Partito popolare europeo (Ppe) e l'Unione per l'Europa delle Nazioni (Uen), che avevano presentato un progetto alternativo di risoluzione che puntava il dito contro il governo Prodi e il sindaco di Roma, Walter Veltroni. Nel testo si criticava indirettamente Veltroni, definendo «favelas» da paese in via di sviluppo i campi rom alla periferia della capitale. Critiche anche al governo Prodi, accusato insieme a esponenti della maggioranza, di avere contribuito ad «aumentare la tensione già esistente» fra la comunità rom e quella italiana. A dividere le due mozioni c'è anche l'impostazione di fondo. Quella del centrosinistra, ad esempio, sottolinea che la direttiva, all'articolo 27, stabilisce che gli Stati «non possono limitare la libertà di circolazione, che per motivi di ordine pubblico, sicurezza o salute pubblica e che queste e ragioni non possono essere invocate per motivi economici». La mozione del centrodestra insiste sull'articolo 7 che stabilisce le condizioni per il diritto di residenza per più di tre mesi.
Fonte: Corriere della Sera
giovedì 15 novembre 2007
Perché torniamo a Genova
Lettera di adesione dei Senatori di SD alla manifestazione di Genova del 17 novembre.
mercoledì 14 novembre 2007
Quali politiche del lavoro?
Da alcune settimane
Aprileonline
ha inaugurato uno spazio di dibattito dedicato alla "Sinistra che vogliamo". Uno spazio aperto a tutti, gestito autonomamente "dal basso". I partecipanti del forum, in vista della convocazione degli Stati generali, hanno delegato Elisa Migliaccio alla stesura di una sintesi della discussione che si è svolta sul tema del lavoro.La trovate
qui
martedì 13 novembre 2007
Brainwashing
Parliamo, invece, di un altro fatto di cronaca su cui il sistema dell'informazione ha sorvolato: la morte di Aldo Bianzino, avvenuta un mese fa circa. Anche questa in provincia di Perugia. Riportiamo da
"Il Pane e le Rose"
"Aldo Branzino, un falegname che non fa politica, 44 anni, viene trovato morto domenica 14 ottobre, nella sua cella di isolamento all’interno del carcere di Capanne a Perugia;
- Aldo viene arrestato venerdì 12 ottobre a Pietralunga, nella sua casa di campagna vicino Città di Castello, per coltivazione e detenzione di canapa indiana e trasferito nella stessa giornata al carcere di Capanne a Perugia, dove deve restare in isolamento almeno fino a lunedì 15 ottobre, quando incontrerà il giudice titolare dell’inchiesta;
- sabato 13 ottobre alle ore 14 il legale d’ufficio incontra Aldo e riferisce alla moglie di averlo trovato in buona salute;
- domenica 14 ottobre, al mattino, la famiglia viene informata che Aldo è morto;
- subito viene diffusa la notizia (vi è un primo referto medico redatto dal personale del carcere?) che Aldo sarebbe morto per malattie cardiache e non presenterebbe segni esterni di violenza;
- conoscendo Aldo come persona sana, la famiglia non ci crede e chiede l’autopsia;
- l’autopsia viene affidata al dott. Lalli, un medico legale noto per essere eticamente irreprensibile e dal cui esame risulta che Aldo è morto per cause non accidentali e che il suo cadavere presenta chiari segni di lesioni traumatiche: 4 ematomi cerebrali, fegato e milza rotte, 2 costole fratturate.
- il giudice Petrazzini (lo stesso che aveva condotto l’inchiesta sulla coltivazione e detenzione di canapa indiana) apre formalmente una indagine per omicidio volontario."
