martedì 13 gennaio 2009

Il Prc, la Repubblica e un cane (supposto) randagio...

Strano mondo quello del giornalismo. Neppure guardando con i propri occhi, ascoltando con le proprie orecchie i nostri cronisti riescono a raccontare un fatto, un avvenimento, così com’è. Certo esprimendo valutazioni, commentando, criticando. Questa è l’autonomia dell’informazione, la libertà del giornalista di informare e del cittadino di essere informato. Bene, queste le regole del gioco.

O meglio, dovrebbero essere le regole del gioco che, invece, si fa sempre più sporco. Per esempio mentre ci si fa paladini, giustamente, dall’autonomia dei colleghi, si dimentica la propria. Vengono questi pensieri, brutti e cattivi, leggendo le cronache di un avvenimento che molti giornalisti hanno seguito in diretta. Parliamo della riunione della Direzione del Partito della Rifondazione comunista, ignorata ogni giorno dalle cronache per quello che fa, le iniziative che prende, balza agli onori delle prime pagine quando si tratta di sostituire il direttore del giornale del partito stesso, Liberazione. Certo è un avvenimento. Ma non ci risulta che qualcuno si sia spellato le mani quando è stato sostituito Furio Colombo e poi Antonio Padellaro ne L’Unità con l’ingresso di Concita De Gregorio, già deciso prima che i redattori ne fossero informati. Ma così va il mondo.

Allora abbiamo preso come “campione” La Repubblica, un giornale da cui dovresti sempre aspettarti un’informazione completa per quanto è possibile, oggettiva per quanto ci si riesce. Partiamo dal richiamo in prima pagina che recita: “ Strappo a Rifondazione, Vendola se ne va, licenziato Sansonetti”. Dove risulta che Sansonetti sia stato licenziato? Da nessuna parte, perché nel corso delle cinque e più ore di discussione è stato detto e ridetto che continuerà a lavorare, se lo vorrà, per Liberazione. Così avviene in tanti giornali, dove il cambio del direttore non è un dramma. Si passa alla pagina interna. Titolone: “Il Prc licenzia Sansonetti. Bertinotti e i suoi se ne vanno”. Dove risulta che Bertinotti se ne va? Chi l’ha detto? Per quanto riguarda il supposto licenziamento, una finezza: il giornalista che ha seguito la riunione nell’articolo mette fra virgolette la parola “licenzia”. Ma nel titolo, le vigolette scompaiono e appare che Piero rimane senza posto di lavoro. Ora leggiamo l’articolo. Qualche parola su quanto ha detto Paolo Ferrero per motivare la decisione di cambiare il direttore, ma così…quasi di sfuggita. Poi tutti gli interventi dei “ vendoliani” che si dimettono dalla Direzione. E quelli che restano, invece, e sono la maggioranza hanno parlato? Non se ne fa cenno. Infine una perla. Si dice in gergo che un po’di colore non guasta mai.

E’ vero, ma quando il colore sbava, diventa una patacca. Leggiamo a conclusione della cronaca della giornata: “A un certo punto – è scritto – entra in sala perfino un cane randagio bianco e nero. Guarda, neanche abbaia e se ne va”. Ma davvero? Intanto un cane, come è noto, non gradisce scendere le scale, ripide in particolare, a meno che non sia trascinato. E le scale per accedere alla sala Libertini dove si svolgeva la Direzione sono ripide e, a causa delle pioggia, particolarmente scivolose. Quel cane non era un randagio, ma aveva un padrone. Uno che assisteva alla riunione. Se ne è andato quando è andato via il padrone. Trascinato, perché gli restava difficile salire la scala.

il corsivo di puck su dazebao.org

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