martedì 17 febbraio 2009

Rogo Thyssen. Un operaio racconta: "scarsa manutenzione ed ispezioni annunciate"

Al processo Thyssenkrupp parlano i parenti delle vittime e un collega dei sette operai morti nel rogo del 6 dicembre 2007. Fabio Simonetta racconta delle condizioni della fabbrica in via di dismissione: "Rispetto al 2003, quando ho cominciato - dice- c'era stato un cambiamento enorme. La manutenzione non si faceva piu', e la ditta delle pulizie degli impianti arrivava una volta la settimana anziche' tutti i giorni".

"C'erano incendi tutti i giorni" aggiunge l'operaio "In prima battuta dovevamo intervenire noi, poi chiamare la squadra di emergenza, composta da due colleghi"."

Poi descrive la notte della strage: "Non si vedeva niente. C'erano fiamme alte fino al soffitto, fumo. E si sentiva odore di carne bruciata". Questa la scena che Fabio Simonetta ricostruisce davanti ai giudici della Corte d'Assise di Torino testimoniando al processo contro i sei dirigenti della multinazionale dell'acciaio.

"Ho visto - ha detto - Roberto Scola e Angelo Laurino straziati dalle fiamme, in uno stato orribile. Scola urlava 'portatemi via'. Provai a telefonare all'infermeria, poi cercai
di spegnere l'incendio: afferrai la manichetta di un idrante ma si staccò'. Simonetta fu tra coloro che portò fuori dal locale Scola e Laurino ("urlavano dal dolore, avevo paura a toccarli, non dimentichero' mai e sono in preda ai sensi di colpa perche' volevo fare di piu"') e poi, essendo rimasto intossicato dal fumo, venne portato a sua volta in ospedale, dove gli applicarono una maschera d'ossigeno per un'intera giornata.
Quanto alle condizioni di lavoro, Simonetta ha detto che "c'erano incendi tutti i giorni". "In prima battuta dovevamo intervenire noi, poi chiamare la squadra di emergenza, composta da due colleghi".

"Eravamo orgogliosi che nostro figlio fosse andato a lavorare in quella fabbrica, in cui mio marito ha lavorato per 40 anni. Dal giorno della tragedia invece ci sentiamo in colpa e non ci sopportiamo nemmeno piu' tra noi".
E' la drammatica testimonianza di Grazia Cascino, la mamma di Rosario Rodino'.

"Voglio sapere perche' mio figlio e' morto - ha detto Grazia Cascino con la voce rotta
dal pianto, rispondendo alle domande degli avvocati - L'unica cosa che voglio e' che mi ridiate mio figlio indietro. Sono sempre li' a casa che aspetto di sentire che con le chiavi apra la porta ed entri". Oltre a Grazia Cascino, hanno gia' deposto Luigi Santino, fratello di Bruno Santino e Concetta Rodino', sorella di Rosario.

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