martedì 27 gennaio 2009

Pariti per un nuovo soggetto politico

“Rifondazione per la Sinistra”, l'area del Prc che raccoglieva la minoranza vendoliana, non esiste più. Si è sciolta domenica in quella stessa Chianciano dove era nata al termine del congresso di luglio. Al suo posto c'è ora il “Movimento per la Sinistra”: non ancora un partito ma, appunto, un movimento la cui stessa ragione d'esistenza è l'accelerare il processo costituente del nuovo soggetto della sinistra. Un obiettivo che non può essere raggiunto in poche settimane, ma che neppure può richiedere tempi biblici. Se non riuscirà a essere compiutamente in campo per le elezioni regionali dell'anno prossimo, non lo farà mai più.
Il “Movimento per la Sinistra”, ha detto chiaramente Vendola concludendo il seminario dell'ara riunito sabato e domenica, accetta anche la sfida delle prossime elezioni europee, sapendo però che queste costituiscono un''occasione da cogliere ma anche il rischio di una strozzatura. La sua ipotesi è affrontare le urne europee con una lista unitaria, aperta a tutti i soggetti che intendono concorrere alla costruzione del futuro soggetto della Sinistra. Non ancora un partito, non più un semplice cartello elettorale.
A differenza dell'area “Rps” il nuovo movimento non scommette più sulla possibilità, dimostratasi inesistente nei mesi successivi al congresso, di tenersi a cavallo tra l'internità e l'esternità al Prc, un'area del tutto autonoma ma con ancora in tasca le tessere di Rifondazione. Al contrario, l'atto fondativo del movimento è stata proprio l'uscita dal Prc di Vendola e con lui di quasi tutto il vecchio gruppo dirigente bertinottiano, da Franco Giordano a Gennaro Migliore, Patrizia Sentinelli, Francesco Ferrara, Alfonso Gianni. Lo stesso Fausto Bertinotti ha confermato la decisione di non rinnovare la tessera del Prc.
Non si è trattato tuttavia di una scissione nel senso classico del termine. L'emorragia era iniziata già da parecchio, senza bisogno di un ordine formale dei dirigenti, e proseguirà nelle prossime settimane. Molti militanti e dirigenti, nei loro interventi dal palco di Chianciano hanno infatti dichiarato di essere sì convinti della impossibilità di proseguire ulteriormente l'esperienza nel Prc, ma di voler scegliere in piena autonomia, nei rispettivi territori, tempi e modi dell'abbandono.
L'addio al Prc - spiegato, giustificato, motivato, descritto con rabbia o con rimpianto - è stato il tema ricorrente di quasi tutti gli interventi nella due giorni di Chianciano. Era inevitabile che trovasse meno spazio, al momento di tagliare i ponti, lo sforzo per delineare da subito i tratti del futuro soggetto. Ma nelle conclusioni di Vendola, nell'intervento dell'ex segretario Giordano e nelle parole di parecchi militanti, soprattutto quelli più giovani, è almeno apparsa chiaramente la necessità, anzi l'obbligo, di non misurarsi da subito anche con il nodo della struttura del prossimo soggetto, quella che in gergo politico si usa definire la “forma partito”. E dovrà essere una struttura quanto più democratica possibile, tale da affidare alle primarie il compito di indicare non solo le candidature nelle varie prove elettorale ma anche quello di selezionare i gruppi dirigenti e, infine di avere l'ultima parola almeno nelle scelte dirimenti.
Se non riuscirà a occupare l'immenso spazio vuoto tra il moderatismo del Pd e l'estremismo parolaio della attuale “sinistra radicale”, se non riuscirà a partorire un'analisi compiuta del capitalismo contemporaneo e delle forme di contrapposizione con cui lo si può combattere, il nuovo soggetto della sinistra nascerà decrepito. Se non riuscirà, come ha più volte ripetuto Vendola, a ricomporre l'insano antagonismo novecentesco tra sinistra (in particolare comunista) e libertà, il futuro soggetto sarà sin dai suoi primi passi succube del passato. Ma se non metterà in testa alla sua agenda il capovolgimento della struttura piramidale e gerarchica che affligge oggi tutte le formazioni della sinistra, non arriverà neppure a nascere.
dal portale nazionale Sd

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