mercoledì 18 febbraio 2009

Fai i pacchi e vai in Africa, Veltroncino!

Adesso che è finito nella polvere il povero Walter ci è tornato simpatico. Adesso che tutti coloro che avevano celebrato le magnifiche sorti e progressive del suo Partito Nuovo, della post-ideologia all'amatriciana, del suo immaginifico progetto kennedian-disneyano (nel senso di Walt Disney), adesso che tutti questi gli danno addosso e fanno l'elenco dei suoi errori e delle sue sconfitte, ecco, ora possiamo anche guadare con benevolenza alla sua uscita di scena tutto sommato dignitosa e, questa sì, senza tentennamenti.
Quando Walter era il "Grande Sindaco" della Capitale guai a criticare una politica che era e rimane un colossale benché effimero monumento di "belusconismo politically correct". Qui dalle immense periferie di cemento tirate su dal granitico patto tra i palazzinari romani e la giunta più glamour d'Italia le cose si sono viste sempre un po' diversamente da come le vedevano gli amici del circolo Pd dei Parioli dove il buon Walter è iscritto e che tornerà a frequentare, forse, da semplice militante.
Pensavamo, allora, che un'amministrazione di sinistra dovesse qualificarsi per un'azione decisa di implementazione dei servizi sociali, per un miglioramento dei mezzi pubblici, per una soluzione alla drammatica emergenza abitativa in una città dove gli affitti di mercato equivalgono grosso modo ad uno stipendio medio mensile della gente cosiddetta "normale". Ma ci spiegavano che questa era una concezione passatista della sinistra a fronte di una più innovativa idea di sviluppo urbano fondata sul solido mix tra il red carpet dell'Auditorium e la "grande pacificazione toponomastica" per la quale definire "picchiatore fascista" un picchiatore fascista era considerato un gesto un po' retrò e poco elegante.
Fatto sta che sempre dalle stesse periferie ora sommerse dalle croci celtiche e dalle svastiche dipinte ovunque, rimaniamo abbastanza convinti delle nostre idee, anche e soprattutto dopo aver visto le sorti di un Partito democratico plasmato ad immagine e...immagine e immagine del proprio leader.
Qual era, qual è l'idea di fondo, il disegno strategico di medio-lungo periodo che ha in mente il Pd? Quale blocco sociale è in grado di contrapporre alla poderosa unione degli "abbienti" e degli "spaventati" (per usare una efficace espressione di Pierfranco Pellizzetti) plasmata dall'apparentemente invincibile "principale esponente dello schieramento a noi avverso"? Sono domande che restano sul tappeto anche dopo l'uscita di scena di Walter Veltroni. Forse partire dai quei quattro milioni di lavoratori precari che sono privati di un progetto di vita minimamente programmabile, di un'autonarrazione biografica ed esistenziale che va molto al di là della semplice dimensione materiale, sarebbe un primo passo. A patto di mettere da parte le solite filastrocche su "ammortizzatori sociali" e compagnia bella che possono stare in bocca a chiunque. A patto di fare proposte sulle quali, per esempio, un Maurizio Sacconi potrebbe non riconoscersi perché chiaramente di sinistra. Una volta si sarebbe parlato di un "punto di vista di classe". Ma questo, lo ammettiamo, sarebbe davvero troppo per il Pd.
Emilio Carnevali su MicroMega

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