(Continua...)Bolzaneto e Scuola Diaz
,
Federico Aldrovandi
,
Gabriele Sandri
, Aldo Bianzino. Tutti i casi nei quali forte si è palesato l'abuso, la prepotenza o la violenza da parte di uomini delle istituzioni e/o delle forze dell'ordine. Tutti casi dei quali i media tradizionali (giornali, radio ma soprattutto tv), fatte salve
lodevolissime eccezioni
, si sono occupati edulcorando, mistificando, distorcendo, deformando, occultando perfino i fatti. In un contesto generale in cui spira forte il vento sicuritario.Si continui pure a guardare solo il dito. La luna, in fondo, offre uno spettacolo trascurabile...
domenica 11 novembre 2007
MAFIACARTOON: Libera e l'Accademia delle Belle Arti contro le mafie
“MAFIACARTOON è un percorso antimafia diretto a tutti, in particolare, ai giovani, che rafforza la speranza e nutre le idee, per cercare di costruire con coraggio un mondo migliore nella legalità e nella giustizia”. (L. Ciotti )
In collaborazione con l’ACCADEMIA di belle Arti di Lecce Mafiacartoon si avvarrà del contributo del Prof. Glauco LENDARO e della presenza di studenti-disegnatori del corso di Grafica, i quali attiveranno dei laboratori nelle Scuole che ospiteranno la mostra.
MAFIACARTOON sarà esposta
LECCE Accademia di Belle Arti - via Libertini
16 - 19 NOVEMBRE
Ore 10.00-13.00 / 17.30-21.30
I.T.A.S.“DELEDDA” - piazza Palio
20 - 22 NOVEMBRE - Tel. 0832.316046
Lab.: Andrea PICCINNO - Daniele MALORGIO - Pietro DE MARCO
NARDÒ Scuola Media 3° Polo - via Manieri
23 - 25 NOVEMBRE - Tel. 0833.562691
Lab.: Annalisa SCHITO - Domenico FINI - Alessandro DE VINCENTIIS
CASARANO I.T.C.“De Viti De Marco” - via Circonvallazione
26 - 28 NOVEMBRE - Tel 0833.504014
Lab.: Alessandra BIANCO - Fabrizio CIRFIERA
MAGLIE I.T.C.“Cezzi De Castro” - via Montegrappa
29 NOVEMBRE - 1 DICEMBRE - Tel 0836.428711
Lab.: Vincenzo ESPERTI - Katia RIZZELLI - Tiziana CISOTTA
Info: Marisa Capone 340.3189314 - don Raffaele Bruno 320.2711085
24 novembre: Assemblea SD a Leverano
sabato 10 novembre 2007
Riunione nazionale dei Giovani di SD
Cari Compagni e Care Compagne,
vi informiamo che
MERCOLEDI' 14 NOVEMBRE a ROMA
ci sarà una riunione nazionale dei giovani di Sinistra Democratica.
E' previsto il rimborso spese (biglietto del treno) per chi volesse prendere parte all'iniziativa.
Se siete interessati e volete saperne di più scrivete a sdsalento@tiscali.it
venerdì 9 novembre 2007
Il Garante per l'Editoria alla Rai: Sinistra Democratica esiste
Nelle scorse settimana Titti Di Salvo e Cesare Salvi, capogruppo di Sd alla Camera e al Senato e i parlamentari Paolo Brutti e Gloria Buffo, componenti la Commissione di Vigilanza sulla Rai, avevano inviato all’Autorità un esposto con il quale si segnalava “la violazione della disciplina vigente in materia di pluralismo politico” da parte del servizio pubblico. Il 5 maggio scorso, infatti, è nato a Roma il movimento politico Sd, ha dato vita a gruppi parlamentari alla Camera, al Senato che per numeri sono il terzo gruppo parlamentare del Centro Sinistra, e ha 5 eletti al Parlamento Europeo. Non solo ma come è evidente, in questi mesi Sd ha sviluppato numerose iniziative politiche e parlamentari di rilievo. Vogliamo citarne alcune? La presentazione e l’approvazione in parlamento della legge contro i licenziamenti in bianco, l’attività emendativa del testo della finanziaria, la presentazione di proposte di legge in materia di lavoro, di riduzione dei costi della politica ecc. E ancora il Movimento ha organizzato una Festa nazionale che si è tenuta ad Orvieto tra fine agosto e primi di settembre, un importante convegno a Cosenza su legalità e buona politica a fine settembre, un seminario nazionale sul disarmo ad ottobre e, per finire un elenco incompleto, un seminario su Giustizia penale ed equità sociale tenutosi a Roma l’8 novembre. Di tutto questo né nei telegiornali, né nei programmi di approfondimento giornalistico vi è stata traccia. Come non vi è stata traccia di prese di posizione e dichiarazione dei vari dirigenti del Movimento intervenuti sulle diverse questioni del dibattito politico. E come è ovvio, e come è riportato nell’esposto al Garante, tutto ciò è documentabile e documentato dai dati dell’Osservatorio di Pavia dai quali risulta che “le voci e il parere di Sinistra Democratica sono sistematicamente esclusi dall’informazione Rai”.
