
43 voti contro e 12 a favore: con questa votazione il Consiglio Comunale di Roma ha respinto le delibere, una di iniziativa consigliare e una popolare che ha raccolto le firme di oltre 10.000 romani, per l'istituzione del Registro delle unioni di fatto. Una maggioranza anomala, dal Pd ad An passando per Forza Italia. Una maggioranza prona ai poteri forti di questa città, quelli vaticani, che nei giorni precedenti avevano in maniera netta detto no anche a un ordine del giorno del Pd.
In questi mesi, in queste settimane Sinistra Democratica è stata protagonista di un continuo tentativo di mediazione tra le varie anime del centro sinistra romano per trovare una soluzione.
Abbiamo lavorato a emendamenti che accogliessero le soluzioni proposte dal Vice Sindaco Garavaglia, abbiamo proposto ordini del giorno che segnalassero al Parlamento la volontà della città di Roma di ottenere una legge sulle unioni di fatto, abbiamo smussato, tolto le virgole le frasi più indigeste a questo e a quello.
Nulla da fare. Tutto si è andato ad infrangere sul muro veltroniano degli impegni assunti dal Sindaco, nonché Segretario Nazionale del Pd, con Bertone e Ruini.
Roma non è una città qualunque. E non perché sia la città di Benedetto XVI, come ha detto la senatrice Binetti. Roma è la capitale d'Italia, stato libero e laico. Il punto è tutto qui: il Partito Democratico non vuole a Roma il registro delle unioni civili e non vuole che il nostro Paese si doti di una legge europea, che garantisca giusti diritti a donne e uomini, alle coppie e ai loro figli.
L'ordine impartito dal Vaticano al Sindaco - leader non ammetteva margini di autonomia, tanto meno ragionamenti nel merito, seppure scevri da venature ideologiche.
Roma, infatti, ha un Sindaco eletto da oltre il 65% dei romani, che ha fatto dell'inclusione sociale e civile uno dei suoi simboli per l'azione di governo. In verità, è da tempo che assistiamo ad una involuzione nella cultura politica del Sindaco.
Il modello Roma è ormai piegato verso una remissività concreta e fattiva con i vari imprenditori romani (Caltagirone, Todi, etc etc) e una totale passività di fronte alle gerarchie d'oltretevere: il Pd romano, sottomesso a Bettini e Veltroni, è democristianizzato in tutti i sensi.
Nella sua cultura politica, questo emblema è rappresentato dall'elezione a Segretario Romano dell'ex popolare Riccardo Milana, e dalla offensiva che tutti gli ex margherita (con in testa l'Assessore D'Ubaldo e il Consigliere Piva) sui temi etici e valoriali.
Di più: Veltroni, nella sua ossessione di vincere a mani basse, ha caricato nella sua carovana tanti ex di Forza Italia, ex democristiani, liste moderate e ultra moderate, a tal punto che il Consiglio Comunale di Roma vede oggi una maggioranza di centro sinistra spesso aggirata da una maggioranza trasversale, moderata e clericale, che determina, blocca, modifica a suo piacimento provvedimenti importanti per la città.
E' il crepuscolo del modello Roma, si incrina il rapporto tra Veltroni e una parte della città quella laica e di sinistra. Penso che quando si arriva a rifiutare anche i contenuti del proprio programma, si sia di fronte ad una modificazione oggettiva della propria collocazione politica.
Ora la Sinistra romana deve riflettere: rivalutare e rimodellare il proprio impegno e la propria collocazione nel quadro della maggioranza capitolina, valutandone nelle scelte concrete la sua esistenza. Dall'altra non eludere il senso di questa dura -nei numeri- sconfitta.
Ripartire dai conflitti sociali, dalle disuguaglianze civili, ricostruire il tessuto connettivo di un rapporto profondo con la città e con i romani e muovere da qui per una nuova stagione politica. Che non potrà non essere all'insegna della sua unità, pena la sua scomparsa, o la sua residualità.
