martedì 4 dicembre 2007

Un processo costituente per la Sinistra. Se non accadrà ora, non accadrà più...

Sono la persona meno adatta a parlare di "unità delle sinistre". Non sono riuscito a smaltire del tutto la delusione provata in seguito al fallimento della "Camera di consultazione della Sinistra", la quale, avviata da una grande discussione fra l'estate del 2004, e partita con un'entusiasmante Assemblea il 15 gennaio 2005 alla Fiera di Roma (auguri), aveva posto più o meno (ma forse con una maggiore apertura culturale) gli stessi problemi di oggi. Due anni persi, compagni. La delusione fu accresciuta dalla constatazione che le attività della Camera s'interruppero non per contrasti maturati all'interno (il lavoro andava benissimo), ma per una decisione freddamente presa all'esterno, in una sede politica, e per un calcolo meramente elettorale (andare da soli al voto, senza impacci di sorta): quando proprio nel voto, e poi nella successiva, difficilissima attività parlamentare, la già conseguita unità delle sinistre sarebbe stata preziosa; e per noi ci sarebbe stata un'altra storia. Doppio errore, compagni.
Altri errori sono stati commessi nella fase post-elettorale, anche più gravi di questo. Ma lasciamo stare. La questione, dicevo, oggi si ripresenta, con maggior urgenza e, - pare a me, - un po' più di disperazione di prima. Bene. Volete un'opinione? L'unità delle "sinistre radicali" (in qualche modo dobbiamo chiamarle, se non sappiamo di cosa stiamo parlando) è da considerarsi positiva in qualsiasi forma, anche in quella fortemente ambigua e contraddittoria della "sinistra unita e plurale" (formula che, in buona sostanza, significa "sinistra unita e divisa"). Positiva, ripeto, in qualsiasi forma: anche in quella dell'invito a cena o di un semplice cappuccino preso insieme a colazione. Se però si fa sul serio e non per ischerzo, cercherò d'entrare un po' più nel merito; e dirò quali siano secondo me le condizioni in base alle quali si possa passare dal giro di walzer, - un piacevole ma poco stabile e duraturo - ad una più stabile unione. Il discorso sarebbe ovviamente molto lungo. Ma io lo ridurrò qui a quattro punti, schematicamente riassunti (del che chiedo venia in partenza).
Nessuno si è seriamente chiesto finora come dovrebbe essere una formazione della sinistra radicale europea all'inizio del terzo Millennio, e quale di conseguenza (o, meglio, come premessa) la sua cultura. Basilare secondo me che essa sia, - e che la sua cultura sia - rosso-verde. Senza la sintesi di questi due colori, nessuna unità e nessuna radicalità: ossia, nessuna autentica novità nel campo delle forze politiche europee più o meno ancorate alla tradizione (oppure spencolate avventurosamente verso il prossimo futuro come il nostrano Pd, il quale potrebbe rivelarsi il contenitore destinato a produrre, se non duramente condizionato e corretto alla sua sinistra, veri e propri mostri). Continua...
Alberto Asor Rosa
Fonte: Liberazione

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