Le assicuro che i miei sono auguri sinceri anche se l’ho definita capocomico, lenone, meschino, mediocre e italiano nell’accezione nefanda che sa assumere, talvolta, questo aggettivo.
Le auspico veramente una lunga vita anche perché sono un professionista e quando veramente considero necessario un accadimento mi adopero perché si verifichi, non mi limito a sperare.
Questo non è assolutamente il caso, per fortuna di tutti noi.
Lei, considerato lo strettissimo spazio degli eventi che ospita la sua minuta persona, è, a suo modo, un grande artista e per questo merita attenzione visto che “rispetto”, a mio parere, suona distonico quando lo si associa al suo nome.
Fare dei propri sogni la trama materica luogo la quale si dipana la vita degli altri è proprio del grande artista. Grazie al suo dono, lei ha saputo portare nello spazio percettivo globale la sostanza impalpabile dei suoi desideri intimi, delle sue paure segrete e dei suoi pregiudizi nascosti. Ciò è appunto quello che lei, Signor Presidente, è riuscito a fare.
Lei, con magistrale perizia tecnica, ha dipinto il quadro della nostra nazione proiettando sulla tela la povera prospettiva e schiacciando la realtà a quella elementare logica bidimensionale che le sono così acconcie.
Farsi il mazzo a lavurar, i danè, le cosce, i culi, le zizze, le case in Sardegna, le litigate in tv, i vips sull’isola, i coglioni in casa, i belloni sui troni, l’ici, le leggi sartoriali, le corna alla moglie, tutti mattoncini rapinosi di insipida dimensione intellettuale e culturale che lei ha avuto il potere di collimare e disporre per innalzare la sordida infrastruttura morale che oggi sostiene il nostro paese.
Ovviamente, anche se lei dispone di un indubbio talento naturale, non è tutto merito suo. Lei ha avuto l’indubbia fortuna di rivolgersi a un pubblico (perché scommetto che così ci vede, pubblico non cittadini) nel cui cuore, nemmeno troppo in fondo, l’anelito a tanta meschina portanza di se stessi esisteva già.
Lei ha avuto il merito di farla emergere, di sdoganarla, di affrancarla dalla fama di abiezione dietro la quale si era nascosta per sfuggire allo spirito risorgimentale prima, alla retorica fascista poi ed, infine, dall’orgoglio della Lotta Partigiana.
Lei, non potendo comprendere come essere migliore, è riuscito a a far emergere la parte peggiore di tutti noi ed ha condotto un’intera nazione al suo livello, senza troppi sforzi per la verità, ma con grande pertinacia.
Io credo che in un giorno lontano, quando io e lei saremo polvere, il popolo di questa terra le sarà sinceramente grato. Ciascuno ha bisogno di guardare la parte oscura di se stesso per tenersene veramente lontano e tutti, grazie alla sua opera degeneratrice, oggi stiamo risalendo il fiume Congo alla ricerca di Kurtz.
La storia, se non gli uomini, gliene sapranno rendere merito.
Sinceramente grazie.
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