In questi mesi a Roma abbiamo costruito, sulle cose concrete, in Campidoglio come nella città, una unità d'azione leale e trasparente che ora non deve essere dispersa, ma anzi proposta nella sintesi di una lista unitaria della Sinistra e dell'Arcobaleno alla Provincia di Roma.
In questi mesi, in queste settimane Sinistra Democratica è stata protagonista di un continuo tentativo di mediazione tra le varie anime del centro sinistra romano per trovare una soluzione.
Abbiamo lavorato a emendamenti che accogliessero le soluzioni proposte dal Vice Sindaco Garavaglia, abbiamo proposto ordini del giorno che segnalassero al Parlamento la volontà della città di Roma di ottenere una legge sulle unioni di fatto, abbiamo smussato, tolto le virgole le frasi più indigeste a questo e a quello.
Nulla da fare. Tutto si è andato ad infrangere sul muro veltroniano degli impegni assunti dal Sindaco, nonché Segretario Nazionale del Pd, con Bertone e Ruini.
Roma non è una città qualunque. E non perché sia la città di Benedetto XVI, come ha detto la senatrice Binetti. Roma è la capitale d'Italia, stato libero e laico. Il punto è tutto qui: il Partito Democratico non vuole a Roma il registro delle unioni civili e non vuole che il nostro Paese si doti di una legge europea, che garantisca giusti diritti a donne e uomini, alle coppie e ai loro figli.
L'ordine impartito dal Vaticano al Sindaco - leader non ammetteva margini di autonomia, tanto meno ragionamenti nel merito, seppure scevri da venature ideologiche.
Roma, infatti, ha un Sindaco eletto da oltre il 65% dei romani, che ha fatto dell'inclusione sociale e civile uno dei suoi simboli per l'azione di governo. In verità, è da tempo che assistiamo ad una involuzione nella cultura politica del Sindaco.
Il modello Roma è ormai piegato verso una remissività concreta e fattiva con i vari imprenditori romani (Caltagirone, Todi, etc etc) e una totale passività di fronte alle gerarchie d'oltretevere: il Pd romano, sottomesso a Bettini e Veltroni, è democristianizzato in tutti i sensi.
Nella sua cultura politica, questo emblema è rappresentato dall'elezione a Segretario Romano dell'ex popolare Riccardo Milana, e dalla offensiva che tutti gli ex margherita (con in testa l'Assessore D'Ubaldo e il Consigliere Piva) sui temi etici e valoriali.
Di più: Veltroni, nella sua ossessione di vincere a mani basse, ha caricato nella sua carovana tanti ex di Forza Italia, ex democristiani, liste moderate e ultra moderate, a tal punto che il Consiglio Comunale di Roma vede oggi una maggioranza di centro sinistra spesso aggirata da una maggioranza trasversale, moderata e clericale, che determina, blocca, modifica a suo piacimento provvedimenti importanti per la città.
E' il crepuscolo del modello Roma, si incrina il rapporto tra Veltroni e una parte della città quella laica e di sinistra. Penso che quando si arriva a rifiutare anche i contenuti del proprio programma, si sia di fronte ad una modificazione oggettiva della propria collocazione politica.
Ora la Sinistra romana deve riflettere: rivalutare e rimodellare il proprio impegno e la propria collocazione nel quadro della maggioranza capitolina, valutandone nelle scelte concrete la sua esistenza. Dall'altra non eludere il senso di questa dura -nei numeri- sconfitta.
Ripartire dai conflitti sociali, dalle disuguaglianze civili, ricostruire il tessuto connettivo di un rapporto profondo con la città e con i romani e muovere da qui per una nuova stagione politica. Che non potrà non essere all'insegna della sua unità, pena la sua scomparsa, o la sua residualità.
In questi mesi a Roma abbiamo costruito, sulle cose concrete, in Campidoglio come nella città, una unità d'azione leale e trasparente che ora non deve essere dispersa, ma anzi proposta nella sintesi di una lista unitaria della Sinistra e dell'Arcobaleno alla Provincia di Roma.
*Coordinatore Sd Roma Presidente Gruppo
**Capogruppo Sd Provincia di Roma Sinistra Democratica
al Comune di Roma
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