
Altri errori sono stati commessi nella fase post-elettorale, anche più gravi di questo. Ma lasciamo stare. La questione, dicevo, oggi si ripresenta, con maggior urgenza e, - pare a me, - un po' più di disperazione di prima. Bene. Volete un'opinione? L'unità delle "sinistre radicali" (in qualche modo dobbiamo chiamarle, se non sappiamo di cosa stiamo parlando) è da considerarsi positiva in qualsiasi forma, anche in quella fortemente ambigua e contraddittoria della "sinistra unita e plurale" (formula che, in buona sostanza, significa "sinistra unita e divisa"). Positiva, ripeto, in qualsiasi forma: anche in quella dell'invito a cena o di un semplice cappuccino preso insieme a colazione. Se però si fa sul serio e non per ischerzo, cercherò d'entrare un po' più nel merito; e dirò quali siano secondo me le condizioni in base alle quali si possa passare dal giro di walzer, - un piacevole ma poco stabile e duraturo - ad una più stabile unione. Il discorso sarebbe ovviamente molto lungo. Ma io lo ridurrò qui a quattro punti, schematicamente riassunti (del che chiedo venia in partenza).
Nessuno si è seriamente chiesto finora come dovrebbe essere una formazione della sinistra radicale europea all'inizio del terzo Millennio, e quale di conseguenza (o, meglio, come premessa) la sua cultura. Basilare secondo me che essa sia, - e che la sua cultura sia - rosso-verde. Senza la sintesi di questi due colori, nessuna unità e nessuna radicalità: ossia, nessuna autentica novità nel campo delle forze politiche europee più o meno ancorate alla tradizione (oppure spencolate avventurosamente verso il prossimo futuro come il nostrano Pd, il quale potrebbe rivelarsi il contenitore destinato a produrre, se non duramente condizionato e corretto alla sua sinistra, veri e propri mostri).
Continua...
Alberto Asor Rosa
Fonte: Liberazione
Fonte: Liberazione
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