giovedì 13 novembre 2008

Scuola Diaz. Giustizia è fatta?

Tredici condanne, per un totale di 35 anni e sette mesi, rispetto agli oltre 108 anni chiesti dall'accusa, e 16 assoluzioni. Questa è la sentenza emessa dal prima sezione penale del Tribunale di Genova, presieduta da Gabrio Barone, giudici a latere Anna Leila Dellopreite e Fulvia Maggio, sui fatti avvenuti alla scuola Diaz nella notte del 21 luglio 2001, durante il G8 di Genova.

Assolti i vertici della polizia: Francesco Gratteri, ex capo dello Sco ora direttore dell'Anticrimine; Giovanni Luperi, ex vicedirettotre Ucigos, ora all'intelligence; Gilberto Caldarozzi, ex vicedirettore Sco e ora a capo del Servizio centrale operativo della Polizia; Spartaco Mortola, ex dirigente della Digos genovese.

Avvocato Biondi: sconfitto il teorema della procura
"E' sconfitto il teorema della procura", ha commentato a caldo l'avvocato Alfredo Biondi, difensore del vicequestore Pietro Troiani e del funzionario di polizia Alfredo Fabbrocini. Il pm non ha voluto rispondere alla domanda se farà appello alla sentenza.
rainews24.it

4 commenti:

Luigi ha detto...

dire giustizia fatta col punto in terrogativo mi sembra una cosa sacrosanta da scrivere. la giustizia non è questa, questa è solo la solita tiriteria del potere e la solita infamia de "LA DIVISA NON SI PROCESSA" nemmeno quando sotto quella divisa si nasconde (mica tanto) il reato di apoligia di fascismo, di razzismo, di odio ecc.. quando il casco copre solo uno stronzo, un ventenne stronzo che gode a manganellare innocenti e cantare cori fascisti alle ragazze prese alle manifestazioni. No questa non è giustizia, questo è il solito ritornello, farsa teatrino che si ocmpie sotto inostri occhi dal 45 a oggi, a pagare non sono mai i veri colpevoli o se si deve colpire l'arma (come in questo caso) non saranno mai i responsabili, i verti alti a pagare, ma sempre qualche soldatino pedina (vedi Caligola).
Questa non è giustizia è paraculismo di potere.

Luigi ha detto...

dire giustizia fatta col punto in terrogativo mi sembra una cosa sacrosanta da scrivere. la giustizia non è questa, questa è solo la solita tiriteria del potere e la solita infamia de "LA DIVISA NON SI PROCESSA" nemmeno quando sotto quella divisa si nasconde (mica tanto) il reato di apoligia di fascismo, di razzismo, di odio ecc.. quando il casco copre solo uno stronzo, un ventenne stronzo che gode a manganellare innocenti e cantare cori fascisti alle ragazze prese alle manifestazioni. No questa non è giustizia, questo è il solito ritornello, farsa teatrino che si ocmpie sotto inostri occhi dal 45 a oggi, a pagare non sono mai i veri colpevoli o se si deve colpire l'arma (come in questo caso) non saranno mai i responsabili, i verti alti a pagare, ma sempre qualche soldatino pedina (vedi Caligola).
Questa non è giustizia è paraculismo di potere.

Anonimo ha detto...

"Come per Bolzaneto, questa sentenza avrebbe dovuto spiegare come, perché, con la responsabilità di chi, nasce in una democrazia un «vuoto di diritto» che liquida le regole del diritto penale e le garanzie costituzionali e consegna la nuda vita delle persone, spogliata di ogni dignità e diritto, a una violenza arbitraria, indiscriminata, assassina. La risposta del tribunale è stata, più o meno, questa: c'è stato un gruppo di esaltati che è andato oltre il lecito, tutto qui, e due disgraziati che per metterci una pezza, a frittata fatta, hanno manipolato una prova. L'intera catena di comando, a cominciare dal capo della polizia si è fatta prendere la mano" (D'Avanzo su la Repubblica).
Ma ammesso (e risulta difficile crederci)che questa tesi sia vera, mi sorgono alcune domande: quale fiducia può riporre un cittadino in questa polizia? a quale "addestramento" erano stati sottoposti quegli uomini se non sapevano dominare i loro ISTINTI BESTIALI? Questa sentenza marchia in modo indelebile le forze di polizia. Da oggi diventa più difficile indossare una divisa senza provare un senso di vergogna, e questo costituisce una grande sconfitta per chi ancora crede nello stato e nella legalità.

la Sinistra - Salve ha detto...

purtroppo, luigi, questa è una storia "tipicamente" italiana.