Il Garante per le Comunicazioni non solo ha dato ragione ai parlamentari che hanno firmato l’esposto, registrando “una effettiva carenza di spazio dedicato al soggetto politico esponente” ma ha richiamato la Rai a correggere questo comportamento richiamandola al rispetto della normativa vigente affermando, anche, che l’Autorità proseguirà la propria attività di controllo e di vigilanza sull’andamento della programmazione informativa anche nelle prossime settimane.
Bucare il muro del silenzio non è semplice ma quello di oggi è certo un buon viatico.
Finanziaria "Democratica"
mercoledì 7 novembre 2007
SENZA PUDORE
martedì 6 novembre 2007
Un Grande Italiano
Sono tanti i libri scritti nel corso della sua lunga carriera, tradotti nei più importanti paesi del mondo.
Sarebbe quasi impossibile elencarli, tutti. Citiamo qualcuno alla rinfusa, da "Un anno, una vita" a "Lunga è la notte"; da "La bella vita" a "Cara Italia"; e poi "Sogni perduti", "Scusate dimenticavo", "Racconto di un secolo", "I" come Italiani", "Un giorno ancora", "Addio a questi mondi", "Giro del mondo" (trascrizione di un viaggio tra arte e letteratura condotto in otto puntate televisive con alcuni tra i grandi scrittori del Novecento), "Il Fatto" (Settecento puntate dopo l'edizione serale del Tg1), "Un giorno ancora"; e molti, molti altri. Tra questi, "L'albero dai fiori bianchi" riportava nel sottotitolo questa frase: "Non il bilancio di una vita, ma la riflessione di un uomo che non rinuncia a fare i conti con se stesso". Ecco, forse questa è l'immagine che meglio rappresenta la straordinaria personalità di Enzo Biagi, come uomo e come professionista.
Un uomo e un professionista che, negli ultimi anni, ha dovuto subire una serie di amarezze del tutto gratuite. Era il 18 aprile del 2002, infatti, quando il neo-presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, da Sofia, puntò il dito contro Daniele Luttazzi, Michele Santoro e lo stesso Enzo Biagi, per quello passato alla storia come "l'editto bulgaro". Da allora il giornalista non è comparso in Rai che pochissime volte. La prima a Che tempo che fa, il 22 maggio del 2005, durante la quale, in diretta, con gli occhi lucidi, disse davanti alle telecamere: "Rifarei tutto come prima". Qualche mese dopo, il 21 ottobre, tornò come ospite a "Primo piano" per raccontarsi: oltre due milioni gli italiani che lo seguirono.
Da vecchio partigiano, Enzo Biagi scelse la Resistenza come tema della prima puntata di RT - "Rotocalco televisivo", il programma realizzato in coproduzione con il Tg3, che dal 22 aprile su Raitre lo riportò sugli schermi della tv pubblica. "Buonasera, scusate se sono un po' commosso e, magari, si vede - disse aprendo la puntata -. C'è stato qualche inconveniente tecnico e l'intervallo è durato cinque anni".
Alla fine di quella puntata, il Cavaliere si congratulò pubblicamente con il conduttore, ammettendo di aver "forse" calcato la mano quando parlò di uso criminoso della tv pubblica. In "Lettera d'amore a una ragazza di una volta", il libro dedicato alla moglie, Biagi scrisse: "Cara Lucia penso che la mia vita si stata felice, ma il conto è arrivato tutto d'un colpo. Tu mi hai lasciato, Anna (la figlia ndr) è morta all'improvviso, e io sono stato calunniato e offeso nel mio lavoro".
Nel 2007, oltre alla pubblicazione in allegato al "Corriere della Sera" di undici suoi volumi sull'Italia del Novecento, i "Libri oro" Rcs hanno trovato spazio per un pamplhet dal titolo "Quello che non si doveva dire", dove sollecitato da Loris Mazzetti uno dei più grandi giornalisti italiani del XX secolo racconta il perché di cinque anni di epurazione e offre ai suoi lettori tutto quel materiale con il quale avrebbe realizzato le puntate de "Il fatto" non andate in onda. Nell'epilogo, Biagi costruisce con leggerezza un viaggio nel suo passato, prendendo come riferimento "per farmi capire meglio, alcune parole che nella mia vita hanno avuto un senso: coraggio, coerenza, umiltà, libertà, rispetto, giustizia, tolleranza, solidarietà".
