lunedì 28 gennaio 2008

Uomini, mezzi uomini, ominicchi, pigliainculo e quacquaracqua

Il governo Prodi è arrivato al capolinea. In un lungo e triste pomeriggio di gennaio, nell’aula del Senato, Romano Prodi prende atto per la seconda volta, a distanza di dieci anni, che l’esperienza del suo governo è finita. Contestualmente ci rendiamo conto che la sfiducia votata al governo sancisce anche la fine di una stagione di grandi speranze iniziata con l’Ulivo e terminata proprio ieri con l’Unione.
Hanno votato contro la mozione di fiducia, oltre ai senatori del centro destra, Lamberto Dini, Clemente Mastella, Domenico Fisichella e Franco Turigliatto. In questi quattro nomi e nella storia politica che questi quattro uomini rappresentano è racchiusa la spiegazione del fallimento dell’Unione. (...)
Da un punto di vista politico il curatore fallimentare del governo è un soggetto altro e si chiama Partito Democratico. Non l’idea del PD
e cioè quella dell’incontro di due grandi scuole politiche italiane, quella d’origine democratico cristiana, cattolica, e quella comunista e socialista, riformista di sinistra, perché quella è una buona idea ed un progetto politico che può essere utile all’Italia, ma il suo segretario e il progetto politico che in questo momento vuole rappresentare. (...)
Con queste premesse si è arrivati ieri alla discussione al Senato.
Ho seguito tutti gli interventi. Uno spettacolo avvilente. E non lo dico pensando agli insulti riservati al senatore Cusumano dai suoi ex colleghi dell’Udeur, o alla mortadella mangiata in aula da Strano oppure alla bottiglia di spumante stappata da Gramazio, entrambi di Alleanza Nazionale, ma lo dico pensando alla qualità degli interventi che si sono succeduti in aula.
Un misto di retorica ed ignoranza, farcita con qualche citazione in latino e qualche parola in dialetto, hanno scandito il lungo pomeriggio di ieri. Pochi gli interventi interessanti e tra questi, gli interventi di Milziade Caprili e Cesare Salvi. Mi ha sorpreso anche l’intervento di Anna Finocchiaro, il capogruppo del partito più grande presente in Senato, di solito brillante ed efficace, ha scelto un intervento minimalista e di basso profilo, forse non poteva dire di più.
In qualunque altro contesto lavorativo e nelle stesse condizioni, la qualità degli interventi sarebbe stata ben altra e certamente superiore. Anche ascoltando quegli interventi e i comportamenti indecenti tenuti da tanti senatori presenti in aula, le immagini sono disponibili per chiunque volesse verificare, capiamo perché il nostro paese attraversa una crisi grave, oserei dire gravissima.
In questo contesto e con queste miserie umane, in un paese di nani e ballerine, Romano Prodi ha dimostrato di essere un uomo ed una persona seria. E voglio ringraziarlo per questo. (...)
Nella giornata più difficile per lui, in molti gli chiedevano di non presentarsi in Senato e quei suggerimenti, che provenivano da destra così come da sinistra, avevano quasi tutti lo stesso obiettivo, evitare il confronto in aula, evitare il parlare chiaro, essere ancora una volta italianamente gattopardeschi.
Tra questi anche Clemente Mastella gli ha sussurrato qualcosa tipo: “Avevo suggerito a Prodi di non venire in Senato, si sarebbe potuto aprire un nuovo percorso. Ma non ha voluto capire”.
E perciò l’ultimo ringraziamento, caro Romano, voglio fartelo per non avere accettato il consiglio di Clemente Mastella e perché anche in questa occasione hai dimostrato di essere un uomo e una persona seria.
Purtroppo per noi non c’erano e non ci sono in giro tanti uomini ma in compenso abbondano mezzi uomini, ominicchi, pigliainculo e quacquaracqua.
di Oscar Buonamano,
coordinatore prov. Sd Pescara

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