Welfare E' parita la consultazione referendaria dei sindacati sul protocollo welfare. Tra oggi ed il 10 ottobre chiamerà a raccolta milioni di lavoratori e pensionati italiani. Intanto la discussione politica, anche nella sinistra, non si placa. L'intesa raggiunta in estate tra governo e parti sociali rappresenta il "pomo della discordia" dentro la maggioranza di governo. E il fronte del no si mobilita e lancia il "Precarity day"Cosa accadrà il 12 ottobre, quando il Consiglio dei ministri tornerà a riunirsi per esaminare il pacchetto welfare sottoscritto con i sindacati? I ministri Paolo Ferrero (Prc), Fabio Mussi (Sinistra democratica), Alfonso Pecoraro Scanio (Verdi) e Alessandro Bianchi (Comunisti italiani) paleseranno il loro dissenso su parte della legge finanziaria? Gli occhi sono puntati soprattutto sul titolare del dicastero della Solidarietà sociale Ferrero, che già l'anno scorso espresse il proprio malumore non sottoscrivendo in prima battuta la legge finanziaria.
A influire sull'atteggiamento dei quattro ministri sarà l'andamento del referendum sindacale tra i lavoratori sulla bontà dell'accordo sottoscritto con il governo che si conclude il 10 ottobre.
Dopo le contestazioni dei lavoratori della Fiat di Mirafiori e l'annunciato sciopero degli statali e dei lavoratori della scuola per il prossimo 26 e 27 ottobre, l'esito del referendum è imprevedibile. E se il Sì appare scontato, è la percentuale dei No che può costituire un problema.
Qualora il dissenso dovesse oscillare tra il 20 e il 30 per cento, come segnala più di un sondaggio, Rifondazione e Pdci potrebbero ricavarne il giudizio che vale la pena rappresentare quei lavoratori che non si riconoscono nell'accordo. In questo caso, Ferrero e Bianchi non approverebbero quanto può emergere dal Consiglio dei ministri, rimandando al dibattito parlamentare la possibilità di modifiche della legge finanziaria, che per ora Prodi non sembra disposto a concedere, anche per pressione dell'ala moderata dell'Unione. Più sfumata è la posizione di Sinistra democratica e Verdi, che non hanno voluto interferire nelle scelte dei sindacati. "Da oggi fino al 10 ottobre la cosa più importante, rispetto al protocollo, è il giudizio che le lavoratrici, i lavoratori e i pensionati esprimeranno nelle 50.000 assemblee: di fronte a quel giudizio tutte le forze politiche della maggioranza dovranno assumere responsabilità", è la posizione espressa dalla capogruppo di SD, Titti Di Salvo, che non nasconde la preoccupazione sul passaggio nelle aule parlamentari, in primis al Senato: "Non rinunciamo ad immaginare un'azione realistica per migliorare l'accordo, ma siamo tutti esentati dal compiere qualsiasi azione che consenta ad altri di peggiorarlo"...
(Continua)Carla Ronga
Fonte: Aprileonline
Fonte: Aprileonline


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