Parafrasando Ungaretti, uno dei suoi ultimi aforismi, recitato dalla poltrona della camera di ospedale, Enzo Biagi ci ricordava che "si sta come le foglie su un albero in autunno". Insegnamento valido per ognuno di noi, in ogni momento della nostra vita.
La strage che non fa rumore
Alan Spranzi,
41 anni, Brescia
Francesco Santoro,
44 anni, Cosenza
Cristiano Franza,
38 anni, Rovigo
Paul Kantioler,
66 anni, Bolzano
lunedì 5 novembre 2007
ATTENZIONE: SATIRA
Cara redazione de il Giornale, la invitiamo a rispettare la libertà di espressione di un clown triste con la stessa pazienza e rassegnazione con cui migliaia, forse milioni di italiani sono costretti, quotidianamente, a "rispettare" la libertà di giornalisti cazzari che scrivono su quotidiani come il suo o blaterano dal video di televisioni che violano da decenni
sentenze della Corte Costituzionale
e, più recentemente, della
Corte di Giustizia delle Comunità Europee
. sabato 3 novembre 2007
Torna Luttazzi. A 6 anni dall'editto bulgaro
C'è grande attesa per il ritorno in tv di Daniele Luttazzi, il comico romagnolo che venne espulso dalla Rai dopo l' "editto bulgaro" dell'allora premier Silvio Berlusconi. Luttazzi tornerà in tv questa sera (3 novembre, ndr) alle 23.30 su La7. "Decameron" il titolo della sua nuova trasmissione, "Politica, sesso, religione e morte" l'eloquente sottotitolo. Per ora sono previste dieci puntate. La prima sarà interamente dedicata al mondo della Chiesa.
Era il 2001 quando Luttazzi andò in onda con la sua ultima puntata di “Satyricon”. A distanza di oltre sei anni il comico, che nel frattempo ha riempito i teatri di tutta Italia, ritorna in tv. E’ un ritorno in punta di piedi (tutti sanno quali sono gli ascolti de La7), ma è pur sempre un inizio.
Questa volta, però, Luttazzi promette di non diffamare nessuno. Anche se, come ebbe modo di dire in una intervista ad Enzo Biagi pochi mesi fa: “Se fosse per me, io aprirei le cataratte e farei uscire tutta la bile che mi si è accumulata in questi anni di “esilio”. Ma poi me ne pentirei, e quindi cercherei di centellinare la bile con battute ad hoc”.
Sito web di Daniele Luttazzi
Vendola: bisogna tenere i nervi saldi
Gli elementi cosa mostrano?
Un fatto complesso su cui i media e il dibattito politico compiono le loro manipolazioni. Selezionano l'evento dell'aggressione, mettono ombra sulla denuncia.
E sul degrado di periferia.
Che diventa un oggetto da contesa elettorale, come se in tutta Europa non fosse una delle principali questioni sociali. Dalle banlieue parigine alla sterminata e sterminante periferia del sud d'Italia, abbiamo condizioni strutturali di insicurezza sociale e di insicurezza per i cittadini. Ecco la bandiera che dovrebbe prendere in mano la sinistra. Non basta denunciare la deriva securitaria. La prima grande risposta è la riqualificazione delle periferie. Sono una condizione urbana senza comunità. Carenza di illuminazione, di trasporti, di servizi, una concentrazione di vecchie e nuove povertà. Un'immensa criminogena discarica sociale. O si immagina di recintarle, oppure si affronta il tema della riqualificazione, qualcosa che nel dibattito europeo assomiglia a quello sui centri storici con i piani Urban. Poi c'è una specie di periferia inglobata nel centro. Penso alla crisi delle agenzie formative, scuola, famiglia, ai fenomeni del bullismo adolescenziale trasversali alle appartenenze sociali. Tutto questo pone il tema se la legalità è solo legge e ordine, o non ricostruzione dell'idea di civiltà.
