martedì 9 dicembre 2008

60° dalla Dichiarazione universale dei Diritti Umani. Dai Diritti ai fatti

Non ci sarà rito più bugiardo di questo sessantesimo anniversario sulla dichiarazione universale dei diritti umani, se tutto si risolverà in una accademica celebrazione. I diritti fondamentali meritano fatti, indignazione, proposta, denuncia, militanza, fatica, rabbia, passione, mestiere... Tutto tranne che una passerella di nomi probi e giusti, di parole accorate, di impegni solenni.

Non celebrano nulla le migliaia di persone ostaggio della guerra in Congo, nel Darfur, a Gaza. Non celebrano nulla i milioni di nuovi poveri che la crisi finanziaria ha messo in ginocchio in tutto il pianeta. Non celebrano nulla i morti del terrorismo e le vittime delle risposte scellerate che i nostri governi hanno inventato per combattere il terrorismo... Insomma, parlare di diritti umani oggi vuol dire rimboccarsi le maniche. Rimettere in fila molti diritti smarriti, riaffermarne di nuovi, ricostruire una centralità della dignità umana sulla quale si sono abbattute in questi anni troppe eccezioni, troppe scorciatoie, troppi silenzi.
I diritti - diritti nudi, concreti, senza aggettivi - sono l'unica risposta alla politica della paura, alle guerre dei penultimi contro gli ultimi, all'idea d'un tempo in cui occorre separare, mai condividere. Quei diritti, pensati in un tempo in cui sembravano immuni da ogni minaccia, oggi sono un terreno di conflitto politico e sociale, una trincea di conquistare e difendere contro le tentazione del senso comune. Ecco l'impegno, ecco la fatica. Ecco soprattutto una buon'azione da sinistra, un modo efficace per uscire dalle nostre stanze. Per tornare a parlare al paese reale.

tratto da sinistra-democratica.it

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