Il pacchetto sicurezza ha qualcosa a che vedere con questo discorso?
Non avendo contrastato culturalmente il terreno della insicurezza percepita, avendo imprigionato la nostra percezione della realtà dentro il circuito delle tv, è difficile immaginare che il governo possa rispondere dicendo 'questi fatti sono gravi ma non possiamo reagire'. La richiesta di una reazione è maggioritaria nell'opinione pubblica, il problema è come governiamo questo sentimento, per non cedere alla cultura della xenofobia e dell'intolleranza
Ma il pacchetto è efficace?
Vorrei conoscerlo meglio. Alcune cose mi convincono, altre no. Non posso non pormi il problema di un minore costretto dal suo clan a rubare e a elemosinare.
Fra il caso dello stupratore e lo stralcio d'urgenza votato dal governo non c'è nesso. Per arrestarlo e giudicarlo bastano le leggi 'normali'.
Lo stralcio non è una riposta al fatto accaduto, è una risposta a Porta a Porta, alla volgare strumentalizzazione dela destra.
Secondo Veltroni, Berlusconi e Prodi hanno sbagliato a non limitare gli ingressi di rumeni e bulgari. E' d'accordo?
E' chiaro che dalle aree più deboli si è scaraventata una massa di esseri umani verso le aree che appaiono più forti. E in tutti i fenomeni migratori una porzione residua è composta da segmenti di marginalità e criminalità. Il problema è come si isolano e come si consente a tutti gli altri di radicarsi. Ci sono comunità straniere che hanno una storia antica di presenza e integrazione. E' rarissimo, per esempio, ascoltare notizie di cronaca nera che riguardano i filippini. Del resto la percentuale di stranieri regolari che delinquono è molto inferiore a quella degli italiani che delinquono.
Poi ci sono gli stereotipi. Oggi, a Roma in particolare, va il rumeno.
Prima c'era lo stupratore magrebino, poi l'albanese, ora i rumeni. Non c'è alcun dubbio che, durante i regimi all'Est, la Romania era un buco nero, un deposito di miseria materiale e morale. Oggi la sua crescita è anche un problema nostro. Ma la logica delle barriere non funziona. Sposta il problema sul terreno della clandestinità. Bisogna rendere le comunità straniere protagoniste della costruzione della sicurezza, farle entrare in pieno nell'area della cittadinanza. Guardo invece con cautela ma interesse la proposta della banca del Dna. Il problema dell'identificazione c'è, esiste. Ci sono problemi che a sinistra non possiamo non porci. Non basta denunciare la deriva securitaria, e i grandi poteri criminali, che non sono certo al primo posto nella consapevolezza della politica. Bisogna anche affrontare nel merito i problemi.
La sinistra a volte non lo fa?
Non possiamo apparire quelli che rinviano sempre a una questione più generale. La forza della destra è che stiamo entrando nella società della paura, una paura che si regge sulla precarietà. Del lavoro, del vivere urbano e del futuro. E' una nuova condizione antropologica. E ciascuno si sente solo e fragile di fronte a chi gli dà un po' di cottimo, in una condizione urbana che lo minaccia continuamente. La costruzione della sinistra nelle periferie ha un senso se è uno strumento per rimettere in piedi pezzi di comunità. Dobbiamo essere capaci di muoverci tatticamente mentre ci diamo respiro strategico. E' una partita difficilissima. A palazzo Chigi io mi sarei comportato come i ministri della sinistra.
Voterebbe a favore del pacchetto sicurezza?
Cercherei di migliorarlo, ma alla fine voterei a favore, perché ha alcune cose buone. Alcune no, ma è una partita di lungo periodo. Intanto costruisco un cammino. Non rischierei di essere solo posizionato ideologicamente.
Il giornale del Prc si è posto in prima pagina la domanda delle domande: perché restiamo in questo governo. Perché, secondo lei?
Perché penso sia importante restarci. Potrei fare l'elenco delle cose buone fatte. Ma il vero problema è tenere i nervi saldi. Abbiamo bisogno di tempo, c'è da risalire una china in termini culturali prima che politici, anziché consegnarci a una sconfitta con effetti di moltiplicazione, che scaverebbe in profondità nelle viscere della società italiana.
Fonte: il manifesto